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Home » Esteri » Ucraina » Ucraina accetta piano di pace Usa/ Russia: “scettici sulla tregua ma negoziati seri con Trump”. Dalla Cina…

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Ucraina accetta piano di pace Usa/ Russia: “scettici sulla tregua ma negoziati seri con Trump”. Dalla Cina…

Niccolò Magnani
Pubblicato 12 Marzo 2025
I negoziati tra Ucraina e Usa a Gedda

Negoziati Usa-Ucraina in Arabia Saudita: Waltz, Rubio, Yermak e i ministri Sybiha e Umerov (ANSA-EPA 2025)

Cosa succede ora dopo i negoziati Ucraina-Usa in Arabia: la tregua, gli scenari di pace, le mosse della Russia e il ruolo della Cina

COSA SI È DECISO (PER DAVVERO) NEI NEGOZIATI USA-UCRAINA A GEDDA E PERCHÈ MANCA ANCORA TANTO PER LA PACE

Al di là di quanto resta significativo che le due maggiori svolte positive in senso geopolitico di questo già “pazzo” 2025 siano avvenute in Arabia Saudita che potrebbe essere preludio a importanti evoluzioni anche per il difficilissimo conflitto in corso in Medio Oriente, i negoziati tra Usa e Ucraina lasciano nel mondo quantomeno un impronta di speranza per la fine di una guerra che da tre anni ha sconvolto le vite di tanti (con ucraini e russi morti davvero «inutilmente», come ripete il Vaticano dal giorno dopo dell’invasione russa).


Incontro Russia India, accordo commerciale "Contro le pressioni Usa"/ Aumenteranno scambi di petrolio e armi


I colloqui a Gedda, che seguono quelli di Riad tra Russia e Stati Uniti, si possono derubricare come un successo dell’amministrazione Trump che quantomeno ha rimesso al tavolo i team negoziali delle due nazioni in guerra: ora manca il passaggio più importante, nonché quello più difficile, un negoziato effettivo con Putin e Zelensky allo stesso tavolo e una pace duratura e conclusiva con garanzie di “sicurezza” per entrambi i contendenti. Capire se ciò sarà possibile dopo la pur importante e positiva giornata di ieri è ancora presto, ma intanto occorre ricordare cosa è realmente stato deciso nei lunghissimi (oltre 9 ore) negoziati tra Mike Waltz e Marco Rubio, con la rappresentanza del Governo ucraino formato dai Ministri Umerov e Sybiha e il capo di gabinetto Yermak.


Macron e Merz a Zelensky: "Attento a tradimento Usa"/ Spiegel rivela call Ue: "Non lasciamo sola l'Ucraina"


Trenta giorni di tregua effettiva e reale su ogni tipo di combattimento (cielo, terra, mare), la possibilità di liberare prigionieri politici, la ripresa delle attività operative e l’apertura ad un negoziato di pace ulteriore: questo offre Kiev, dopo aver impostato e di fatto “blindato” l’accordo sulle terre rare, autentica “garanzia” richiesta dagli Stati Uniti per proseguire i negoziati. E così, incassato quanto richiedeva Trump, il Segretario di Stato Rubio ha messo in campo una buona dose di abilità diplomatica che già con il Ministro russo Lavrov si era ben distinta.

Washington ha ripreso immediatamente l’invio di armi e aiuti militari a Kiev (confermato stamane anche dal Governo polacco), ripresa anche la condivisione delle informazioni di intelligence tra Usa e UK nei confronti dell’Ucraina, e infine la promessa di convocare entro i prossimi giorni un nuovo tavolo con la Russia per presentare il piano di pace accettato da Zelensky. La parola ora passa alla Russia, ma dopo lo scontro clamoroso alla Casa Bianca di due settimane fa il rapporto diplomatico Usa-Kiev si può dire definitivamente ricucito: l’amministrazione Trump vuole a questo punto che ognuna delle parti faccia una piccola/grande rinuncia sulle proprie preste, unica modalità per raggiungere la pace.


UCRAINA/ "Merz e Macron cercano la guerra, ma il primo ostacolo alla pace è l'ambiguità Usa"


LA RUSSIA “SCETTICA” MA NON RESPINGE IL NEGOZIATO CON TRUMP: LA SITUAZIONE AL CREMLINO

Il punto è se questa disposizione al “sacrificio” sia intesa tanto da Kiev quanto da Mosca: i negoziati di pace al momento non sono ancora cominciati, ma i summit preparatori in Arabia hanno quantomeno posto i temi chiave tutti sul tavolo. Come ha raccontato in esclusiva per il “Sussidiario” oggi il generale Maurizio Boni, difficilmente la Russia potrà accettare una tregua di 30 giorni che immobilizzi un conflitto che li vede ora trionfare nel Kursk (ormai vicino ad essere liberato) e nelle restanti parti del Donbass ancora in mano ai suoi legittimi e originai proprietari ucraini.

Un cessate il fuoco “parziale” per ora avrebbe poco senso per il Cremlino che invece vuole garanzie effettive sul fronte NATO e territori che da prima della guerra pretendeva dall’Occidente: è di questo che alla fine nel tavolo negoziale (vedremo se con la presenza di qualche rappresentante UE, ma dubitiamo) si dovrà parlare, ma per poterci arrivare servono i passi intermedi messi in campo da Trump in questi quasi 2 mesi di vulcanica Presidenza alla Casa Bianca.

I primi commenti offerti oggi dalla Russia dopo l’importante svolta negoziale di ieri sono interlocutori e non del tutto positivi, ma quantomeno non vi è una preclusione al dialogo: resta uno scetticismo di base da Mosca in merito ai progressi di Gedda, con il Cremlino che attende con cautela l’uscita dei vari dettagli del piano Usa siglato dall’Ucraina. «Non corriamo troppo, servono garanzie per capire come sarà la tregua», ha fatto sapere stamane il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Ancora manca la data (e il luogo) dell’incontro Putin-Trump, ma Mosca conferma di essere disposta a programmarlo quanto prima: nel frattempo quelle garanzie richieste dalla Russia, come del resto fa anche l’Ucraina, serve che siano soddisfatte prima di sedersi al tavolo con il nemico.

LA POSIZIONE DELLA CINA E I COSTANTI CONTATTI TRA CIA E 007 RUSSI: GLI ULTERIORI SCENARI CHE SI APRONO

Mentre non occorre mai dimenticare che bombe, raid e droni proseguono incessanti su entrambi i fronti (con più “successi” in capo alla Russia, che nella notte ha lanciato qualcosa come 140 droni contro varie regioni ucraine), Mosca con il proprio capo della diplomazia estera ha fatto sapere che i negoziati di pace impostati dagli Stati Uniti restano comunque un tentativo serio e apprezzabile. Intervistato da blogger americani, il Ministro degli Esteri Lavrov ha spiegato di avere trovato un team negoziale (Rubio e Waltz, ndr) all’altezza, che vogliono «relazioni normali» e «capiscono gli interessi degli altri Paesi», ergo «sono pronti a seri negoziati di pace».

Un richiamo alla pace, rinnovato dopo i tumulti e i rischi degli scorsi giorni, arriva anche dalla Cina, tutt’altro che disinteressata al tema Ucraina visti i rapporti diretti con Mosca aumentati dopo l’inizio della guerra per via dell’improvviso “abbandono” di quasi tutti i rapporti economici ed energetici dell’Unione Europea con Putin: «speriamo in una pace sostenibile e duratura», fanno sapere dal Ministero degli Esteri cinese dopo i negoziati di Gedda e la proposta di una tregua di 30 giorni per incardinare poi un cessate il fuoco definitivo.

Quello che invece resta forse ancora più importante, più della tregua che potrebbe anche non essere accettata a breve da Mosca, è il colloquio telefonico e il mantenimento dei contatti tra la CIA e l’SVR russo, ovvero i rispettivi servizi di intelligence: il contatto rimarrà costante, ammettono le parti, con gli scenari internazionali che giocoforza potrebbero ampliarsi ulteriormente nel breve periodo, probabilmente fino al vertice atteso fra Trump e Putin.

Tags: Donald TrumpVladimir PutinVolodymyr Zelensky

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