Marco Vannini, mamma Marina Conte contro Franca Leosini e Selvaggia Lucarelli per interviste ai Ciontoli senza repliche. Il dolore inconsolabile e la fede
MARCO VANNINI, LA RABBIA E IL DOLORE DELLA MAMMA 10 ANNI DOPO LA MORTE
La mobilitazione mediatica è stata decisiva nel caso della morte di Marco Vannini per riportare attenzione su un caso che rischiava di non avere giustizia. D’altra parte, la mamma Marina Conte ritiene che alcuni giornalisti abbiano commesso degli errori.
In particolare, ha mosso critiche contro Franca Leosini e Selvaggia Lucarelli tramite il podcast “Un altro pianeta” di Hoara Borselli, che l’ha invitata per una lunga e intensa intervista, in cui ha ripercorso le tappe della tragedia, la battaglia per avere giustizia, e raccontato la sua vita prima, con e dopo Marco.
«Loro pure l’hanno usata la televisione, perché quando c’è stata la sentenza, il Ciontoli padre (Antonio, ndr) andò a una trasmissione con la Leosini» ha ricordato la mamma di Vannini, segnalando però di non aver avuto diritto di replica. «A noi non ci hanno neanche chiesto di poter partecipare, invece il giornalista che veniva a casa mia comunque chiedeva agli avvocati dei Ciontoli o a loro se volevano intervenire».

Marina Conte ha anche citato Roberta Petrelluzzi di Un giorno in pretura per una lettera aperta a Martina Ciontoli. Ma non le è andato giù anche il fatto che Selvaggia Lucarelli, pur avendo detto che non era contro la sua famiglia, descriveva i figli di Antonio Ciontoli come «due poverini che erano vittime del papà», e aveva intervistato sia il papà sia il figlio. «Loro che hanno sempre detto che soltanto io andavo in televisione, nei salotti, mi piaceva andare in questi salotti… Io non mi divertivo ad andare in questi salotti».
NIENTE PERDONO E NIENTE CONFRONTI
Nell’intervista, però, ha parlato anche del dolore inconsolabile con cui convive da quando non c’è più il figlio, della vita che è diventata sopravvivenza, della sua battaglia da leonessa che però non si sente poi così tanto forte. «Il mio cuore, con la morte di Marco, non c’è più». Subito dopo la tragedia, andare avanti voleva dire dargli giustizia, ma ora si tratta di sopravvivere per Marina Conte. Una sopravvivenza priva di perdono. «Io non voglio niente da loro. Loro hanno rovinato la vita a mio figlio, ci hanno rovinato la vita a noi. Che perdono? Ma poi non ci verrebbero mai davanti a me a chiedermi perdono».
Non crede neppure alle dichiarazioni pubbliche. «Loro hanno fatto delle letterine ogni volta che c’è stata la condanna, davanti a tutti, pubblicamente, perché lo sanno che il confronto con me non lo potrebbero mai avere». Ma comunque la mamma di Marco Vannini preferirebbe non averlo, perché non saprebbe cosa dire loro. «Queste persone sono cattive dentro, perché hanno continuato a ferirci. Io non voglio proprio confronti con queste persone».
Marina Conte ha parlato anche di come è cambiato il suo rapporto con la fede dopo la morte del figlio, una spiritualità che le ha permesso di mantenere comunque un legame con lui. «Prima non eri così credente, ma ora attraverso la preghiera chiedo sempre al Signore di darmi la forza di poter affrontare una nuova giornata, e soprattutto spero che un giorno lo possa rivedere, perché se no non capisco il senso di tutto ciò. È tutto così assurdo».
Ma ha raccontato anche di come cerca sempre un contatto col figlio. «Io potrò sembrare matta per tanti, però io a Marco gli scrivo sul suo cellulare, è ancora attivo. Io gli scrivo, gli mando dei messaggi. La mattina vado in camera sua e gli do il buongiorno. La sera vado a dargli la buonanotte. Ci parlo, gli dico quello che succede durante la giornata. A volte lo guardo, perché in camera sua c’è la sua foto grande» ha raccontato da Hoara Borselli su YouTube.
I SEGNI DELLA PRESENZA DI MARCO VANNINI E I SOGNI
Ci sono poi dei segni, come quelli che riceve dalle persone che non li conoscono, ma le dimostrano affetto: per la mamma di Marco, in quei gesti ci sono gli abbracci del figlio. Poi ci sono i sogni. «Per esempio, ogni volta che c’era la sentenza sbagliata, lui arrivava che era triste. Non mi diceva niente, quindi io capivo che andava male». Lo ha sognato anche quando Martina Ciontoli si è laureata, eppure la notizia ufficiale le è arrivata dopo. «Quando me lo sogno da grande è perché arriva qualcosa proprio di forte. Se me lo sogno da piccolo è perché, secondo me, l’ho pensato durante il giorno e allora mi compare».
Ma ha ricordato anche il viaggio in Sardegna per la vendita di una villa, il maltempo durante il tragitto e poi, all’improvviso, l’arcobaleno. Quello era per lei il segno che potevano andare avanti, visto che temeva potesse non essere d’accordo. Ma ci sono stati altri segni, come i sassi a forma di cuore. Quando le è stato chiesto di rivelare cosa direbbe al figlio se avesse un solo minuto per parlargli, Marina Conte ha rivelato: «L’unica cosa che gli direi è che, a prescindere da come è andato tutto, sempre sarà il nostro orgoglio. E lo abbraccerei e basta. Quell’abbraccio proprio che… a soffocarlo».
Infine, se avesse la possibilità di portare in un altro pianeta tre cose imprescindibili: «Darei un abbraccio forte a tutta la mia famiglia, perché mi è stata vicino. Mi basterebbe stare soltanto con Marco e Valerio».
