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Home » Educazione » SCUOLA/ Rientrano i docenti no vax, perché lo Stato usa due misure?

  • Educazione

SCUOLA/ Rientrano i docenti no vax, perché lo Stato usa due misure?

Pierluigi Castagneto
Pubblicato 1 Aprile 2022
Patrizio Bianchi, ministro dell'Istruzione (LaPresse)

Patrizio Bianchi, ministro dell'Istruzione (LaPresse)

Oggi rientrano a scuola i docenti no vax. Non potranno tornare in classe. Agli studenti invece è permesso tutto. Due pesi e due misure

I docenti non vax che oggi, finita l’emergenza pandemia da Covid-19,  rientrano a scuola dopo la sospensione dal servizio e dallo stipendio dal 15 dicembre scorso, sono considerati non idonei alla docenza, per cui tornano in servizio ma non possono rientrare in classe e verranno utilizzati in altre incarichi.

La non idoneità porta con sé il fatto che la loro prestazione oraria diventa di 36 ore settimanali, come tutti i dipendenti pubblici, mentre, ad esempio, per i prof della secondaria di primo e secondo grado è di 18 ore. Una brutta sorpresa per questi 3.812 insegnanti (di cui 1.135 non di ruolo) anche se la loro condizione sarà certamente migliore, visto che ottengono il reintegro pieno dello stipendio senza alcuna decurtazione.


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Il ministero dell’Istruzione ha dichiarato che non viene attuato un demansionamento, perché possono svolgere tutte quelle attività accessorie alla docenza. A parole sembra tutto nella norma, ma i dirigenti scolastici che questa mattina dovranno ricevere questo piccolo esercito di insegnanti, per capire le intenzioni e proporre loro qualcosa da fare, dovranno chiedere la disponibilità a svolgere altri incarichi. La biblioteca scolastica è il primo luogo deputato ad ospitarli, ma anche la programmazione di educazione civica, materia trasversale che non è insegnata da alcun docente, la redazione dei documenti didattici, l’implementazione degli staff della vicepresidenza potrebbero essere alcune delle incombenze di questo gruppi di “ribelli” all’ordine vaccinale. Il motivo di questo trattamento alquanto riduttivo della professionalità di questi insegnanti sta nel  fatto che l’obbligo vaccinale nel decreto legge 24/2022 del 24 marzo è stato prorogato al 15 giugno.


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Tuttavia lo stesso decreto prevede norme molto più blande per gli studenti e i docenti vaccinati. Alla scuola primaria e secondaria ad esempio è consentito l’uso di mascherine chirurgiche e Ffp2 nel caso di 4 compagni di classe positivi. In questa situazione si chiede nei dieci giorni successivi all’ultimo contatto con un soggetto positivo al Covid-19 “l’effettuazione di un test antigenico rapido o molecolare, anche in centri privati abilitati, o un test antigenico autosomministrato per la rilevazione dell’antigene Sars-Cov”, ma si badi bene, in questo caso l’esito negativo del test è attestato con un’autocertificazione.


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Dunque “liberi tutti”, ma con i docenti che non si sono voluti sottomettere alla vaccinazione obbligatoria si usa la mano pesante e li si esclude dall’insegnamento. Agli studenti invece è permesso tutto, anche l’effettuazione delle uscite didattiche e delle gite, mentre la vendetta dello Stato cala come una scure su coloro che non si sono voluti sottomettere. Qui non è in discussione il valore della campagna vaccinale, e l’aver puntato sulla vaccinazione di massa è stata una grande scelta, perché ha permesso di contenere in modo sostanziale la gravità della pandemia, con le varianti omicron 1 e 2. L’accanimento contro le minoranze è invece sempre da rifiutare e se l’autocertificazione di non aver avuto problemi per contatti con persone sintomatiche vale per i vaccinati, perché non deve  essere riconosciuta anche ai prof. no vax?

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Tags: Coronavirusvariante omicron

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