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Home » Politica » UNIONI CIVILI/ Giovagnoli: addio al partito cattolico, prime prove di “Chiesa in uscita”?

  • Politica

UNIONI CIVILI/ Giovagnoli: addio al partito cattolico, prime prove di “Chiesa in uscita”?

Agostino Giovagnoli
Pubblicato 25 Febbraio 2016
chiesa_sanpietro_conciliazioneR439

Infophoto

Non si sa ancora quale sarà la conclusione, ma il tormentato dibattito sulle unioni civili ha riacceso la discussione sulla presenza dei cattolici nella società. AGOSTINO GIOVAGNOLI

Il tormentato dibattito sulle unioni civili ha riacceso la discussione sul “partito dei cattolici”. Era inevitabile. L’iter programmato per l’approvazione del ddl Cirinnà è stato infatti sconvolto da una presenza imprevista che ha obbligato tutti gli attori politici a ridefinire le proprie posizioni: la galassia berlusconiana ed ex berlusconiana, Ncd, catto-dem e sinistra-dem, i cattolici e non cattolici di Demos e di Scelta civica, Grillo e il Movimento 5 Stelle, la stessa relatrice del ddl e, last but not least, Matteo Renzi. Non male per ciò che Mannheimer definisce “il partito che non c’è”. Per qualcuno, anzi, è perfino troppo. Piero Ignazi, ad esempio, tiene a precisare che tutto questo non è un ritorno alla Dc. “Partito dei cattolici, un ritorno impossibile” afferma. Infatti, argomenta, la religiosità in Italia è in calo costante e comunque la Chiesa non è disposta a sponsorizzare iniziative politiche. E il Family day? Una manifestazione vistosa ma troppo “dissonante con lo spirito dei tempi”. Ergo: i cattolici possono fare testimonianza, ma sono politicamente ininfluenti.


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L’inchiesta di Mannheimer (in sintesi: “il partito che ‘non esiste’ vale il 49% del paese; quasi un elettore su due si dichiara “cattolico praticante. Ben il 49% tra i giovani sotto i 24 anni”), però, smentisce che il cattolicesimo degli italiana sia in via di estinzione. Si dichiarano “cattolici praticanti” – anche se non tutti lo sono – elettori di molti partiti, in quote ovviamente differenti. “Si registra una lieve accentuazione nel centro e nel centrosinistra per gli appartenenti allo ‘zoccolo duro’ [dei cattolici praticanti] e una altrettanto lieve predilezione per il centrodestra” per i cattolici praticanti in modo più saltuario (tra i grillini, invece, si scende sotto la media nazionale). La presenza di  cattolici praticanti in tutti i partiti, osserva Mannheimer, porta ad escludere un nesso fra tale pratica e la scelta del partito per cui votare. Viceversa, la presenza di tanti cattolici in tutti i partiti aiuta a capire l’andamento del dibattito sulle unioni civili, segnato da una loro presenza “trasversale” e “mostra come il ‘peso’ dei cattolici nella vita politica italiana sia anche oggi molto rilevante”. Insomma, anche se senza partito non è detto che siano politicamente irrilevanti.


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E’ questa la novità fotografata dalla discussione sul ddl Cirrinà, che induce anche a formulare un’ulteriore osservazione: l’alternativa al partito non è (solo) la Chiesa.

Si potrebbe pensare, infatti, che, senza la Dc o un partito equivalente, a rappresentare i cattolici sul piano pubblico, politico e legislativo possa essere solo la voce della Chiesa o, più precisamente, dell’istituzione ecclesiastica. Pensarlo è stato inevitabile dopo la scomparsa della Dc e, indubbiamente, il vuoto lasciato da questo partito è stato in parte riempito dalla Chiesa e, più precisamente, dalla Conferenza episcopale italiana, non su tutti i temi dell’agenda politica – ovviamente – ma su quelli rilevanti dal punto di vista della fede cattolica. Nella discussione sulle unioni civili, però, non c’ è stata una voce sola, identificabile con la “voce della Chiesa”: i cattolici si sono espressi in molte sedi, a vari livelli e in forme plurali, con posizioni non sempre coincidenti ma con un effetto, alla fine, convergente.   


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L’accordo iniziale di questa nuova musica è stato suonato da Papa Francesco che ha ribadito la dottrina cattolica, aggiungendo però che il Papa non “si immischia nella politica italiana, perché il Papa è per tutti”. E’ stata, a suo modo, un’affermazione (anche) molto politica: vuol dire che il Papa sta con tutti gli italiani, senza distinzioni, qualunque cosa pensano o facciano.

A partire dalle note di misericordia di Francesco ha poi cominciato a suonare un’orchestra numerosa e un po’ disordinata, con le incertezze inevitabili di ogni prima volta. Molti, però, hanno cercato di fare la propria parte, compresi alcuni che sono rimasti zitti. I vescovi si sono fidati del papa e hanno cercato di raccogliere il suo “arrangiatevi”. Sono intervenuti nel merito della questione, senza però assumere una specifica posizione politica.


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Anche gran parte delle comunità e dei movimenti cattolici ha, giustamente, evitato di esprimere una posizione politica: anch’essi, infatti, sono “pezzi” di Chiesa. Molti di questi non hanno aderito al Family day, anche se tanti dei loro membri hanno partecipato a titolo personale. Senza la Chiesa alle spalle e senza leader riconosciuti, questa volta il Family day ha assunto la fisionomia di una “semplice” espressione della società civile (del tutto legittima, ovviamente, e “dissonante” solo per quanti preferiscono, altrettanto legittimamente, un’altra musica). Dopodiché è partita la corsa delle forze politiche ad intercettare queste voci e ad intestarsene il merito, con volata finale dei 5 Stelle superati in extremis da Renzi.


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Non sappiamo ancora quale sarà la conclusione. Intanto, però, la decisione di approvare le unioni civili senza stepchild adoption può non piacere a tutti, ma contiene una lezione importante. I cattolici, se vogliono, possono far sentire la loro voce, non scegliendo se far parlare il Papa o i vescovi, le parrocchie o le associazioni, il clero o i fedeli, ma esprimendosi tutti, ciascuno nel modo che gli è proprio “con coscienza ben formata”. E senza chiudersi fra di loro, ma immersi nella società italiana e dialogando con tutte le sue componenti. E’ la Chiesa in uscita, anche quando c’è di mezzo la politica. Sarebbe bello se, nella libertà e nella diversità delle tanti componenti del cattolicesimo italiano, una convergenza simile si realizzasse anche su altri temi, dall’accoglienza per i rifugiati alla legge sulla cittadinanza per i nuovi italiani.


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