Emanuela Orlandi, "Papa Wojtyla ci disse che era terrorismo internazionale": il giallo nel cuore del Vaticano dal 1983, ancora irrisolto...
Emanuela Orlandi è scomparsa il 22 giugno 1983 a Roma. Ancora oggi, trascorsi quasi 42 anni da quel giorno, la sua sorte è un mistero che attraversa i nervi scoperti della cronaca italiana con una serie di interrogativi inquietanti e irrisolti. Al momento della sparizione aveva appena 15 anni, cittadina del Vaticano dove il padre, Ercole Orlandi, era messo pontificio.
Tante le piste che nei decenni si sono susseguite o intrecciate intorno al giallo del rapimento, a partire da quella che vedrebbe un legame tra l’attentato del 1981 in piazza San Pietro a Giovanni Paolo II per mano dell’ex terrorista turco Ali Agca. Poi il presunto coinvolgimento della Banda della Magliana e del boss Enrico “Renatino” De Pedis, quello di un legame con il cold case della coetanea Mirella Gregori (sparita nella stessa Capitale poche settimane prima di Emanuela Orlandi, il 7 maggio), la pista di Londra e molte altre ancora. La famiglia è certa di una cosa: qualcuno nella Santa Sede sa cosa è successo alla “ragazza con la fascetta”.
Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: “Papa Wojtyla ci disse che era terrorismo internazionale”
Il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, continua a combattere per arrivare alla verità sulla scomparsa e ha seguito tutte le piste che finora si sono affacciate nelle maglie del mistero. La prima fu proprio la cosiddetta “pista turca” che voleva il rapimento della 15enne come forma di “ricatto” all’Italia al fine di liberare il terrorista Ali Agca dopo il tentato omicidio di Papa Wojtyla.
Lo stesso Pietro Orlandi ha confermato che, inizialmente, quello era il binario più battuto: “Quando anche Giovanni Paolo II venne a casa nostra, 6 mesi dopo la scomparsa, lui ci disse: ‘È un caso di terrorismo internazionale e io sto facendo quanto di umanamente possibile per arrivare ad una soluzione“. Nel 1997, con la chiusura dell’inchiesta, si stabilì l’assenza di prove per avvalorare tale scenario.
Emanuela Orlandi, l’appello di Wojtyla nell’Angelus dopo la sparizione
L’ombra di un intrigo vaticano non ha mai abbandonato il giallo di Emanuela Orlandi, complici le piste che negli anni hanno gravitato intorno alla Santa Sede. Subito dopo la scomparsa, Papa Wojtyla lanciò un primo appello indiretto ai rapitori nel corso dell’Angelus del 3 luglio 1983 pronunciando le seguenti parole: “Desidero esprimere la viva partecipazione con cui sono vicino alla famiglia Orlandi, la quale è nell’afflizione per la figlia Emanuela, di 15 anni, che da mercoledì 22 giugno non ha fatto ritorno a casa. Condivido le ansie e l’angosciosa trepidazione dei genitori, non perdendo la speranza nel senso di umanità di chi abbia responsabilità in questo caso“.
A questa manifestazione pubblica ne seguirono altre 7 da parte dell’allora Pontefice, recatosi poi a casa della famiglia Orlandi nel dicembre dello stesso anno, alla vigilia di Natale. Oggi, come allora, Pietro Orlandi insiste sulla necessità di “indagare a 360 gradi” su tutti i fronti, compreso quello londinese, per arrivare a una soluzione della vicenda. “Sicuramente ci sono delle responsabilità interne al Vaticano – ha dichiarato il fratello di Emanuela Orlandi a DiMartedì nel 2024 –, sono convinto che Giovanni Paolo II, Ratzinger e Papa Francesco siano a conoscenza di quello che è avvenuto. Forse ora si vuole fare chiarezza, senza fare sconti a nessuno“.
