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Home » Economia e Finanza » FINANZA E POLITICA/ Il “salvagente” Ue per l’Italia

  • Economia e Finanza

FINANZA E POLITICA/ Il “salvagente” Ue per l’Italia

Carlo Pelanda
Pubblicato 12 Giugno 2019
eurotower_bce_francoforte_lapresse

La sede della Bce a Francoforte (LaPresse)

L'Italia ha aderito all'euro senza esserne pronta. Oggi non deve pensare di uscirne, ma può muoversi verso un risanamento sostenibile

L’Italia soffre il peccato originale di aver aderito all’euro prima di essere pronta a reggerne la disciplina a causa di due difetti strutturali: debito eccessivo e modello economico con bassa produttività. Sarebbe stato meglio annunciare nel 1999 un’adesione differita di un decennio per risanare il sistema usando una più ampia sovranità di bilancio e monetaria, senza peraltro svalutare eccessivamente la lira per non destabilizzare il mercato unico.


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Tale scelta avrebbe probabilmente portato il debito verso un sostenibile 75% del Pil (oggi è al 130%) e la crescita media sopra un decente 1,5%. Inoltre, avrebbe permesso una conversione della lira in euro più favorevole, evitando una de-valorizzazione di quasi il 40% dei valori patrimoniali e del risparmio italiani.


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Chi scrive portò sui giornali, dal 1996 al 1999, questo tema del “rinvio per poter convergere”, ma si sentì rispondere dalla politica dei tempi che l’Italia doveva esserci già da subito per non essere esclusa dall’europotere e che comunque non c’era il consenso per modificare in senso più produttivo il modello economico: meglio entrare in un sistema che manteneva basso il costo del debito piuttosto che tentare riforme interne per abbatterlo.

Ci sono motivi per non criticare troppo i politici del tempo, spaesati, ma anche per dire che fecero un errore tragico per l’economia italiana che da allora accelerò il declino. La rigidità interna ed esterna costrinse a impiegare tra i 60 e 70 miliardi annui per pagare gli interessi del debito invece che investirli in infrastrutture, educazione e competitività industriale. Nel 2019 dovremmo riconoscere il peccato originale e dopo 20 anni mettere in priorità la sua rimozione. Ovviamente non uscendo dall’euro perché sarebbe catastrofico. Allora come?


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Lo ha indicato Mario Draghi con una dichiarazione nel ruolo di Presidente della Bce, ben più importante della Commissione sospettabile di intrighi politici: non si chiede all’Italia di ridurre subito e di tanto il debito perché è impossibile, ma di farlo gradualmente. Significa: è interesse dell’Eurozona evitare una crisi dell’Italia perché questa distruggerebbe l’euro. Pertanto basterebbero una minima disciplina di bilancio, un piano credibile di riduzione del debito e di incremento della produttività per evitare guai.

In conclusione, il Governo dovrebbe capire che gli viene data la possibilità di un risanamento fattibile ed euroconvergente, motivo per abbandonare stranezze eurodivergenti.


SCENARIO UE/ Il "problema Italia" che decide le sorti dell'euro


www.carlopelanda.com

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