Cos'è insider trading e perché i democratici Usa accusano Donald Trump, mentre per gli esperti non ci sono prove di una manipolazione dei mercati
Dopo il caos innescato dai dazi, Wall Street è alle prese con un altro caso, quello del possibile insider trading di Donald Trump. Questa è quantomeno l’accusa mossa contro il presidente americano per un post pubblicato sul suo social Truth prima dell’annuncio della pausa alle tariffe. Poco dopo l’apertura del mercato azionario in Usa, il tycoon ha postato un messaggio dichiarando che era il momento ideale per “comprare“. Meno di quattro ore dal suo post, Trump ha dato la notizia della pausa ai dazi.
Di conseguenza, le azioni sono subito schizzate, arrivando a un rialzo di quasi 3mila punti, un segnale che gli investitori avevano seguito il consiglio di Trump al mattino e comprato subito in borsa. Prima del suo intervento, i prezzi delle azioni erano in calo da giorni, per via dei timori legati alle conseguenze delle nuove politiche commerciali dell’amministrazione Trump. Ora i democratici e alcuni esperti di etica governativa passano all’attacco, chiedendo un’indagine per chiarire se Trump abbia tentato di manipolare in maniera deliberata i mercati o abbia permesso a terzi di fare trading tramite informazioni privilegiate.
I senatori Adam Schiff, Ruben Gallego, Elizabeth Warren, che è anche membro della commissione per le banche, Chuck Schumer, Mark Kelly e il membro della Commissione per le finanze Ron Wyden hanno inviato una lettera al presidente della Securities and Exchange Commission (SEC), Paul Atkins, chiedendo di stabilire se il presidente Trump, i membri del suo gabinetto o altri soggetti, come la sua famiglia o funzionari della sua amministrazione, abbiano commesso insider trading, manipolazione del mercato o altre violazioni delle leggi sui titoli.
COS’È L’INSIDER TRADING E COSA SI RISCHIA
L’insider trading è un reato che configura quando ci si approfitta di informazioni non pubbliche per comprare o vendere azioni e ottenere un guadagno. In questi casi le informazioni devono essere rilevanti per il valore del titolo e non essere pubbliche. Il reato è ritenuto grave perché uno dei principi fondamentali della Borsa è che tutti gli investitori abbiano accesso nello stesso momento alle medesime informazioni, quindi chi ottiene informazioni privilegiate può arricchirsi ingiustamente e danneggiare gli altri. Su questo reato vigila la SEC: si rischiano sanzioni civili ed economiche, ma anche procedimenti penali.
“INSIDER TRADING? NON CI SONO PROVE SU TRUMP”
Non si è fatta attendere la replica della Casa Bianca, con il portavoce Kush Desai che ha accusato i democratici di “fare giochi di parte“, spiegando alla NPR che il post di Trump di prima mattina aveva il solo scopo di calmare i timori degli investitori. “È responsabilità del Presidente degli Stati Uniti rassicurare i mercati e gli americani sulla loro sicurezza economica“. Neppure per il professor Richard Painter, che insegna legge all’università del Minnesota e che in passato è stato il principale esperto etico di George W. Bush, ha dichiarato che “non ci sono prove evidenti” di insider trading, aggiungendo di non aspettarsi molto dalla SEC, che per ora non si è esposta sulla questione.
Anche per il New York Times è tutt’altro che certo che la lettera stimolerà un’indagine da parte della SEC, inoltre diversi esperti finanziari hanno dichiarato di non aver visto alcuna prova immediata di insider trading e che molti dei picchi di acquisto di mercoledì si sono verificati in concomitanza con l’annuncio. “La velocità non è illegale“, ha dichiarato ad esempio Steve Sosnick, capo stratega di Interactive Brokers. Data la volatilità del mercato e il forte volume di scambi che ha circondato l’annuncio, sarebbe molto difficile accertare qualsiasi attività illegale guardando solo ai movimenti del mercato.
Anche il “Lupo di Wall Street” Jordan Belfort ritiene impossibile che Donald Trump sia colpevole di insider trading o manipolazione del mercato. A Sky News ha dichiarato che non c’è stata una soffiata a poche persone, ma una dichiarazione social, in quanto tale pubblica. “Personalmente non lo trovo eccessivamente sospetto. Soprattutto perché l’ha detto a tutti in una volta sola. Se non avesse detto nulla e avesse detto a cinque dei suoi migliori amici: ‘Sto per alleggerire questa situazione tariffaria – dovreste comprare’, sarebbe stato illegale“.
L’ex agente di borsa, interpretato da Leonardo Di Caprio nel celebre film The Wolf of Wall Street, ritiene che Trump abbia ripetuto ciò che aveva dichiarato in precedenza e che pure il segretario del Tesoro Bessent aveva elargito lo stesso consiglio. Belfort ha accusato i Democratici di cercare di “guadagnare punti di favore con i media e con il loro partito“.
IL CASO NANCY PELOSI
I democratici, peraltro, sono gli stessi che avevano difeso a gran voce l’allora presidente della Camera Nancy Pelosi quando lei e suo marito facevano trading di azioni, rifiutandosi di approvare una legge al Congresso Usa che avrebbe vietato ai membri di fare trading di azioni mentre votavano su progetti di legge che riguardavano tali azioni. Inoltre, la democratica californiana è stata spesso accusata di essersi arricchita negli anni tramite i titoli azionari, in virtù delle partecipazioni azionarie intestate al marito.
“Si stima che Pelosi abbia guadagnato milioni nel corso degli anni attraverso il mercato azionario“, riportava Newsweek il mese scorso. Secondo la piattaforma dati Quiver Quantitative, il portafoglio è cresciuto del 700% dal 2014 e il suo patrimonio netto ammonta a circa 261 milioni di dollari.
“La somma di denaro che Nancy Pelosi ha guadagnato con alcuni acquisti azionari più redditizi ammonta a milioni di dollari e ha giustamente suscitato preoccupazione da parte di entrambi gli schieramenti politici… In effetti, le sue operazioni sono diventate così note che è possibile che la sola consapevolezza di investire in un’azienda ne faccia impennare il prezzo“, il commento di Alex Beene, docente di educazione finanziaria presso l’Università del Tennessee, secondo cui “è anche importante notare che molti di questi titoli appartengono a grandi aziende tecnologiche come NVIDIA e Apple, che vantano una solida storia di crescita a prescindere da chi detenga il potere a Washington“.
