Sondaggi Spagna: PP 36%, PSOE 26%. Sánchez alle strette tra scandali e rifiuto del 5% spesa militare NATO. Tensione interna e opposizione in crescita
I sondaggi in Spagna continuano a raccontare un equilibrio instabile, con il Partito Popolare ancora in testa e in crescita, il PSOE che resiste sotto pressione e due forze in risalita: Vox a destra e Podemos a sinistra e secondo l’ultima rilevazione DYM realizzata il 17 giugno 2025, il PP si attesta al 36%, con un aumento considereole rispetto all’ultima rilevazione del 14–19 maggio, mentre il Partito Socialista guidato da Pedro Sánchez scende al 26%, perdendo tre punti ma mantenendo il secondo posto.
Vox, il partito di destra radicale, sale al 14%, guadagnando due punti, mentre Podemos, nonostante le difficoltà degli ultimi mesi, cala al 4%, Sumar invece, la formazione più ampia della sinistra alternativa, cresce all’8%, con un aumento di due punti, seguono i partiti minori come SALF all’1%: un quadro che conferma la frammentazione politica del Paese e mostra segnali di mobilitazione soprattutto nelle forze di opposizione più radicali, mentre l’area socialista appare in difficoltà, sotto la pressione di scandali interni e tensioni con gli alleati di governo.
Il campione del sondaggio comprendeva 1.042 cittadini ed è stato raccolto in piena fase di crisi istituzionale per l’esecutivo, dopo le dimissioni forzate di Santos Cerdán e le nuove accuse che hanno coinvolto l’ex ministro Ábalos e, in questo contesto, i partiti indipendentisti mantengono posizioni marginali ma ancora considerevoli nel bilanciamento parlamentare, specialmente per la tenuta della maggioranza di Sánchez, che continua a dipendere da accordi specifici e delicati con forze regionali come ERC e Junts, che restano diffidenti nei confronti di un governo sotto pressione.
Sondaggi in Spagna: le conseguenze politiche del no di Sánchez alla spesa militare al 5%
Oltre ai sondaggi, il rifiuto da parte del governo spagnolo di sottoscrivere l’impegno del 5% del PIL da destinare alle spese militari – come proposto dal vertice NATO previsto a fine giugno all’Aia – rappresenta un’altra variabile politica importante nel panorama spagnolo attuale: il premier Pedro Sánchez ha scritto una lettera formale al segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, affermando che quel livello di spesa è da considerarsi “irragionevole e controproducente” per il Paese.
La Spagna, che nel 2024 ha speso l’1,3% del proprio PIL in difesa, intende portarsi al 2% entro la fine dell’anno, ma non oltre, in sostanza, Madrid contesta che esista un parametro unico valido per tutti i membri dell’Alleanza, ribadendo l’importanza di rispettare la diversità delle economie e dei modelli sociali: una presa di posizione che, secondo l’esecutivo, è coerente con una visione del mondo centrata sullo Stato sociale, sulla sostenibilità e sulla cooperazione internazionale, tutti principi che, per il governo spagnolo, verrebbero compromessi da un’espansione eccessiva del bilancio militare.
La dichiarazione ha provocato reazioni contrastanti in Europa, ma a livello interno si inserisce in un clima già teso, con la maggioranza parlamentare del PSOE che ha mostrato insofferenze su più fronti: il rifiuto, anche se motivato con dati e proiezioni sulle capacità operative della Spagna, è stato accolto con freddezza anche da settori centristi della politica nazionale, che temono un ulteriore isolamento strategico del Paese all’interno della NATO. Mentre il dibattito sul riarmo attraversa l’intera Europa, il governo spagnolo ha scelto una linea più prudente e sociale, ma non è detto che questo basti a blindarne la stabilità.
Sondaggi in Spagna, gli scandali colpiscono il PSOE: Sánchez non molla ma la pressione cresce
I sondaggi in Spagna si intrecciano oggi con la crisi politica più critica e destabilizzante dell’era Sánchez, un momento di difficoltà che si riflette nel dato stagnante del PSOE e nel rafforzamento delle opposizioni: il premier, al centro di una tempesta politica ancor più amplificata da indagini per corruzione che coinvolgono suoi ex collaboratori come Ábalos e Cerdán, ha ribadito in Parlamento che non ha intenzione di dimettersi, ma la posizione appare ogni giorno più fragile.
A pesare sono anche i procedimenti giudiziari in corso che toccano persone a lui vicine: la moglie, Begoña Gómez, è indagata per irregolarità nei rapporti con aziende, mentre il fratello David è coinvolto in un’inchiesta separata ed a anche il Procuratore generale, Álvaro García Ortiz, è sotto indagine.
Una serie di casi che rafforzano e intensificano le critiche di un’opposizione sempre più aggressiva, con il leader del PP, Feijóo, che ha parlato apertamente di “banda della Peugeot” per indicare l’asse tra Sánchez e i suoi alleati; il primo ministro ha promesso una commissione d’inchiesta, ma i suoi partner di governo, a cominciare da Sumar, attendono segnali più concreti per rinnovare l’appoggio parlamentare.
La possibilità di una mozione di sfiducia resta per ora remota, data l’assenza di una maggioranza alternativa, ma lo scenario potrebbe cambiare in fretta se emergessero nuove intercettazioni o se l’inchiesta si allargasse ulteriormente; il premier spagnolo si trova dunque a rappresentare la Spagna in un contesto internazionale complesso, mentre in patria deve affrontare un’opinione pubblica disillusa e un sistema politico sempre più polarizzato. La sua scommessa, ora, è il tempo: riconquistare la fiducia interna mentre cerca di evitare che la crisi interna si trasformi in un terremoto elettorale.
