L'appello del Patriarca Pizzaballa per la vera pace in Medio Oriente: "ripartire dalla questione palestinese. Cristiani sono pochi ma possono fare molto”
LA PACE IN MEDIO ORIENTE SOLO PONENDO LA QUESTIONE PALESTINESE: IL MONITO DEL PATRIARCA PIZZABALLA
Dagli attentati indegni in Siria al clima di costante vendetta in Terra Santa, alle guerre tra Gaza, Cisgiordania e Iran (dove però è in corso una vera tregua da 48 ore, ndr): il caos in Medio Oriente è completo e per il Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, un elemento che non può più essere messo da parte è l’affrontare la causa palestinese. In una lunga intervista a “La Repubblica”, il prelato che da anni fornisce aiuti e assistenza ai cristiani della piccola comunità di Gaza – oltre ad essere snodo di dialogo e confronto con il mondo ebraico e musulmano in Terra Santa – racconta l’amara situazione attuale in Palestina.
Parlare di pace resta qualcosa di complesso e molto impegnativo, dice Pizzaballa, anche se il cessate il fuoco tra Israele e Iran rappresenta veramente un buon inizio di speranza: per raggiungere però una reale pacificazione servirà tempo e anni, ed ogni speranza di pace rimarrà comunque instabile «finché non si affronta la questione palestinese». Il mondo arabo in Medio Oriente è molto connaturato e stretto, con legami antichissimi e il “nodo” palestinese è uno di questi, forse il più intricato di tutti: manca però una visione politica su ambo i lati – mondo ebraico e arabo – per riuscire al momento ad affrontare al meglio le sofferenze atroci dovute alle guerre.
COSA PUÒ FARE DAVVERO LA CHIESA TRA GAZA, CISGIORDANIA E PALESTINA
Il problema è che una leadership politica effettiva manca dannatamente all’interno del Medio Oriente, e anche nella comunità internazionale: per questo la comunità di Gaza, così come la West Bank, continua a registrare drammi e atrocità. Secondo il Patriarca Pizzaballa le possibilità di “azione” dei cristiani per la pace mondiale sono limitate anche se fondamentali: in Medio Oriente i numeri sono molto bassi, anche se l’esempio di 500 cristiani che vivono la propria fede in condizioni impossibili a Gaza è a tratti commovente.

Per il Card. Pizzaballa lo scenario è molto complicato per la vita di tutti i giorni, senza garanzie, con fortissimo disorientamento della popolazione e con le uniche finanze garantite dal turismo fino all’altro ieri che ovviamente al momento vengono a mancare: l’impulso di Papa Leone XIV è quello di farsi sempre più “avvocati della pace”, portando il Vangelo di Cristo nei luoghi dove tutto ebbe inizio. Non è facile, ovviamente, specie perché i cristiani in Medio Oriente non sono certo visti bene.
Lo dimostra l’orrendo attentato ISIS a Damasco durante la Santa Messa del Corpus Domini nella chiesa greco-ortodossa: per il Patriarca ancora oggi le persone che vivono il cristianesimo sulla propria pelle pagano anni di indottrinamento estremista islamista che li ha in odio.
In secondo luogo però, aggiunge ancora Pizzballa a “La Repubblica”, occorre anche lato cristiani di evitare la “narrativa” dello scontro religioso a ste stante: serve invece «il coraggio di gesti di fede e di fiducia», non è semplice ma neanche impossibile per chi ha fede in Cristo. È una resistenza “attiva” quella richiesta ai cristiani dentro e fuori Gaza: la voce di dialogo, di fratellanza e di umanità, tutto quello che nel Medio Oriente odierno è di scarsissima disponibilità da parte di tutti…
