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Home » Lavoro » CONSIGLI PER IL LAVORO/ Gli esempi di Francia, Germania e Svezia per valorizzare gli over 50

  • Lavoro
  • Economia e Finanza

CONSIGLI PER IL LAVORO/ Gli esempi di Francia, Germania e Svezia per valorizzare gli over 50

Franco Ferrazza
Pubblicato 20 Luglio 2025
Foto di cottonbro studio (Pexels)

Foto di cottonbro studio (Pexels)

La demografia fa sì che in Italia ci siano tanti lavoratori over 50, che però non vengono adeguatamente valorizzati

Ma l’età è un problema o una risorsa? E l’esperienza? Troppo giovani, troppo vecchi… termini spesso ricorrenti nel mondo del lavoro. Nel mia professione mi capita spesso, nei colloqui di coaching o nelle aule di formazione, di incontrare persone brillanti con alle spalle venti, trent’anni di esperienza, che si trovano improvvisamente “fuori” (dal lavoro, dal sentirsi a bordo) o adeguati nel contesto aziendale. Non per mancanza di competenze, ma per età.


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Lo studio “La sfida della Longevity” (Intoo e Wyser, Gi Group Holding) conferma queste sensazioni: il 62% dei manager ritiene che le aziende non siano ancora pronte a valorizzare appieno i colleghi over 50. E i lavoratori? Più di un terzo dice di non sentirsi ascoltato nei propri bisogni. Le iniziative dedicate, dove esistono, spesso si limitano al prepensionamento (lo dice il 50% dei manager), mentre solo un senior su cinque sa dell’esistenza di progetti a loro rivolti. E appena il 12% vi ha partecipato.


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Qui il punto non è solo organizzativo, ma culturale. Il 69% dei lavoratori senior e il 78% dei manager riconoscono che l’età rappresenta ancora una forma di discriminazione. Otto manager su dieci ammettono apertamente che l’età anagrafica è un fattore penalizzante persino per le posizioni manageriali. Eppure basterebbe poco per cambiare approccio.

Henry Ford diceva: “Chiunque smetta di imparare è vecchio, a venti come a ottant’anni. Chi continua a imparare rimane giovane”. Un concetto semplice, ma rivoluzionario: la vera soglia non è nel calendario, ma nella voglia di restare aperti all’apprendimento.


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C’è poi un pregiudizio duro a morire. Anche io, da recruiter, corro questo rischio: i senior e la tecnologia sarebbero incompatibili. In realtà, i numeri raccontano altro: sette over 50 su dieci vedono nella tecnologia una risorsa e il 76% chiede formazione per restare aggiornato. L’intelligenza artificiale non fa paura: il 69% dei manager e la metà dei lavoratori senior la considerano un’opportunità, non una minaccia.

Leo Buscaglia, scrittore italo-americano, diceva: “Il cambiamento è il risultato finale di ogni vero apprendimento”. Un’affermazione che si potrebbe benissimo incorniciare nella sala formazione di qualsiasi azienda.

Secondo l’Istat (Rapporto Annuale 2025), al 1° gennaio la popolazione italiana è scesa sotto i 59 milioni. L’età media? 46,8 anni. Fra vent’anni un italiano su tre avrà più di 65 anni. Il mercato del lavoro riflette questa situazione demografica: nel quarto trimestre 2024, l’occupazione nella fascia 50-64 anni è aumentata di 1,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

Il tema riguarda tutta Europa, ma alcuni Paesi sono già sulla strada giusta:
– La Germania con programmi di reverse mentoring, in cui giovani e senior si formano a vicenda sulle competenze digitali. Sono previsti anche incentivi alla formazione continua.

– Svezia e Paesi Nordici hanno modelli flessibili di orario e apprendimento permanente, sostenuti da accordi sindacali.

– In Francia sono previste agevolazioni fiscali per le imprese che investono nella formazione dei lavoratori maturi e nella trasmissione intergenerazionale delle competenze.

Tutto questo dove ci porta? Valorizzare i lavoratori senior non è una gentile concessione, ma una leva strategica, necessaria. I dati ci dicono che chiedono più formazione, più ascolto, più spazio. E che la tecnologia non li spaventa, anzi: li stimola.

Guardando ai modelli europei, diventa evidente che servono politiche aziendali capaci di attivare davvero l’esperienza, attraverso percorsi di carriera dedicati, dialogo tra generazioni e investimenti mirati. Solo così la demografia non sarà una minaccia, ma un’occasione e non possiamo farne a meno.

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Tags: Formazione lavoro

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