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Home » Esteri » Ucraina » SPY UCRAINA/ “Ecco perché la trattativa si complica e la guerra potrebbe durare ancora molto”

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SPY UCRAINA/ “Ecco perché la trattativa si complica e la guerra potrebbe durare ancora molto”

Int. Giorgio Battisti
Pubblicato 9 Marzo 2025
Attacco di droni russi su Leopoli, Ucraina (Ansa)

Attacco di droni russi su Leopoli, Ucraina (Ansa)

Trump elogia Putin ma parla di sanzioni alla Russia. I segnali distensivi non sembrano produrre risultati perché Mosca continua a bombardare

Trump ondeggia tra dichiarazioni molto positive sui rapporti con Putin e la minaccia di sanzioni nei confronti di Mosca. E, per velocizzare le trattative, starebbe pensando di sostituire Zelensky, che per alcuni rischierebbe addirittura l’eliminazione fisica. Tutti elementi, osserva Giorgio Battisti, già comandante del Corpo d’armata di reazione rapida (NRDC-ITA) della NATO in Italia e capo di stato maggiore della missione ISAF in Afghanistan, che inducono a pensare che l’accordo di pace per l’Ucraina non sia proprio dietro l’angolo. Anzi, come ha detto il presidente USA, o si trova subito una soluzione, o il conflitto potrebbe durare ancora a lungo.


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Sanzioni e tariffe contro la Russia fino a che non si arriverà a un cessate il fuoco e a un accordo. Nonostante dichiari un giorno sì e un giorno no che i colloqui con i russi vanno bene, Trump sente il bisogno di mettere pressione a Mosca?  

Trump, in campagna elettorale ma anche dopo, aveva detto che avrebbe risolto in un giorno il conflitto in Ucraina, ma, a un mese e mezzo dal suo insediamento, il conflitto prosegue ancora. Non c’è stato nessun segnale di distensione: vengono ancora colpiti gli obiettivi strategici ucraini, come le strutture che producono energia, soprattutto le centrali elettriche. Ritengo che Trump abbia minacciato di inasprire le sanzioni perché si è accorto che da Putin, da questo punto di vista, non arrivano segnali distensivi.


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Anzi, ora che il flusso di informazioni dall’intelligence USA all’Ucraina è stato ridotto considerevolmente, i russi sembrano approfittare della situazione. È così?  

Il presidente americano ha sospeso temporaneamente il flusso di rifornimenti verso Kiev e ha bloccato il supporto di intelligence, indispensabile per l’Ucraina per colpire gli obiettivi russi. La CNN dice che i contatti dell’intelligence sono stati bloccati per le operazioni offensive e non per quelle difensive: vengono negate, quindi, le informazioni per colpire in profondità sul territorio russo o dietro il campo di battaglia. Ma anche questo qualche riflesso sull’andamento della guerra ce l’ha.


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La minaccia di sanzioni e tariffe alla Russia significa anche che, nonostante le dichiarazioni di Trump sul fatto che i colloqui con Putin stiano andando benissimo, c’è più di una difficoltà?  

In queste ultime due settimane, mentre Trump dichiarava che Putin sarebbe stato disponibile a un incontro, sia il capo del Cremlino sia i suoi principali rappresentanti, come il ministro Lavrov, hanno sostenuto che gli obiettivi della Russia sono sempre gli stessi: il riconoscimento della Crimea e l’annessione di quattro oblast, i due del Donbass, più Zaporizhzhia e Kherson. Mosca non cambia linea. Anche riguardo allo schieramento di truppe europee con funzione di peacekeeping, Putin dice che non vuole soldati di Paesi UE o NATO, a maggior ragione quelli dell’Alleanza Atlantica, visto che uno dei motivi per cui è iniziata la guerra è che i russi non vogliono la NATO ai loro confini.

Al di là delle dichiarazioni del presidente USA, allora, a che punto sono le trattative con la Russia?  

Trump, qualche giorno fa, ha detto che o gli accordi di pace arrivano subito, oppure la guerra proseguirà per molto tempo. Anche lui si sta rendendo conto che non è così facile poter dialogare con Putin, perché in questo momento si trova in una posizione di vantaggio sia nei confronti dell’Ucraina che dell’Occidente. Gli USA starebbero anche rivedendo la forma di partecipazione americana alla NATO: hanno avvisato che dal 2026 non parteciperanno più alle esercitazioni dell’Unione Europea e sembra che vogliano spostare 35mila soldati dalla Germania in Ungheria e Polonia. Segnali di “disprezzo” degli europei che, però, non inducono Putin a cambiare posizione.

Aumentare sanzioni e dazi nei confronti della Russia può avere senso? Oppure il livello è già così alto che anche un’ulteriore pressione non funzionerebbe così tanto?  

Le sanzioni probabilmente hanno sortito degli effetti, ma non abbiamo segnali di malumore da parte della società russa: penso che Putin, nel suo scenario, abbia immaginato di subire delle sanzioni superiori a quelle già imposte dal 2014. Insomma, ha già adattato la sua economia alla situazione: ha un’inflazione che sale del 7-8% e i problemi non mancano, ma la popolazione russa non è quella occidentale; nella sua complessità è abituata a vivere in modo abbastanza frugale. Ritengo, comunque, che le sanzioni non cambino molto.

Secondo alcuni analisti, il fatto che Trump si avvicini a Putin indurrà alcuni Paesi, come la Germania, a sviluppare un programma nucleare, anche se il cancelliere designato Merz ha escluso questa possibilità. Ci sarà una corsa alle armi nucleari?  

Nessun Paese europeo, a parte Francia e Gran Bretagna, che hanno già il loro arsenale nucleare, intende dotarsi di un armamento nucleare nei prossimi anni. O gli americani consegnano loro delle armi nucleari già pronte, oppure avviare un processo per la produzione in proprio non è cosa facile. Sarebbe molto più semplice raggiungere un accordo con gli statunitensi per chiedere la disponibilità dei loro arsenali per la protezione dell’Europa. Gli USA, d’altra parte, stanno sostituendo gli ordigni nucleari nelle loro basi europee, Turchia compresa, con altri più recenti, segno che non li vogliono ritirare.

Rimane aperta la questione Zelensky: secondo alcuni analisti, gli USA, insieme ai russi, penserebbero di sostituirlo mettendo qualcuno di malleabile. Si tornerebbe a un’Ucraina vassalla di Mosca?  

Già durante il primo mandato, Trump aveva chiesto a Zelensky i dati sulle attività del figlio di Joe Biden in Ucraina e aveva ricevuto un rifiuto. E sappiamo che il presidente USA è abbastanza vendicativo. Per sostituire Zelensky si parla dell’ex capo di stato maggiore Zaluzhny, oggi ambasciatore a Londra, che gode di una buona popolarità in Ucraina. Ma non è che con lui Kiev accetterebbe più facilmente la rinuncia ai suoi territori. Quando guidava l’esercito, non proponeva certo di arrendersi.

Quindi Zelensky vogliono sostituirlo o no?  

Qualcuno, anche sui media, dice che rischia addirittura di essere eliminato.

Infatti il politologo Yuriy Romanenko sostiene che potrebbe seguire la sorte di Yanukovych, lasciando il Paese, o quella di Salvador Allende, accreditando la possibilità di un’eliminazione fisica. Davvero Zelensky corre questo rischio?

Non credo che ci possa essere un colpo di Stato interno, perché le forze armate sono pesantemente impegnate al fronte e il loro comandante, Sirsky, è un fedelissimo di Zelensky. Secondo il Corriere della Sera (Aldo Cazzullo), potrebbe essere fatto fuori dai russi. Certo che, anche se dovesse essere sostituito, rischierebbe di essere sottoposto a un processo interno dal nuovo governo. In questi Paesi in guerra può capitare di tutto. Nell’ambito dell’accordo USA-Russia, inoltre, sarebbero state chieste nuove elezioni entro l’anno, per poi eventualmente discutere di pace.

È possibile che la guerra prosegua per un altro anno?  

Per questo Trump ha dichiarato che o si risolve il problema subito, oppure il conflitto si trascinerà per molto ancora. Putin, intanto, ha accerchiato 10mila soldati ucraini nel Kursk.

Putin, però, nelle ultime ore avrebbe dato la disponibilità a una tregua, anche se alle sue condizioni. Un’offerta seria o siamo ancora al gioco delle parti?

Putin vuole un accordo di pace duraturo; la tregua sarebbe possibile solamente se vengono accettati i principi di un nuovo ordine di sicurezza.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Volodymyr ZelenskyDonald TrumpVladimir Putin

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