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Home » Economia e Finanza » Borsa e Spread » SPY FINANZA/ Italia e spread, si avvicina la fine della tregua

  • Borsa e Spread
  • Economia e Finanza

SPY FINANZA/ Italia e spread, si avvicina la fine della tregua

Mauro Bottarelli
Pubblicato 26 Settembre 2023
Palazzo Chigi (LaPresse)

Palazzo Chigi (LaPresse)

L'Italia rischia di vedere presto riaccendersi l'allarme per i livelli dello spread, anche per i temi che potrebbero essere discussi in sede Bce

Uno dei sintomi più chiari di una crisi strutturale è la trasformazione delle polemiche di piccolo cabotaggio in scandali formato Titanic. Derubricata Lampedusa, com’era ovvio al primo mare mosso dell’autunno, ecco che l’attenzione è catalizzata da un evergreen del periodo pre-Def: il condono. Prima scontrini e fatture, ora si ipotizza quello edilizio. Per piccoli abusi. Ma si sa, una volta superato lo scoglio della Nadef, ci vuole poco e infilare un emendamento alla Legge di bilancio. Nel frattempo, la tassa sugli extra-profitti bancari – come era ovvio fin dall’inizio – è terminata in cavalleria. Come richiesto dalla Bce. Ed ecco l’unico, vero segnale d’allarme nella settimana che vede il Governo obbligato a prendere in mano la pratica del Def e incasellare i numeri. Serve fare cassa. Anche perché, al netto dell’indipendenza energetica da Mosca garantita da Algeri e degli stoccaggi al 90%, stranamente occorre rinnovare il bonus bollette almeno fino a fine anno.


SPY PD/ Sfida a Meloni, Schlein rischiatutto: due trappole pronte a farla "cadere"


Polemiche di piccolo cabotaggio, Alla fine, la Nadef passerà. E la Manovra arriverà a Bruxelles in tempo. Sul filo di lana, come al solito. Ma in tempo. Il ministro Giorgetti lo ha già detto, però: Il mio problema non è il giudizio della Commissione ma vendere ogni giorno il debito pubblico al mercato. Eccolo il nodo, alla vigilia della nuova emissione indicizzata per la clientela retail. Quella con cedola trimestrale. Perché se Il Sole 24 Ore ha accolto con grande (e sospetta, quasi a volersi parare il culo) enfasi la lettera di un investitore deluso dall’1.34% garantito dalla prima cedola (semestrale) del precedente bond a 5 anni, bocciando in maniera un po’ strampalata quella carta solo dopo 6 mesi, ecco che il medesimo quotidiano pubblica un altro articolo sul tema. Titolo? Btp, il grande ritorno degli italiani vale 120 miliardi. Il succo? Nonostante le offerte da televendita e la grancassa dei giornali, solo il 6% della ricchezza finanziaria degli italiani è in bond. Nel 2012 era il 18%.


Riforma pensioni 2025/ Bonus Giorgetti, esenzione fiscale estesa alla Pa (ultime notizie 5 dicembre)


Ecco il delta. Ecco i 120 miliardi. Sentite l’odore pungente di bail-in di Stato per il Signor Rossi, lo stesso che la prossima settimana dovrebbe acquistare l’ennesimo Btp Valore? Perché attenzione, in termini di attivo della Banca d’Italia, oggi la detenzione lorda del debito pubblico di palazzo Koch è al top dagli anni Novanta: 54,7%. Ovviamente, trattasi di una percentuale artificiale. Poiché Bankitalia acquista su mandato Bce in seno ai vari cicli di Qe, l’ultimo quello pandemico, di fatto agendo da mero broker. Poi, il reinvestimento titoli di Francoforte – di fatto – garantisce la sterilizzazione. Ma il banchiere estone e membro del Board, Madis Muller, non più tardi della scorsa settimana ha parlato di necessità stringente di accelerare il roll-off di bilancio degli acquisti pandemici. Ovvero, fine della tregua dello spread. Ed entrata in scena del redde rationem per Bankitalia sul debito pubblico. La fine del regime di doppio binario in casa Eurotower, quell’ibrido di tassi che crescono e titoli del programma pandemico che restano a bilancio che ha mantenuto finora il nostro spread in area di assoluta tranquillità.


Zuppi: “bene Governo sugli oratori, CEI non fa opposizione”/ “Eliminare il presepe non favorisce il dialogo”


E se le parole hanno un peso, ecco che qui il buon Muller non solo parla di strong case per il Qt in salsa europea, ma sottolinea come sia anche necessario accelerarne il processo. Il prossimo meeting del board Bce è previsto per il 25-26 ottobre. In trasferta. Ad Atene. Decisamente simbolico. E cosa ancora più interessante, a novembre non ci sarà riunione con decisioni di politica monetaria. Si passerà direttamente al Consiglio pre-natalizio del 14 dicembre. Nel frattempo, una messe di criticità e variabili sulla strada dei regolatori. Dall’inflazione all’energia, dal conflitto in Ucraina al rischio recessivo per l’Eurozona. Se per caso, quel roll-off di bilancio dovesse emergere come argomento terminato sul tavolo del board di ottobre e quindi restarci – seminando incertezza per settimane – fino a metà dicembre, quanto spazio di manovra avrà il nostro spread senza un netto doom loop domestico? Forse è per questo che il Governo ha fatto marcia indietro sugli extra-profitti?

Sommando al tutto, poi, le forche caudine politiche di una Manovra economica tutt’altro che semplice, tanto da aver messo sul piatto persino la privatizzazione del Lotto. Senza scordare una quarta rata del Pnrr di fatto vincolata nel suo esborso alla ratifica del Mes, per la quale il Governo – parola del ministro Giorgetti – oggi non avrebbe i numeri alle Camere. Nonostante questo, il ministro Fitto già presenta le modifiche ai piani per la quinta rata. Trattasi di panico. Puro.

A fine ottobre, poi, la mina Eurovita, sperando che la newco nasca e permetta lo sblocco dei riscatti. Altrimenti, boom! Altro che Evergrande. Ecco il problema. Ecco perché occorre il bail-in. Ecco perché Giorgetti se ne frega del Def e del giudizio della Commissione Ue. Ecco perché quello del condono è un falso problema e Lampedusa con il suo teatrino solo un diversivo, una cortina fumogena. Comincio a scorgere il profilo della mia morte, scriveva Marguerite Yourcenar in Memorie di Adriano. Calza a pennello, perché questo grafico ci mostra plasticamente cosa si stagli all’orizzonte dell’autunno.

E con somma delusione dei sacerdoti della Schadenfreude nostrana, quelli che godono nel descrivere la Germania come grande malato d’Europa, Parigi è messa molto peggio di Berlino. Ma molto. Sarà per questo che è arrivata un’insperata mano tesa nel braccio di ferro fra Italia e Germania sulle Ong, dopo i blocchi a Ventimiglia?

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Tags: Governo MeloniGiancarlo Giorgetti

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