Cacciari: “Nessuna ambiguità nel trattato sull’Ucraina o si tornerà alla guerra”. Trump tiene buona la UE ma non la considera: ha in mente la Cina
La trattativa USA-Russia sulla guerra in Ucraina procede, ma senza un trattato chiaro sul futuro dei territori contesi dai due Paesi (e ora quasi per intero occupati dai russi) la guerra, prima o poi, tornerà a essere una tentazione per le parti in causa. Un pericolo dal quale mette in guardia Massimo Cacciari, filosofo, ex parlamentare ed ex sindaco di Venezia: il negoziato si sta sviluppando seguendo dinamiche storicamente collaudate, ma che alla fine non garantiscono la pace, con l’Ucraina considerata dagli americani un mega business e le due potenze mondiali, USA e Russia, che fanno valere la loro forza militare ed economica.
L’iniziativa di Trump e Putin, che si sono accreditati come unici protagonisti della trattativa, ha messo in grossa difficoltà l’Unione Europea, mettendo in evidenza tutte le sue fragilità. L’unica speranza è che Bruxelles reagisca alla scarsa considerazione di cui gode sullo scenario mondiale.
Prima si parlava di pace giusta, ora soprattutto di pace duratura per l’Ucraina. Ma per come è stato impostato il negoziato, ci sono i presupposti di una pace durevole? E quali dovrebbero essere?
Perché vi sia una pace duratura, dovrà esservi un trattato di pace chiarissimo, privo di qualsiasi ambiguità su Crimea e sistemazione del Donbass, o la guerra civile ricomincerà alla prima occasione, come è sempre avvenuto.
L’Europa (la UE, ma anche la Gran Bretagna) è rimasta spiazzata rispetto all’iniziativa di Trump e Putin. I 27 Paesi dell’Unione Europea non solo non sono uniti, ma sembrano indecisi a tutto. Quali sono le ragioni di questa incapacità di iniziativa e di questo atteggiamento irrealistico? Bruxelles può recuperare terreno in qualche modo?
Le “provocazioni” di Trump potrebbero produrre un sussulto di “decenza” da parte della UE e spingere i suoi Stati a combinare qualcosa, magari a mandare delle forze a garantire l’armistizio. Le difficoltà dell’Unione si sono moltiplicate nell’ultimo ventennio su tutti i fronti: dalle politiche sociali a quelle internazionali. L’ampliamento dell’Unione le ha rese ancora più drammatiche. Difficile dire se vi sarà un contraccolpo.
Ucraina e USA sembrano aver raggiunto un accordo per la ricostruzione, finanziato dai proventi dello sfruttamento delle risorse naturali ucraine, con fondi gestiti da americani e ucraini insieme. L’Ucraina diventerà una sorta di protettorato degli Stati Uniti?
In politica, gratis non si è mai dato nulla. L’Ucraina è da sempre vista come un mega business da parte degli USA. Non sarebbe stato male se fosse stata vista così anche dall’Europa, in modo da prevenire la guerra o favorire almeno la tregua quando questa si scatena.
Trump non vuole occuparsi più di tanto della sicurezza dell’Ucraina, lasciando questo compito all’Europa: siamo destinati a essere ancora più vassalli degli USA?
La sfida per gli USA è quella con la Cina. L’impegno in Europa continuerà – devono garantirsi alleati docili – ma il sostegno economico e militare (ammesso vi sia mai stato) cesserà, a prescindere da Trump.
L’approccio al negoziato e i primi risultati che possiamo osservare che scenario delineano in termini di gestione dei rapporti tra gli Stati? Il nuovo ordine mondiale è fondato sulla legge del più forte, con gli organismi sovranazionali che conteranno sempre meno?
Non è mai accaduto nulla di diverso da quello che Tucidide narra del conflitto tra Atene e i Melii. Fino a quando il mondo si dividerà tra irenismo onirico e spietato cinismo, procederemo da tragedia a tragedia.
(Paolo Rossetti)
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