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Home » Cronaca » CARCERI/ Il giallo dei 16 milioni con la “scadenza” che apre le porte all’indulto

  • Cronaca

CARCERI/ Il giallo dei 16 milioni con la “scadenza” che apre le porte all’indulto

Giuseppe Sabella
Pubblicato 3 Agosto 2013
carceratofalegnamemonzaR439

Un carcerato al lavoro (Infophoto)

Per rilanciare il lavoro in carcere, utile a ridurre il sovraffollamento, si stanno per stanziare 16 milioni di euro. Ma c’è un problema. Ce ne parla GIUSEPPE SABELLA

Due settimane or sono, il Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha comunicato alle direzioni carcerarie, attraverso i Provveditorati regionali, che alle imprese che hanno in carico detenuti lavoratori saranno riconosciuti il credito d’imposta fino al 31 agosto 2013 e gli sgravi contributivi per tutto l’anno 2013, quindi fino al 31 dicembre 2013, salve successive modificazioni relative al decreto attuativo ancora in fase di perfezionamento. Tale decreto dovrebbe rendere effettiva la cifra di 16 milioni di euro disposta per ripianare i minori introiti dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps per l’applicazione della cosiddetta “legge Smuraglia”.


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Il fondo era stato previsto dalla Legge di stabilità 2013 (n. 228/2012), definita ancora dal governo Monti, in previsione del rilancio del lavoro penitenziario, in linea con il decreto “svuota carceri” già in fase di lavorazione che, più che uno svuotamento delle carceri, prevede di incentivare misure alternative come il lavoro: un fattore riabilitativo che produce, dopo la pena, un abbattimento della recidiva quasi nel 98% dei casi (dato Italia Lavoro).


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Il decreto “svuota carceri”, in questi giorni in discussione in aula, prevede risposte strutturali dopo i richiami della Corte europea dei diritti dell’uomo che il 27 maggio scorso ha rigettato il ricorso dell’Italia avverso alla sentenza dell’8 gennaio di quest’anno, con cui il sistema penitenziario nazionale era stato condannato per trattamento inumano e degradante inflitto agli ospiti delle strutture carcerarie. A seguito del rigetto disposto dalla Corte di Strasburgo, la sentenza è diventata definitiva. L’Italia ha ora un anno di tempo (maggio 2014) per trovare una soluzione al problema del sovraffollamento carcerario. Altrimenti le sanzioni saranno pesanti.


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Il provvedimento della Corte europea arriva a seguito di un lavoro di monitoraggio importante sulla situazione carceraria in Europa, che, il 15 dicembre 2011, ha portato in particolare alla Risoluzione sulle condizioni detentive nell’Unione europea approvata dal Parlamento europeo, in cui si sottolinea la necessità di rispettare le attività di rieducazione, istruzione, riabilitazione e reinserimento sociale e professionale, anche con riferimento al lavoro in generale. A livello europeo, la necessità di regolamentare la questione è sorta in seguito al monitoraggio del 2011: in 15 Stati le carceri sono risultate particolarmente sovraffollate; i tassi di crescita nella popolazione carceraria sono elevati e in 11 Stati il tasso di detenuti per 100.000 abitanti è superiore a 100; in 11 Stati gli stranieri sono più di un quarto dei detenuti totali; la percentuale dei detenuti senza condanna definitiva è estremamente alta; i tassi di morti e suicidi sono estremamente preoccupanti. In particolare, il Libro verde della Commissione (14 giugno 2011), menziona l’Italia, con Bulgaria, Cipro, Spagna e Grecia, fra i paesi con il maggior sovraffollamento carcerario e, con Lussemburgo e Cipro, fra quelli con il maggior numero di detenzioni in attesa di giudizio.


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Gli ultimi dati del recente Rapporto sulla popolazione carceraria (maggio 2013) del Consiglio europeo ribadiscono che l’Italia, dopo Serbia e Grecia, è oggi il Paese europeo con il più alto tasso di sovraffollamento: ogni 100 posti disponibili, i detenuti sono 147 (sono circa 67.000 a fronte di 44.000 posti disponibili). Inoltre, dopo Ucraina e Turchia, il nostro Paese è al terzo posto anche per quel che riguarda il numero di detenuti in attesa di giudizio: sono 14.140 (cioè il 21,1%). Queste sono le due principali anomalie italiane. Nel 2010 inoltre, l’Italia ha speso 116,68 euro al giorno per ogni detenuto (escluse spese mediche): significa che la spesa pubblica per ogni detenuto è di circa 45.000 euro l’anno, escluse spese mediche. Francia e Germania, che invece prendono in considerazione anche le spese mediche, ne hanno spesi rispettivamente 96,12 (circa 35.000 annui) e 109,38 (circa 40.000 annui).


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In Italia, in risposta ai richiami dell’Ue, Governo e Parlamento stanno varando questo decreto utile al rilancio, come si diceva sopra, del lavoro penitenziario. Quello che stupisce è che il fondo stabilito, pur essendo di gran lunga superiore ai precedenti stanziamenti (4 milioni di euro), va però utilizzato entro il 31 dicembre 2013. Ma come possono essere spesi 16 milioni di euro da qui al 31 dicembre? La sensazione diffusa è che, come già accaduto in precedenza (dicembre 2012), questi denari previsti dalla legge di stabilità finiranno dal 1 gennaio 2014 su altre voci di bilancio. Si profila forse un nuovo indulto?

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