Si apre l'Assemblea della Pontificia Accademia per la Vita: Mons. Paglia ringrazia Papa Francesco, “con la malattia ci insegna a non scartare mai nessuno”
LA MALATTIA DEL PAPA E LA CULTURA DELLO SCARTO DA “SCARTARE”: L’APPELLO DI MONSIGNOR PAGLIA
Nel giorno in cui prende il via a Roma in Vaticano l’Assemblea Generale annuale della Pontificia Accademia per la Vita, diretta da monsignor Vincenzo Paglia, dall’ospedale Gemelli non arrivano ottime notizie sulle condizioni di salute di Papa Francesco: altre crisi respiratorie, pur in un quadro che vede il Santo Padre al lavoro ogni giorno per la guida della Chiesa, ovviamente alternando le terapie e il riposo agli incarichi curiali. Come già negli scorsi giorni mons. Paglia aveva raccontato a “Famiglia Cristiana” la grande catechesi sulla fragilità e contro la cultura dello scarto del Pontefice durante le tre settimane di ricovero al Policlinico, oggi il prelato ribadisce la centralità dell’impegno del Papa pur nella sofferenza che sta passando.
Incontrando i giornalisti all’inizio dell’Assemblea, Mons. Paglia sottolinea l’importanza dell’offerta che ogni giorno Papa Francesco fa all’intera cristianità: «sta esercitando un magistero straordinario sulla fragilità», non con le parole (che mancano moltissimo, ammette il vescovo) ma con il corpo, con la sofferenza della malattia e una degenza che si prospetta ancora piuttosto lunga. Il Papa insegna al mondo cosa significa il prendersi cura degli anziani, dei malati e del prossimo bisognoso in quanto tale: «nessun anziano sia lasciato solo» e soprattutto, ogni anziani va curato il più possibile là dove vive, evitando i fenomeni piuttosto tristi di “migrazioni” in Rsa e strutture dove molto spesso per mancanza di personale e di fondi, l’anziano è costretto nei propri ultimi anni nella solitudine e abbandono sociale.
Papa Francesco in questi oltre 10 anni di Magistero ha più volte richiamato l’attenzione contro la “cultura dello scarto” che tende a lasciare soli anziani e malati: al netto delle difficoltà e della sofferenza, che lo stesso Santo Padre sta vivendo in questo periodo molto complesso di degenza in ospedale, l’insegnamento che la fede cristiana nel corso dei secoli ha dato al mondo è proprio “esaltare” la condizione della fragilità come momento preferenziale per curare ed essere curati, per essere amati con carità all’interno del disegno divino di Bene ultimo. La preghiera e l’unità della Chiesa attorno al Papa malato in ospedale è un ulteriore “frutto” di questa potenza unica della “cura”: non bisogna scartare gli “ultimi” e i più bisognosi non per un malcelato input moralista, ma perché semplicemente Dio nella storia ha testimoniato con il proprio Figlio la vicinanza e la fratellanza contro ogni abbandono. Gesù insiste con la propria forza umile, sottolinea ancora Mons. Paglia, testimoniando come «nessuno debba essere mai lasciato solo».
L’ASSEMBLEA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA TRA “FINE DEL MONDO” E “SPERANZA DI GESÙ”
Come ha spiegato lo stesso Papa Francesco inviando oggi dall’ospedale Gemelli un testo di introduzione e apertura dell’Assemblea della Pontificia Accademia per la Vita, è il termine “policrisi” che definisce al meglio il senso moderno di una potenziale fine del mondo su ogni piano umano e sociale presente. C’è una drammatica congiuntura che rischia di porre l’umanità verso una crisi irreversibile: «L’intreccio di queste criticità, che toccano contemporaneamente diverse dimensioni della vita, ci induce a interrogarci sul destino del mondo e sulla nostra comprensione di esso», scrive il Santo Padre nel messaggio preparato durante i giorni di ricovero al Gemelli. L’ascolto, la scienza, la fiducia e la speranza nel cammino personale e di popolo: questi gli elementi rilevanti messi in evidenza dal messaggio del Papa alla Pontificia Accademia, che invita seriamente a considerare il costante fallimento dei tanti organismi internazionali.
Impartendo la benedizione dalla particolare situazione personale di malattia presso il Policlinico Gemelli, Papa Francesco invita l’umanità intera a considerare la vita come elemento irrinunciabile per rivoluzionare le tante, troppe crisi mondiali che mettono in secondo piano diritti, sopravvivenza e dignità umana. Come rileva ancora Mons. Paglia, aprendo l’Assemblea in Vaticano, l’uomo oggi è in grado di distruggere sé stesso e questo porta il livello di drammaticità globale alle stelle: si è immersi nella “policrisi” da cui occorre al più presto uscirne, costruendo un vero mondo “nuovo” senza mai rassegnarsi a «guerre, disparità e ingiustizie». È proprio ricevendo l’insegnamento del Papa con la sua modalità di affrontare malattia e ricovero, chiosa il presidente della Pontificia Accademia, che è possibile ripartire pur nella condizione umana di fragilità. La vera via “saggia”, conclude Paglia, è il poter sempre prenderci cura dell’altro, sempre e comunque.
