Il datore di lavoro è obbligato a pagare i contributi per le pensioni, ma se non lo fa il lavoratore può procedere al riscatto.
Una recente circolare da parte dell’INPS ha introdotto delle nuove regole sui contributi non versati per ricevere adeguatamente le pensioni. Anche laddove il datore di lavoro non avesse rispettato l’adempimento il lavoratore potrà riscattare quanto perduto.
Il riscatto del lavoratore è indispensabile per evitare di perdere i contributi per i periodi lavorati e per assicurarsi l’ottenimento della sua rendita vitalizia. Naturalmente il dipendente potrà rivendicare i suoi diritti accusando il suo datore e denunciarlo tramite un legale.
Recuperare i contributi pensioni non versati
Grazie alla circolare INPS pubblicata tre giorni fa, il 24 febbraio, i lavoratori possono recuperare i contributi che non sono stati versati dal datore, con un forte aggravio sulle pensioni. La medesima regola vale per chi è soggetto a ricevere il trattamento di reversibilità.
I contratti regolano gli adempimenti tra dipendenti e datori di lavoro, dove il capo dell’azienda oltre a dover retribuire obbligatoriamente i suoi lavoratori, tra gli oneri che gli spettano, deve farsi carico del costo pari al 33% dei contributi previdenziali: il 9,19% di questi vengono addebitati in busta paga, il resto versati dall’azienda.
Le regole appena pubblicate dall’ente previdenziale cambiano gli atti di prescrizione. Secondo la giurisprudenza il lavoratore entro dieci anni deve rivendicare i suoi diritti qualora scoprisse che per quell’arco di tempo – o anche prima – il suo capo non ha pagato i contributi.
La novità sta nel poter riscattare i contributi mai pagati dal datore anche qualora siano trascorsi 10 anni e dunque l’atto cadrebbe in prescrizione. É facilmente comprensibile che in tal caso i costi del recupero sono interamente a carico dell’interessato.
Il costo del recupero
Il costo del recupero – a carico del lavoratore – è un onere che dobbiamo confessare non esser di poco conto, specialmente se viene moltiplicato per gli anni di lavoro trascorsi. La percentuale da pagare è la stessa che avrebbe dovuto affrontare il datore, il 33% del salario.
Considerando una RAL di circa 20.000€, il 33% corrisponde a 6.000€ per ciascun anno da dover riscattare.
La soluzione è indubbiamente accertarsi che – entro i termini della possibile prescrizione – il datore versi regolarmente i contributi, e ciò è possibile accedendo al portale INPS e controllare l’estratto conto.
Mentre per la rendita vitalizia la domanda può essere inoltrata sempre in via telematica e seguirà le nuove regole qualora al 12 gennaio di quest’anno il termine ultimo prima della prescrizione sia già scaduto, altrimenti seguirà il vecchio ordinamento.
