Mara Favro: Luca Milione, ex datore di lavoro indagato con il pizzaiolo Cosimo Esposito per omicidio, crede che qualcuno voglia incastrarlo
Mara Favro, la 51enne scomparsa un anno fa in Val di Susa e i cui resti ossei sono stati trovati pochi giorni fa nel territorio di Gravere, potrebbe essere stata uccisa. Ne è convinta la Procura di Torino che ha iscritto nel registro degli indagati l’ex datore di lavoro della donna, Luca Milione (titolare della pizzeria di Chiomonte in cui Mara Favro lavorava fino alla sparizione), e l’allora collega, il pizzaiolo Cosimo Esposito.
Su entrambi, da sempre dichiaratisi estranei alla scomparsa, pendono le ipotesi di reato di omicidio volontario e occultamento di cadavere e sarebbero loro, secondo gli inquirenti, le ultime persone ad aver visto Mara Favro prima che di lei si perdesse ogni traccia.
Luca Milione continua a rilasciare dichiarazioni davanti alle telecamere e sostiene che qualcuno voglia incastrarlo (complice la vicinanza del luogo in cui sarebbe stato abbandonato il corpo): “Se qualcuno le ha fatto del male, oltre a questo ha gettato in cattiva luce il ristorante solo per danneggiarmi“.
Mara Favro, attesa l’autopsia. La versione dell’ex datore di lavoro Luca Milione
Sono ore decisive nell’inchiesta sul caso di Mara Favro dopo la conferma che le ossa trovate a Gravere, un anno dopo la scomparsa, sono sue. Si attende l’esito dell’autopsia, volta a chiarire se effettivamente le lesioni riscontrate in sede di prima ispezione siano state prodotte post mortem (con il corpo gettato nel dirupo dopo il decesso).
La famigla della donna non crede a un suicidio e punta sull’ipotesi più sinistra, sposata anche dalla Procura che indaga per omicidio:
Mara Favro sarebbe stata uccisa. Da chi e perché, per ora, resta un mistero. Secondo la versione dell’ex datore di lavoro della 51enne, intorno alle 3 del mattino, dopo aver rifiutato di sostare in una delle stanze del locale fino all’indomani, Mara Favro gli avrebbe detto che avrebbe cercato “passaggi” oppure avrebbe chiamato qualcuno per farsi riaccompagnare a casa. L’avrebbe vista incamminarsi lungo la pista ciclabile con il telefono in mano, per poi perderla di vista. “Non ho paura – sottolinea ancora oggi Luca Milione –, sono innocente“.
