Il governo vuole includere il progetto del ponte sullo Stretto nel piano di spesa militare Nato, la struttura può essere catalogata come "strategica"
Il ponte sullo Stretto di Messina potrebbe essere classificato come “progetto di sicurezza” anche a fini di difesa per essere incluso nel piano di aumento spesa richiesto dalla Nato e accettato dall’Italia in occasione dell’ultimo vertice a L’Aja. L’intenzione del governo, come anticipato dal quotidiano Politico, potrebbe essere quella di far rientrare anche i 13,5 miliardi di euro nel cumulo dei costi complessivi da sostenere, fino al raggiungimento del 5% del Pil, come previsto dall’accordo, grazie alla definizione di “infrastruttura di utilità militare” e quindi ottima anche come investimento per la Nato, da utilizzare come collegamento per il passaggio degli eserciti in caso di bisogno.
Il giornale ha riportato la notizia parlando anche di un rapporto governativo, pubblicato lo scorso aprile, che dovrà essere poi discusso per valutarne la fattibilità e che oltre a contribuire all’obiettivo, potrebbe anche mettere d’accordo chi tra la maggioranza è rimasto contrario sul riarmo, in particolare trovare il consenso di Matteo Salvini che aveva già definito il piano Europeo “Una spesa folle” proponendo invece di dirottare i fondi sulla costruzione di opere strategiche come appunto il ponte sullo Stretto.

Piano del Governo: “Ponte sullo Stretto sarà inserito tra “infrastrutture di sicurezza” per rientrare nella spesa Nato”
Il piano dell’Italia di includere il ponte sullo Stretto tra le spese per la difesa del programma Nato, potrebbe incontrare non pochi ostacoli. Come ha sottolineato il quotidiano Politico infatti, l’infrastruttura, anche se inserita nella categoria di opere strategiche da usare a fini militari, rischia di venire bocciata in sede di valutazione dell’Alleanza, che ha posto traguardi ben precisi tra i costi da sostenere, anche se con una certa flessibilità garantita ai membri.
Il documento di cui ha parlato il giornale, sottolinea che il progetto, che potrebbe partire già a luglio e per il quale è stato richiesto anche il finanziamento Ue per la mobilità di personale e risorse militari, si integrerebbe perfettamente anche nella strategia Nato, fornendo un importante canale di collegamento delle forze dall’Europa settentrionale al Mediterraneo. Fortemente critici gli esponenti dell’opposizione all’europarlamento, che hanno già rilasciato dichiarazioni in merito alla notizia, sostenendo che la presentazione di un piano del genere porterebbe soltanto l’Italia a rendersi ridicola.
