Il pontificato di Papa Francesco stroncato dal Wall Street Journal: "Deludente. Il più autoritario, perché il suo ambientalismo radicale penalizza i poveri"
L’eredità di Papa Francesco è uno dei temi su cui si soffermano le riflessioni e analisi sul pontificato di Bergoglio a poche ore dalla sua morte. A prevalere sono i giudizi positivi, ma non sono gli unici. Francis X. Maier, che è senior fellow in Studi cattolici presso l’Ethics and Public Policy Center (EPPC) di Washington, ad esempio scrive sulle colonne del Wall Street Journal che non è ancora possibile stabilire dove Francesco si collocherà nella memoria cattolica ma, pur riconoscendo il fatto che le sue priorità e il suo stile di governo differiscono per forma e sostanza dai suoi immediati predecessori in diversi aspetti, esprime un giudizio molto critico nei suoi confronti.
Da un lato gli riconosce la semplicità e informalità che ha portato in Vaticano, il suo impegno nei confronti di chi vive ai margini, dai poveri ai disabili, passando per rifugiati e immigrati. Ne riconosce i meriti per quanto riguarda il maggiore coinvolgimento dei laici e nel dialogo amichevole con l’Islam e le altre religioni, ma rimarca anche la sua vigorosa opposizione alla pena di morte e agli eccessi materialisti, senza dimenticare le riforme dell’apparato amministrativo del Vaticano e delle sue finanze, il tentativo di instaurare un rapporto diverso con la Cina e la preoccupazione per l’ambiente.
PAPA FRANCESCO, I GIUDIZI NEGATIVI DEL WSJ
Ma per Maier sono “altrettanto evidenti” gli “aspetti negativi” del papato di Francesco, definito “il Papa più autoritario degli ultimi cento anni“, nonostante abbia richiamato all’apertura e all’ascolto. Per Maier era “malsano” il coinvolgimento eccessivo dei gesuiti, atteggiamento che avrebbe alimentato la percezione di una sorta di favoritismo nella Chiesa. Inoltre, sostiene che per le sue critiche al clero abbia alienato molti religiosi validi. Maier lo accusa anche di aver seminato confusione per i suoi commenti pubblici poco chiari su questioni delicate.
In alcuni punti il giudizio di Maier sulle colonne del giornale americano si fa molto duro, perché parla di “una vena di risentimento” di Papa Francesco per le critiche, di antipatia nei confronti degli Usa per le sue origini latinoamericane e “un astio ingiustificato” per il clero americano e più in generale per la vita cattolica americana.
“L’AMBIENTALISMO RADICALE E RETORICO”
A ciò si aggiunge il fatto che Papa Francesco per Meier abbia “ignorato molte questioni più urgenti che la Chiesa deve affrontare“. Descritto come un grande riformatore, in realtà Bergoglio per Maier non è riuscito a unificare il suo popolo, anche se era questo il suo obiettivo.
Ma questo non è l’unico articolo critico che è stato pubblicato nelle ultime ore dal Wall Street Journal, perché in uno firmato dal comitato editoriale il giudizio sull’eredità di Papa Francesco c’è ed è tranciante: viene espressa, infatti, delusione nei confronti di un pontefice che voleva sollecitare attenzione nei confronti dei poveri, facendo però del sostegno ai più deboli un “fulcro retorico” del suo papato.
“Papa Francesco ha creduto alle ideologie che mantengono i poveri nella povertà“, riporta il giornale americano, facendo riferimento all’ambientalismo di Bergoglio, definito “radicale“. In merito a uno dei suoi primi scritti, Laudato Sì, il comitato editoriale del WSJ ritiene che non si rendesse conto che “per sfuggire alla povertà è necessario un maggiore consumo di energia“.
“L’ANTIAMERICANISMO DI BERGOGLIO”
Accusato anche di antiamericanismo, Bergoglio è criticato anche per aver alimentato quella convinzione che l’America Latina sia povera perché gli Usa sono ricchi, ignorando i veri problemi dei paesi sudamericani. In un altro passaggio si ipotizza che abbia fatto confusione tra il corporativismo argentino e il capitalismo. Ma ancor meno gli viene perdonata la sua apertura alla Cina.
Grazie al progressismo di Papa Francesco ci si aspettava una crescita della popolarità della Chiesa in Europa, invece aumenta in Africa e tra i giovani cattolici ortodossi dell’Occidente, mentre nel Vecchio Continente i banchi delle chiese sono sempre più vuoti.
