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Home » Cinema e Tv » Film e Cinema » IL MAESTRO GIARDINIERE/ Il film sul desiderio di redenzione che diventa realtà

  • Film e Cinema
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IL MAESTRO GIARDINIERE/ Il film sul desiderio di redenzione che diventa realtà

Gianni Foresti
Pubblicato 29 Novembre 2024
Una scena del film

Una scena del film

Il film di Paul Schrader “Il maestro giardiniere”, presentato fuori concorso a Venezia due anni fa, conclude una trilogia

Il maestro giardiniere (2022) è un film scritto e diretto da Paul Schrader, che ha lasciato una traccia indelebile nel cinema come sceneggiatore per Taxi Driver (1976), Toro Scatenato (1980) e L’ultima tentazione di Cristo (1988), tutti di Martin Scorsese. Contemporaneamente era anche dietro la macchina da presa ed ebbe un successone nel 1980 con un filmaccio che non nomino per decenza cinematografica e non per moralismo. La maggior parte dei suoi film è di tipo drammatico, con violenze, uomini turbati, inquieti, con trascorsi maledetti. Questo film si pone come ultimo di una trilogia con le tematiche di cui sopra.


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First Reformed (2017), Il collezionista di carte (2022) e Il maestro giardiniere sono film con una storia e narrazione a sé stante e con protagonisti diversi, non vi è continuità tra una pellicola e l’altra. Master Gardener (titolo originale) è il film che preferisco dei tre, ha meno violenza, è più delicato e mi ha sorpreso perché il desiderio di redenzione del protagonista determina tutta la narrazione.


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Narvel Roth (Joel Edgerton) è l’uomo del titolo, cura il giardino che è un parco quasi come quello di Monza nella residenza della ricca Norma Haverhill (Sigourney Weaver), arpia ed egocentrica che vive per l’annuale manifestazione floreale da lei indetta. Narvel vive in un cottage nel parco, è un uomo di poche parole, che dispensa insegnamenti ai giardinieri, solitario, cupo, con un che di misterioso. Nella sua casetta quasi al buio, di sera, scrive il suo diario. Scrive di piante e con la sua voce fuori campo inizia il film mentre lui è allo scrittoio:

– Il giardinaggio è fede nel futuro, è convinzione che le cose accadranno secondo i piani, che il cambiamento arriverà a tempo debito.


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L’arpia, che si definisce in un momento di onnipotenza Io sono la regina di Scozia, affida la pronipote al maestro giardiniere perché impari un mestiere. Maya (Quintessa Swindell) è una ragazza nera con vari problemi, tra cui la droga, è orfana e un po’ sbandata. La zia Norma la considera una seccatura e non si degna neppure di incontrarla. Maya viene picchiata dal suo ragazzo che è anche il suo pusher; Narvel va a spaventare gli spacciatori, la ragazza per sicurezza trascorre la notte dal maestro giardiniere, Norma s’imbufalisce (gelosa?) e li caccia dalla tenuta. Ma tra i due non è accaduto nulla.

Vanno in motel e Narvel a petto nudo le fa vedere volontariamente i tatuaggi nazisti sul petto e schiena. Lei s’incazza di brutto. Ma questa era la sua vita di prima, di otto anni or sono, apparteneva a una banda di suprematisti bianchi, uccideva con facilità, pentito, aveva testimoniato contro gli altri nazi ed era andato sotto la protezione testimoni della FBI. La moglie con la figlioletta di cinque anni l’avevano mollato all’istante.

Noi tutto questo lo vediamo in veloci (per fortuna, ormai se ne abusa) flashback, mentre alla ragazza lui dice solamente: – Questa era la mia vita di prima. Maya poi gli si concederà (ma la scena non è per nulla erotica). I pusher devastano la sua casetta e il giardino, Narval vi ritorna, punisce gli spacciatori rompendo loro le ginocchia. Norma lo riaccoglie nella tenuta ma alle condizioni che lui pone: vivrà con Maya nella casetta. E il giardino viene rimesso in sesto.

Il maestro giardiniere è un film particolare, dove anche qui come ne L’ultima vendetta (pellicola che vi ho presentato) emerge la lotta tra il Bene e il Male. Se nel film con protagonista Liam Neeson, questi leggeva e alla fine regalava all’amico poliziotto il libro Delitto e Castigo, qui Narvel dopo aver vissuto una vita da omicida per la fratellanza ariana, sta espiando il suo castigo, in silenzio, lavorando al meglio come maestro giardiniere. La bellezza dei fiori, gli intensi colori di essi, la magnificenza del giardino sono la contrapposizione al male che lui ha compiuto, sono il Giardino dell’Eden e l’arrivo della ragazza è il seme (le sementi vengono citate spesso nel film) della possibilità di ricevere il perdono che attendeva. Simbolica e geniale la scena di loro due in macchina di sera con i fiori a bordo strada che illuminati dai fari si ravvivano.

La chiusa de Il maestro giardiniere è segno di un inizio di speranza e di rinascita: Maya e Narval abbracciati davanti alla casetta imbrattata dai pusher, con la cinepresa che si allontana lentamente in totale e con le parole della canzone Space and Time: – Non voglio lasciare questo mondo senza averti detto ti amo.

Il film è stato presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2022, poi per neppure una settimana a dicembre 2023 in pochi cinema (e qui si potrebbe aprire un discorso…). È disponibile in dvd e in streaming a noleggio (pochi euri) sulla piattaforma Timvision.

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