Le famiglie sono al bivio tra libertà di educazione e scuola paritaria, da un lato, e apartheid monopolistica dall'altro
La scuola in Italia è a un bivio. Come ampiamente dimostrato dagli articoli di illustri esperti, la Costituzione e la legge 62/2000 riconoscono il diritto-dovere dei genitori di educare e istruire i figli, garantendo la pari dignità alle scuole paritarie rispetto alle scuole di Stato. Tuttavia, questi princìpi continuano a essere penalizzati da una politica che, anche nei rari momenti di maggiore attenzione, si dimostra miope e incapace di attuare la libertà educativa.
Siamo giunti al punto in cui dobbiamo “scomodare” la storia per dare coraggio ai politici e fiducia ai genitori.
Dobbiamo riconoscere, nel 25esimo anniversario della legge sulla parità, che il bilancio è desolante: un’intera generazione è cresciuta in una democrazia sempre meno reale.
La libertà educativa è la libertà che fonda tutte le altre: come potrebbe dirsi libero un uomo che non può scegliere come crescere i propri figli? Oggi, in Italia, questa libertà sembra avere meno peso perfino rispetto alla libertà di adottare un animale domestico.
La politica sembra incapace di fare cambiamenti sostanziali. Gli stessi genitori, nella loro maggioranza, non sembrano desiderare questa libertà. Nel mondo della scuola domina una rassegnazione stanca, che si trascina di riforma in riforma senza mai affrontare il problema alla radice.
Eppure, la storia insegna che cambiamenti epocali arrivano spesso proprio quando sembrano più difficili, o addirittura impossibili.
Tra la caduta del Muro di Berlino e piazza Tiananmen passano solo 158 giorni: cinque mesi, nemmeno mezzo anno. Se non impossibile, sembrava qualcosa che, chissà, “forse tra qualche anno”. E invece, in una sera, il Muro è caduto.
Discriminazione ingiustificata
La storia insegna che, quando un’ingiustizia si perpetua per anni divenendo qualcosa di percepito come scontato e immutabile agli occhi dei più, può letteralmente sgretolarsi in un istante. La politica deve ricordare questa lezione molto bene, perché in una sera si scoprirà dal lato giusto o sbagliato della storia. Deve ritrovare il coraggio di scelte democratiche autenticamente radicali!
Chiamiamo le cose con il loro nome. In Italia vige, apparentemente inattaccabile, un’apartheid educativa. Il fascismo approvò una legge che introdusse “ufficialmente” il monopartitismo, senza dover abrogare o modificare lo Statuto Albertino. Allo stesso modo, l’apartheid educativa ignora la Costituzione repubblicana: se sulla carta afferma il pluralismo educativo, nei fatti lo soffoca lentamente attraverso uno “strangolamento” economico.
I genitori devono ritrovare la fiducia e la speranza! Devono pretendere che sia riconosciuto il loro diritto prioritario. La vera forza che fece cadere il Muro furono le persone che accorsero in massa ai checkpoint. La consapevolezza del proprio diritto era sepolta sotto decenni di dittatura, ma al primo sentore di cambiamento è riemersa con forza.
Ridiamo questa speranza ai genitori, la speranza che i figli possano avere un futuro migliore!
Consideriamo il 1968. Con tutti i suoi limiti e deviazioni, è stato un momento di rottura, con il tentativo (spesso maldestro) di ripensare l’educazione. Ha cambiato molto, non sempre in meglio. Oggi siamo di fronte a una nuova sfida: ridefinire la scuola affinché sia davvero a misura di persona, valorizzando le esperienze educative migliori, indipendentemente dalla loro gestione statale o libera.
Sempre la storia insegna che, in un’epoca dominata dal “politeismo etico” – per dirla con Max Weber – il monopolio statale della scuola si trova davanti a un bivio inevitabile: o sposa una visione culturale ben precisa, oppure, ciò che per certi versi è persino peggio, finge di restare neutrale. In entrambi i casi, si impone come una dittatura di fatto.
Il futuro del Paese passerà, per forza di cose, dalla libertà dei genitori di scegliere la scuola per i figli, siano esse statali o paritarie. Anche le scuole statali devono essere liberate attraverso una reale autonomia.
Le grandi innovazioni non nascono dall’uniformità imposta dall’alto, ma dalla libertà di sperimentare modelli diversi. Le scuole paritarie non sono un problema, ma una risorsa: nella loro capacità di innovare e offrire alternative risiede una parte della soluzione alla crisi educativa.
Appello a politica e genitori
I politici devono trovare il coraggio di agire, perché il tempo della retorica è finito. Il sistema attuale è economicamente inefficiente e pedagogicamente miope. Servono misure concrete: il costo standard di sostenibilità per allievo è una strada percorribile, già studiata e proposta da esperti del settore.
Anche i genitori devono prendere coscienza del loro ruolo: difendere la libertà educativa significa battersi per il futuro dei propri figli. Non si tratta di un privilegio per pochi, ma di un diritto per tutti.
La scuola non è solo un luogo di istruzione, ma il cuore della crescita culturale e morale di una società. Se vogliamo un Paese libero, dobbiamo partire dalla scuola. E, come insegna la storia, quando un’idea giusta trova abbastanza persone pronte a sostenerla, il cambiamento diventa inevitabile.
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