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Home » Cultura » Letture e Recensioni » LETTURE/ La Sicilia e i suoi amici, protagonisti di un luogo baciato dal destino

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LETTURE/ La Sicilia e i suoi amici, protagonisti di un luogo baciato dal destino

Gianni Varani
Pubblicato 29 Marzo 2025 - Aggiornato alle ore 06:47
Duomo di Monreale (1172-1267), veduta dell'abside (Pixabay)

Duomo di Monreale (1172-1267), veduta dell'abside (Pixabay)

Dal Duomo di Monreale ad Alcamo, da Capaci a Marsala: piccolo diario informale di un viaggio in Sicilia ai nostri giorni, con alcuni amici

Il settimo giorno Dio si riposò. Lieto di aver creato il mondo, lo prese tra le mani e lo baciò. Lì dove pose le sue labbra è la Sicilia. Questa sorta di leggenda potrebbe capitarvi di sentirla da una guida turistica appassionata della sua terra, Virginia, all’ombra del tempio di Segesta. E se vi capitasse in quel luogo di udirla, come potrebbe succedervi del resto nello sfolgorante duomo di Monreale, oppure salendo le pendici di Erice, o a Taormina, Siracusa, Noto, Cefalù e altrove, annuireste senza incertezze.


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Così come confermereste il bacio divino di fronte a certi cannoli o ai dolci di Maria Grammatico, nelle viuzze di Erice dopo aver guardato, sbalorditi, la volta dell’incredibile duomo di questo borgo medievale.

È un luogo baciato dal destino, la Sicilia. E lo direste con convinzione, casomai assieme alla solita Virginia, anche nell’isoletta di Mozia, sconosciuta a molti eppure luogo già prediletto dai fenici e poi via via anch’esso popolato da altre genti. A Mozia vi imbattereste in una statua marmorea che nulla ha da invidiare ai bronzi di Riace. E vi chiedereste inevitabilmente come sia possibile – passando in auto dalle parti di Capaci, o inginocchiandovi alla tomba del beato Pino Puglisi – che tanta bellezza sia ferita e deturpata da ciò che, purtroppo, in tutto il mondo è associato a questa terra meravigliosa.


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Ora, che una guida turistica sia appassionata del luogo nativo non è una notizia. Così come, per moltissimi, non è forse una notizia che la Sicilia sia una terra meravigliosa. In qualche modo tutti o quasi abbiamo una idea di quest’isola straordinaria, attraversata da tante civiltà. L’elenco dei suoi popoli è difficile da trattenere tutto. Eppure la magia della Sicilia è imparagonabile.

Sappiamo tutti della Magna Grecia. E i greci sapevano cosa vuol dire bellezza. Ed è altrettanto e forse più bello incontrare, oltre a luoghi meravigliosi, personalità cariche di dignità, passione e cultura. Può capitarvi a Palermo o a Monreale, se avete la fortuna di essere guidati da Filippo. E per farvi capire quanta sia l’autorevolezza e la stima di cui gode Filippo, basti rammentarvi che fecero fare a lui da guida in quei luoghi a Lech Walesa e sua moglie.


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Con Filippo, dentro la meraviglia del duomo di Monreale, vi accorgereste di dettagli unici, come Adamo che pesta il piede di Eva, Cristo che moltiplica i pani ma il primo lo offre a Pietro o l’investitura diretta di un re normanno da parte di Cristo. Tre i criteri chiave, carichi di significato, con cui leggere il duomo, che da solo – lo sappiamo tutti – basta a motivare una visita in quest’isola: l’orientamento della Chiesa, la luce che si riflette sull’oro dei mosaici, la Madre di Dio (onnipresente in questa terra).

E che dire dell’incredibile chiostro di Monreale? Ci si passerebbero ore a capire e decodificare le decine di capitelli ognuno diverso dall’altro, opera di altrettanti autori. Se poi vi inoltrerete con Filippo per i vicoli di Monreale, casomai passando davanti a un palazzo nobiliare che ha avuto a che fare col Gattopardo, Palazzo Cutò, potreste imbattervi in attori siciliani famosi, con tanto di imprevisti abbracci e verbi siciliani.

E subito scatterebbe una discussione senza esclusione di colpi e senza timori reverenziali su Andrea Camilleri. Guarderete sorridenti e partecipi, indecisi se parteggiare per Camilleri o per chi lo critica, cercando di captare il senso di parole aliene, cariche di millenni di storia.

Con Filippo o Virginia imparereste di più ad amare questa terra. E potreste ritrovarvi a discutere anche animatamente di Garibaldi, non amatissimo da queste parti, e se a Calatafimi – intravista dalle pendici di Segesta – sia iniziata la storia dell’Italia unita ma sia finita quella della Sicilia. La questione garibaldina è ancora così sentita, che durante una meravigliosa degustazione di Marsala, nell’omonima città, anche una signora svizzera francofona, del tutto ignara dell’argomento, potrebbe insistere per saperne qualcosa di più. La stessa insistenza con Filippo, perché metta finalmente per iscritto la sua vastissima sapienza di guida della Sicilia, non sta avendo successo. Per ora.

Siccome è tornato di moda Il Gattopardo – il celeberrimo romanzo di Tomasi di Lampedusa –, ne troverete ovunque delle tracce. State certi che vi bocceranno la serie Tv appena sfornata, troppo distante dall’opera originale, mentre vi salveranno senza riserve il capolavoro di Luchino Visconti.

Cosa ha reso possibile tutto ciò, per una semplice coppia emiliano-romagnola o per alcune classi di studenti bolognesi? Un’agenzia turistica insolita, creativa: la Scopeltour di Castellammare del Golfo. Tre nomi, da annotarsi: Laura, Giovanni e Alberto (quest’ultimo con un cognome, Caleca, di chiara matrice greca). Hanno saputo reinventarsi promotori della Sicilia, in gergo si direbbe dell’“incoming”, il turismo in entrata.

Non è il solito incoming. S’inventano e sperimentano percorsi non scontati, dal tour dei Florio, antica e famosissima famiglia, al tour del Gattopardo. Sono bravissimi a organizzare viaggi per studenti ma anche per piccoli gruppi, o per famiglie. Non hanno problemi, oggi, a ritagliarvi un viaggio siciliano su misura. Con loro non s’incontrano solo luoghi, ma persone, vita, storie. Financo cronache delle tonnare – e Alberto potrebbe anche cantarvi un’antica canzone ritmica lavorativa di queste tonnare – o la saga delle saline di Trapani, sempre attraverso donne o uomini che hanno qualcosa di speciale di condividere, come la nipote di quel salinaro che ha saputo mettere in piedi un semplice e rustico museo delle saline. Anche in questo scenario da meravigliosi tramonti, potrebbero farvi ascoltare un antico canto ritmico dei salinari trapanesi, immaginandovi le fatiche a cui erano sottoposti.

E si arriva a “rossasera”. Ci hanno costruito attorno uno dei loro tour, ma “Rossa sera” è soprattutto un’opera sociale straordinaria dalle parti di Alcamo. Accoglie persone con disabilità, offre a loro una possibilità. E si lavora la terra, gli olivi, l’ortofrutta, il vino. Ogni anno si aggiunge un pezzo nuovo a quest’opera incredibile. Hanno anche saputo crearci un invaso, per fronteggiare le periodiche carenze d’acqua. E non è che manchino le difficoltà. Poche settimane fa gli hanno rubato un preziosissimo e costoso trattore. Ma non si arrenderanno.

Del resto è dal loro vino, di Alcamo, che partì quell’avventura innescata dal Servo di Dio Luigi Giussani che oggi si chiama Compagnia delle Opere. Si cominciò per aiutarli a vendere quel vino. E oggi sono ancora lì ad esplorare nuove frontiere di aiuto e di lavoro.

Se andate a trovare quest’opera per il tramite di Scopeltour, chiedete casomai che vi faccia da guida Delfina, ex bancaria. Se avete la fortuna sfacciata di quella coppia semi-nordica, potreste anche ritrovarvi a pranzo con cibi, formaggi e verdure realmente a chilometri zero, assieme al fondatore della cooperativa Giotto di Padova, assiduo da queste parti, con due giapponesi amiche dell’Italia e con qualche ospite particolare di quell’opera, mentre vanno e vengono amici, fornitori, collaboratori, bisognosi. E lì ritrovereste tracce calcistiche di un altro Servo di Dio, Enzo Piccinini, un emiliano dal temperamento focoso che amava andare da quelle parti e tirare calci grintosi al pallone.

Difficile dire se queste note siano cultura. Di certo sono un piccolo diario di qualcosa che è realmente accaduto. “Viri ca ti lu rissi, un mi riri ca un ti rissi nenti”.

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Tags: Palermo


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