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Home » Esteri » IRAN-USA/ Sì a negoziati indiretti sul nucleare: i calcoli di Teheran che convengono anche a Mosca

  • Esteri
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IRAN-USA/ Sì a negoziati indiretti sul nucleare: i calcoli di Teheran che convengono anche a Mosca

Giorgio Laici
Pubblicato 29 Marzo 2025
Gigantesco murales anti-USA a Teheran, Iran (Ansa)

Gigantesco murales anti-USA a Teheran, Iran (Ansa)

L’Iran ha aperto a negoziati indiretti con gli Usa sul nucleare. I calcoli geopolitici di Teheran investono anche la Russia. E la Cina

Lunedì 17 marzo, da Teheran, con una apposita conferenza stampa, veniva smentito che la visita lampo del ministro degli Esteri Araghchi a Muscat, capitale dell’Oman, il giorno precedente, fosse collegata alla lettera del presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, per riprendere il negoziato sul nucleare. Anche se testate giornalistiche iraniane ipotizzavano che Teheran, dopo il contatto offerto da Trump, fosse realmente in cerca della mediazione omanita per un eventuale negoziato.


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E la cosa apparve subito plausibile, a motivo dell’islam professato nel sultanato dell’Oman: la corrente ibadita – dunque né sunnita né sciita – nonostante la missiva fosse stata recata dall’ex ministro emiratino Anwar Gargash, visti i cattivi rapporti tra iraniani e blocco sunnita.

Il ruolo dell’Oman

In realtà alla stampa di regime iraniana, il ministro Araghchi aveva già manifestato la volontà di Teheran di impegnarsi in negoziati indiretti attraverso l’Oman, come la Repubblica islamica fa da diverso tempo, ma alcuni osservatori avevano accreditato l’ipotesi che i colloqui a Muscat riguardassero consultazioni in merito agli attacchi verso gli houthi yemeniti.


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Per la cronaca Trump inviò un’altra lettera a Khamenei nel 2019, attraverso l’allora primo ministro giapponese Shinzo Abe, dopo essersi ritirato dall’accordo sul nucleare del 2015. Khamenei rifiutò la lettera definendo l’offerta inaffidabile. Anche l’ex presidente Barack Obama avrebbe inviato diverse lettere a Khamenei tra il 2009 e il 2015, riguardanti l’accordo nucleare (JCPOA) e la potenziale cooperazione contro l’ISIS. Non ci sono notizie di eventuali risposte.

Bombardieri USA

Un paio di giorni fa, in relazione alla politica di massima pressione sull’Iran promessa da Trump, era stato notato lo schieramento di bombardieri statunitensi B1 e B2 Stealth con i loro rifornitori nella base di Diego Garcia nell’Oceano Indiano. Una presenza posta in relazione ad attacchi da attuarsi verso gli houthi yemeniti.


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Da Teheran sono giunte, nel pomeriggio di giovedì, ulteriori notizie che confermano una risposta positiva alla lettera sopra menzionata e vedono l’affermazione di un’apertura attraverso negoziati indiretti. L’Iran, nella missiva di risposta, negherebbe il controllo sugli houthi, il possesso di armamento nucleare e affermerebbe di non essere disposto a negoziati diretti finché perdureranno la pressione e le minacce statunitensi. Sulla questione nessuno è intervenuto né da Mosca ne da Pechino, dopo il flebile comunicato delle scorse settimane. E questo, come abbiamo già avuto modo di osservare, dovrebbe dirci qualcosa.

I puntini da unire

Se volessimo trarre, ma non sarebbe per nulla facile, qualche elemento utile per cercare di fare luce su quello che sta accadendo potremmo per primo menzionare il fatto che relazionarsi geopoliticamente con gli USA, una potenza egemone molto meno invadente della Cina, conviene sia alla Russia, sia all’Iran (il quale già fa i conti con la Cina al confine con il Pakistan).

Inoltre sia la Russia che l’Iran sono petro-Stati, ed avere per mercato quello americano e in conseguenza quello europeo, molto più ricchi di quello cinese e con valuta pregiata, ha la sua importanza. In generale essere agganciati al nord del mondo che compra è meglio che esserlo con la Cina e i BRICS, esportatori puri.

La volontà di trattare degli iraniani è segno che aver allontanato la Repubblica islamica dai suoi proxy arabi la sta portando rivedere la sua politica di assoluta chiusura e questo porterà a tempi migliori nell’area e per la stabilità mondiale, allontanando l’idea della diplomazia del terrore ampiamente sponsorizzata dall’Iran.

Al tempo stesso l’accordo del Mar Nero permette ai russi di rientrare nel sistema di pagamenti Swift e di allontanarsi un poco dalla Cina. Anche questo aiuterà l’Iran a guardare a Occidente visti i buoni rapporti con Mosca. Mentre silenziare ancor più gli houthi, liberando i traffici nel Mar Rosso, viene comodo a tutti, anche agli iraniani e ai russi. E non è poco per portare stabilità nell’area.

Da ultimo, recentemente Iran e India stanno stringendo rapporti commerciali per l’implementazione del porto di Chabahar (Iran) nel Golfo di Oman. Anche l’India si sta avvicinando all’Occidente e anche l’India vedrebbe di buon occhio l’acquisto di petrolio dall’Iran senza sanzioni. Dunque i motivi per l’Iran di avvicinarsi all’Atlantico sono diversi. Vediamo cosa succederà.

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Tags: Donald TrumpVladimir PutinXi Jinping

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