La biologa Maria Rita Gismondo commenta il trattato OMS: l'agenzia ha bisogno di una riforma sui finanziamenti e sul Direttore Generale
A due passi dalla votazione sul nuovo trattato pandemico OMS, che è stato approvato dalla Commissione dell’Organizzazione, pur con l’astensione – tra gli altri Paesi – dell’Italia, è arrivato il commento della biologa Maria Rita Gismondo sulle pagine del quotidiano La Verità, partendo proprio dal precisare che, per quanto sia stata positiva la decisione italiana di astenersi dalla votazione, secondo lei sarebbe stato meglio “un voto contrario” che avrebbe lanciato un “segnale molto, molto preciso” all’OMS: di per sé il trattato – spiega Gismondo – è innegabilmente importante per garantire un “intervento internazionale davanti a una pandemia”, ma il problema, a suo avviso, è proprio – e ci torneremo – “questa OMS”.
Complessivamente, secondo Gismondo, l’attuale testo del trattato è stato certamente “addolcito, escludendo il potere decisionale assoluto di imporre agli Stati” determinate misure, come gli ampiamente criticati lockdown, la chiusura degli aeroporti o le vaccinazioni di massa; ma resta comunque il fatto che attualmente l’agenzia è la stessa che “non ha mostrato indipendenza” e, ad avviso di Gismondo, sarebbe importante “riformare interamente l’agenzia” prima di poter definire nel dettaglio i suoi poteri, accettando anche potenzialmente di mettere da parte – per ragioni ovviamente importanti – la sovranità nazionale dei singoli membri.
Maria Rita Gismondo: “L’OMS ha bisogno di un direttore generale che sia veramente indipendente”
Entrando nel dettaglio delle sue critiche all’OMS, Maria Rita Gismondo ci tiene a precisare innanzitutto che “non sono contraria a un’agenzia che possa agire a livello internazionale” in caso di sfide per la salute pubblica e collettiva, ma proprio per questa ragione “dovrebbe essere inattaccabile” dal punto di vista della “trasparenza”: attualmente, l’agenzia è “finanziata per la maggior parte dai privati che hanno, per statuto, la possibilità di indirizzare [i fondi] verso progetti specifici” e già questa è una lacuna notevole.
Similmente, Gismondo ricorda anche l’ovvio conflitto d’interessi che traspare dal fatto che “i maggiori donatori sono anche azionisti di aziende farmaceutiche“, ma il punto centrale della potenziale riforma dell’OMS dovrebbe essere incentrato “sulla figura del direttore generale“: questi – ricorda e spiega – “non dovrebbe avere il potere assoluto sulla scelta dei programmi”, recidendo ogni possibile legame “con i donatori” per evitare le scene viste con Ghebreyesus, che nutre chiari intrallazzi – e cita il fatto che abbia “finanziato la più grande diga africana” – con la Cina, alimentando dubbi ovvi sulla sua “clemenza” nei confronti dei cinesi dopo che hanno dato notizia della “pandemia (…) solo un mese dopo”.
