Giuseppe Difonzo uccise la figlia di 3 mesi, Emanuela, ed è stato condannato in via definitiva: la ricostruzione del processo
Un ostacolo, una presenza “scomoda” da cancellare. Così Giuseppe Difonzo avrebbe visto la figlia Emanuela, di appena 3 mesi, al punto da provare più volte ad ucciderla fino a riuscirci, la notte tra il 12 e il 13 febbraio 2016, mentre era ricoverata presso l’ospedale pediatrico ‘Giovanni XXIII’ di Bari. L’uomo, 30enne all’epoca dell’omicidio, lo avrebbe fatto anche per soldi, con lo scopo di incassare un risarcimento dal nosocomio. Ma è stato scoperto e condannato in via definitiva pochi mesi fa.
La vicenda giudiziaria relativa al drammatico caso della piccola Emanuela Difonzo, che ha visto il padre a processo, è al centro della nuova puntata di Un giorno in pretura. La trasmissione di Roberta Petrelluzzi affronta la storia di Giuseppe Difonzo martedì 6 maggio, in prima serata dalle 21:20 su Rai 3.
Chi è Giuseppe Difonzo, il processo a Un giorno in pretura
Giuseppe Difonzo, finito a processo con l’accusa di aver ucciso la figlia Emanuela di appena 3 mesi, in primo grado era stato condannato a 16 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. In appello fu ergastolo (contestato l’omicidio volontario premeditato), ma la Cassazione annullò la sentenza con rinvio e l’appello bis ebbe come esito una condanna a 29 anni di carcere per il riconoscimento delle attenuanti generiche, verdetto confermato in via definitiva dalla Suprema Corte nel 2025.
Oggi 39enne, Giuseppe Difonzo soffocò la bambina la notte tra il 12 e il 13 febbraio 2016 nell’ospedale pediatrico ‘Giovanni XXIII’ di Bari dove la piccola era ricoverata. Avrebbe approfittato di un momento in cui era rimasto solo con la piccola. Le indagini avrebbero portato a galla almeno due tentativi di omicidio sempre ai danni della minore, uno nel novembre 2015 e uno nel gennaio seguente. Difonzo vedeva la bimba come “ingombrante e scomoda“, la sua nascita, secondo i giucidi, lo aveva messo di fronte a “responsabilità fino ad allora estranee al suo orizzonte” e che non voleva affatto assumersi.
In appena 3 mesi di vita, la piccola Emanuela aveva trascorso oltre 60 giorni su un letto di ospedale per delle crisi respiratorie che, stando ai medici, non avevano alcuna giustificazione clinica. I primi sospetti del personale sanitario e poi la terribile scoperta: a causarle, sarebbe stato sempre e solo il padre.
