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Home » Esteri » Ucraina » SPY UCRAINA/ Zelensky-Trump, chi sta davvero manovrando il destino dell’Europa?

  • Ucraina
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SPY UCRAINA/ Zelensky-Trump, chi sta davvero manovrando il destino dell’Europa?

Patrizia Ciava
Pubblicato 5 Marzo 2025
Lite Zelensky-Trump alla Casa Bianca

La lite tra Zelensky e Trump alla Casa Bianca (ANSA-EPA 2025)

Zelensky non è caduto in un’imboscata, è stato strumentalizzato. Ma così la Terza guerra mondiale diventa uno scenario possibile

A distanza di giorni, il tanto discusso incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky continua a occupare le prime pagine dei media e a generare dibattiti accesi. Il comportamento di Trump è stato certamente inaccettabile e riprovevole, ma la narrazione che vuole Zelensky come una povera vittima caduta in un’imboscata orchestrata dagli americani è quantomeno discutibile.


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Ciò che sorprende è la maniera in cui i media mainstream continuano a raccontare l’accaduto, diffondendo la teoria secondo cui la Casa Bianca avrebbe organizzato una trappola per Zelensky, spingendolo in una situazione preordinata per farlo cadere e poi metterlo da parte. Tuttavia, una lettura più attenta e realistica della vicenda smonta questa ricostruzione fuorviante.


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Chi conosce le dinamiche diplomatiche sa bene che un incontro ufficiale tra capi di Stato per la firma di un accordo è il risultato di settimane di negoziati, scambi di documenti e verifiche incrociate da parte degli uffici diplomatici e legislativi di entrambe le nazioni coinvolte. Ogni singola parola del documento viene attentamente valutata e discussa, fino a raggiungere una versione definitiva approvata da entrambe le parti.

Zelensky non è stato colto alla sprovvista. Era perfettamente consapevole del contenuto dell’accordo prima ancora di mettere piede negli Stati Uniti. Il documento era stato concordato e accettato. L’incontro alla Casa Bianca, con la presenza della stampa, era stato pianificato per suggellare l’accordo con la consueta stretta di mano e dichiarazioni ufficiali di rito. Infatti, all’inizio del suo intervento, Zelensky ha affermato: “Grazie mille, Presidente. Spero che questo documento sia il primo passo per ottenere reali garanzie di sicurezza per l’Ucraina, per il nostro popolo e per i nostri bambini. Ci conto davvero”.


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La sceneggiatura dell’incontro era chiara: Trump doveva lodare il coraggio dell’Ucraina, Zelensky avrebbe ribadito la sua fiducia nell’alleanza con gli Stati Uniti, e infine ci sarebbe stata la firma dell’accordo. Tuttavia, qualcosa è andato storto.

Dopo aver inizialmente confermato il suo sostegno all’accordo, Zelensky ha iniziato a cambiare registro. Ha mostrato fotografie delle atrocità russe, ha espresso dubbi sulla capacità di Trump di fermare Putin, ha ripetuto più volte che gli Stati Uniti non sarebbero stati in grado di garantire la sicurezza dell’Ucraina. Quattro minuti prima, aveva detto di essere fiducioso nella forza americana, e improvvisamente sembrava mettere in discussione tutto.

Questo comportamento ha creato un grave imbarazzo per Trump, delegittimandolo davanti all’opinione pubblica americana. Chi conosce il modo di fare affari negli Stati Uniti sa che un simile atteggiamento è inaccettabile. Nella cultura americana, una stretta di mano e la parola data valgono quanto un contratto firmato. Se si accetta un accordo, poi non ci si tira indietro. Farlo davanti alle telecamere, per di più in un contesto così delicato, è stato un errore madornale.

Le critiche a Zelensky non sono arrivate solo dagli Stati Uniti. Anche all’interno del governo di Kiev si sono levate voci di disappunto per la sua gestione dell’incontro. Secondo alcuni esponenti politici ucraini, il presidente ha dato prova di scarsa preparazione, aggravata dal fatto di aver condotto il colloquio in inglese, una lingua che padroneggia da appena tre anni. Il noto storico ucraino Yaroslav Hrytsak ha dichiarato che Zelensky avrebbe dovuto esprimersi nella sua lingua madre, evitando fraintendimenti e dando un’immagine più autorevole di sé.

A questo punto, la domanda sorge spontanea: si è trattato di un’impreparazione o di una strategia ben studiata? Forse Zelensky è stato consigliato di assumere questo atteggiamento, ben consapevole di trovarsi sotto i riflettori del mondo intero. Forse voleva nuovamente apparire come la vittima della situazione, sapendo che i media avrebbero cavalcato questa narrazione per fare in modo che l’opinione pubblica si schierasse dalla sua parte. Forse il vero obiettivo era mettere in difficoltà Trump davanti al pubblico americano, prevedendo la sua reazione stizzita e cercando di screditarlo agli occhi della sua stessa nazione.

Ma chi avrebbe potuto orchestrare un simile piano? Diverse nazioni europee hanno evidenti interessi economici per le risorse naturali ucraine, oltre a quelli legati alla ricostruzione post-bellica. Non si può escludere che alcune di esse abbiano avuto un ruolo nel sabotaggio dell’accordo. Forse Zelensky è stato strumentalizzato per far fallire l’accordo in mondovisione, addossando poi la colpa a Trump.

Questa vicenda ci offre uno spunto di riflessione più ampio su come l’opinione pubblica venga costantemente indirizzata a credere a narrazioni precostituite. Se ci convincono che Zelensky non aveva scelta e che Trump non voleva realmente l’accordo, allora ci stanno preparando per il prosieguo della guerra.

E se il conflitto in Ucraina non si arresta, l’unico scenario possibile diventa quello di una Terza guerra mondiale.

Nel frattempo, è prevista una manifestazione pro-Europa per marzo. Un evento che rischia di diventare la fiera dell’ipocrisia, un tentativo di spingere i governi occidentali a finanziare ulteriormente il conflitto, anziché lavorare per una soluzione diplomatica.

Forse la vera domanda non è chi è caduto nella trappola, ma chi sta davvero manovrando il destino dell’Europa.

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Tags: Volodymyr ZelenskyDonald Trump

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