STAMINALI/ E se non servisse uccidere embrioni per ottenere risultati?

- Augusto Pessina

AUGUSTO PESSINA informa sia sui progressi medici nello studio delle stem cells mesenchimali sia sulla grave disinformazione in merito alle terapie citologiche che spesso spacciano le staminali embrionali come unica strada della ricerca scientifica dimenticando di citare i rischi tumorali a queste annessi

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Sono cellule staminali multipotenti; cioè possono dare origine non a qualsiasi tessuto (come le totipotenti) ma ad alcuni tipi di tessuto. Il loro nome è un po’ strano, mesenchimali, ma sarà bene imparare a conoscerlo. L’esperienza fatta con le cellule mesenchimali adulte ha confermato la grande potenzialità di queste cellule, la cui elevata plasticità ha già dato risultati positivi nella rigenerazione di ossa, cartilagini e tendini. Gli interessanti risultati in campo clinico veterinario -quando l’animale non è usato come cavia ma è trattato da paziente e deve essere curato e possibilmente guarito – danno utili indicazioni anche per la medicina umana. Del resto, la multipotenza delle cellule mesenchimali non è ancora stata del tutto esplorata e suscita interesse la sua versatilità che vede applicazioni possibili (tra gli altri) nel campo della rigenerazione muscolare e soprattutto neurologica. Questi studi richiederanno tempo e tanta sperimentazione ma quella pre clinica nell’animale sembra avere già mostrato la notevole potenzialità di questa tipologia cellulare.

Nei giorni scorsi a Brescia una giornata di studio, promossa dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna (Izsler), dalla Associazione Italiana di Colture Cellulari (Aicc) e dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Brescia, ha messo a tema la sicurezza nell’uso terapeutico delle cellule staminali con particolare riferimento alle mesenchimali nella medicina rigenerativa e riparativa. Uno speciale affondo è stato fatto sulla tipologia dei controlli necessari per garantirne la sicurezza dal punto di vista infettivo. Circa il problema del rischio tumorale, è stato ribadito quello connesso all’uso di cellule embrionali indicato dalla loro elevata instabilità genetica e documentato dalla loro capacità di produrre neoplasie in vivo. Le cosiddette induced pluripotent stem cells, ottenute senza utilizzare embrioni, destano un grandissimo interesse, ma non sono applicabili in terapia per i troppi interrogativi che anch’esse pongono.

 

Nel corso della giornata è emersa l’importanza che ai pazienti arrivino informazioni corrette, che siano evitate fughe in avanti e soprattutto non venga mai meno l’attenzione agli aspetti critici che la sperimentazione fa emergere. Infatti, anche nel campo delle mesenchimali vi sono dati contraddittori. Alcuni sottolineano la loro totale sicurezza (al punto da essere state utilizzate per ridurre o controllare la crescita tumorale), altri descrivono situazioni in cui queste cellule possono perfino contribuire alla crescita del tumore. Per questo occorre molta vigilanza e soprattutto una corretta informazione che molti siti web non sembrano avere quando propongono terapie bizzarre se non addirittura dannose. Di certo, la biologia delle cellule staminali pone interessantissimi interrogativi rispondendo ai quali si potranno fare passi avanti nelle terapie antitumorali in uso e perfino inventarne di più efficaci.

La giornata cui hanno partecipato biologi, medici e veterinari è stata anche l’occasione per la presentazione del Gism (Gruppo Italiano Staminali Mesenchimali). Il gruppo è nato per rispondere a numerose urgenze emerse ultimamente, prima fra tutte quella della interdisciplinarità. La medicina umana non può iniziare trial clinici senza prima avere fatto sperimentazione preclinica nell’animale: non solo da parte del biologo che usa l’animale da esperimento, ma anche da parte del clinico veterinario per il quale l’animale è un paziente sul quale verifica l’esito della cura. La parte del biologo acquista ancor più importanza se le terapie cellulari prevedono l’espansione (e in taluni casi anche la manipolazione) di cellule che deve essere (per legge) eseguita in strutture idonee, certificate secondo rigidissime norme procedurali dette GMP (Good Manufacturing Procedures).

Tra gli obiettivi di Gism è l’approfondimento critico delle metodologie per lo studio in vitro e per quello preclinico e clinico delle cellule staminali mesenchimali. Da questo lavoro ci si aspetta anche l’individuazione di criteri che possono essere di utilità per l’aggiornamento degli aspetti normativi e bioetici inerenti l’utilizzo delle cellule mesenchimali in terapia

Da ultimo, ma di grande utilità sociale, Gism vuole porre un’attenzione particolare alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica su problemi connessi alla applicazione terapeutica delle cellule mesenchimali. A tal fine sarà lanciato un portale che consenta la circolazione di informazioni utili ai ricercatori e ai clinici, ma anche agli stessi pazienti. In particolare si pensa a un decalogo, per una corretta informazione circa le reali possibilità terapeutiche delle cellule mesenchimali – per non alimentare aspettative di cura illusorie – e a un sistema di informazioni circa i trial clinici in atto autorizzati dal Ministero della Salute.







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