Il discorso di Putin all'Occidente, il vulnus della libertà e il rischio di totalitarismo: una denuncia (sensata) e il "cortocircuito" della Russia
IL ‘MESSAGGIO’ DI PUTIN ALL’OCCIDENTE SUI “VALORI COMUNI”
Non è la prima volta e molto probabilmente non sarà l’ultima che la Russia di Vladimir Putin provi a lanciare un ideale “amo” all’Occidente sul macro-tema dei “valori”: se da un lato Mosca vuole provare a dividere il campo avversario segnando le diverse posizioni internazionali in merito a cultura, società e religione, dall’altro è storica la tradizione culturale russa che (per fortuna) va ben oltre la Presidenza Putin e che affonda le radici in una comune origine cristiana.
Detto ciò, fa sempre specie vedere il leader di un Paese che da tre anni muove guerra contro una nazione estera – l’Ucraina – provare ad appellarsi al senso di “valori comuni” con l’Occidente per richiedere “comprensione” sulle azioni e i motivi che muovono le operazioni russe: «molte persone, anche in Occidente condividono la nostra posizione», ha sottolineato il Presidente del Cremlino parlando con il giornalista di VGTRK Pavel Zarubin, riportato dalla Tass.
Dopo una nuova telefonata avvenuta con il Presidente americano Donald Trump – col quale a livello di dialogo diplomatico si mantiene un rapporto mai avuto prima d’ora con nessun altro leader occidentale – Putin rilancia la sua “proposta” valoriale contro le culture che da questa parte della “cortina di ferro” definiamo come “woke”: «molti la pensano come noi in Europa occidentale e nel Nord America».
DAL “LIBERALISMO” AL “TOTALITARISMO”: UN PROBLEMA E UN DISTINGUO NECESSARIO
Davanti ad una complessiva crisi dei valori e delle culture nell’Europa e nell’Occidente, Putin con la Russia rappresenta un costante “spigolo” di difficile lettura: il Cremlino infatti ritiene che parte delle forze occidentali si siano deteriorate e rovinate con “opinioni liberali” che negli anni sono divenute sempre più “totalitari”.
Qui occorre un distinguo che è d’obbligo: è possibile tenere assieme le due istanze che riteniamo egualmente valide, ovvero che la Russia ad oggi eserciti un potere autocratico con ben poche libertà politiche e che abbia attaccato deliberatamente un Paese straniero, ma che al contempo possa avere anche una base di ragione nel ritenere che qualcosa in Occidente non sia andato nel verso giusto in questi ultimi decenni.
Sostenere però la crisi dei valori in Occidente, sia ben chiaro, non giustifica una guerra iniziata e ora continuata (senza ancora una tregua di pace concessa da Mosca, ndr) sul fronte ucraino, contro gli alleati di Kiev nella NATO: il discorso di Putin resta però, a prescindere da chi lo propone, un tema di riflessione su cui l’autarca del Cremlino continua a spingere da tempo.
L’avanzata dei temi liberali (intendendo la cultura liberal di sinistra in America) ha rappresentato per molti inizialmente un progresso, salvo poi ora rendersi conto che vi sia un rischio di un «approccio totalitario da parte dei globalisti liberali»: per Putin diversi da Oriente a Occidente «hanno iniziato ora senza paura a esprimere il loro punto di vista, anche sulla scena politica». Un liberalismo globale, chiosa il leader russo, che negli anni si è trasformato «in totalitarismo»: il tema non è da poco, anche se permane una critica del tutto legittima sull’origine e l’autore di tale lettura, il primo che in termini di libertà (politica e non) qualche piccolo problema l’ha posto in questi anni…
