Per parlare del delitto di Garlasco vi era ospite di Quarta Repubblica Francesco Compagna, storico legale dei Poggi: cosa ha detto
L’avvocato Francesco Compagna, storico legale della famiglia Poggi, è stato ospite ieri sera negli studi del programma di Rete 4, Quarta Repubblica. Le prime parole sono state sull’impronta 33, che per l’accusa apparterrebbe ad Andrea Sempio, ma che invece la difesa ha completamente smontato, spiegando prima di tutto che non vi sia sangue e secondariamente che molto probabilmente quella traccia non sarebbe nemmeno di Sempio. Una impronte che è stata sbattuta su tutte le tv e i giornali dopo che si disse che fosse intrisa di sangue, tra l’altro raffigurata in rosso, ma che si sta rivelando un vero e proprio buco nell’acqua, come del resto ogni “scoop” di questa nuova indagine su Garlasco.
“Siamo rimasti perplessi dalla valorizzazione di questa impronta – spiega Francesco Compagna in diretta su Rete 4 – si dava per scontato che l’assassino non avesse sceso minimamente i gradini e quella collocazione fa pensare che sia del tutto irrilevante ai fini dell’omicidio, i Ris avevano già fatto il test del sangue ed era negativo. Non gli attribuivamo gran valore, poi vedere attraverso il Tg1 che c’era quella impronta forse con il sangue, e poi nella rappresentazione grafica era rossa. Ora ci sono approfondimenti anche per capire se sia attribuibile a Sempio? Noi abbiamo chiesto subito l’incidente probatorio ma la procura ha preferito svolgere approfondimenti per conto loro e aspetteremo le loro valutazioni”.
DELITTO DI GARLASCO, COMPAGNA SULLA NUOVA INDAGINE
Su questa nuova indagine e tutto il circo mediatico degli ultimi mesi, Compagna sottolinea giustamente: “Partiamo dal presupposto della buona fede e dobbiamo farlo, ma sicuramente c’è molta superficialità perchè conoscere la complessità della vecchia inchiesta presuppone uno studio approfondito. Se qualcuno pensa di risolvere un caso dal nulla 18 anni dopo senza prima confrontarsi con tutti gli elementi, a quel punto il rischio è di prendersi un abbaglio”.
Non passa giorno in cui non emerga qualche “fake news” o comunque qualche notizia sensazionale che sembra destinata cambiare il corso della vicenda di Garlasco, finendo poi in un nulla. Sulla spazzatura, oggetto di incidente probatorio, che ha visto emergere solo due dna, quello di Chiara Poggi e di Alberto Stasi, dal Fruttolo e dall’Estathe, sono eloquenti le dichiarazioni dell’avvocato dei Poggi: “Di impronte ce ne erano 105, come lei immagini chi svolge le indagini si concentra su cose di maggior rilevanza, ora stiamo lavorando su materiale da scarto in tutti i sensi”.
DELITTO DI GARLASCO, COMPAGNA SU STASI E LE CAPPA
L’avvocato Compagna ha poi ricordato perchè Alberto Stasi è stato condannato durante il lungo processo, che lo aveva visto assolto nei primi due gradi di giudizio: “Io credo sia giusto dare conto anche di quello che è stato l’esito del processo. Si può condividere il fatto che la reazione emotiva personale lascia perplessi ma non dimostra. Il problema è stato che Stasi ha mentito perchè se no avrebbe lasciato le tracce Lacoste e il dato più irrilevante di tutti, quel tappetino dell’auto, di fronte al luminol avrebbe necessariamente rilevato una traccia di sangue. Questa è la valutazione della Cassazione che io riporto come è”.
Sul tutore sequestrato a Paola Cappa, l’avvocato Compagna commenta: “Finchè parliamo di Stasi, Sempio, siamo su dati processuali che conosco, ma di fronte a persone che non sono nemmeno indagate, rischiamo di cadere nel voyeurismo. Penso che dovremmo avere il decreto di sequestro…”. Quindi ribadisce sulla questione: “Entrare nella vita delle persone in questo modo genera in me un imbarazzo. Entriamo nella vita delle persone quando bisogna accertare un fatto criminoso ma quando non vedo rilevanza rispetto ai fatti processuali fatico. In questo Paese diciamo che ci sono troppe intercettazioni e dobbiamo limitarle e poi ricercarle anche nel vecchio andarle a trovare per avere qualche spunto in più”.
