La grafologa Cordella in Commissione di Inchiesta parlamentare su Emanuela Orlandi dichiara che i documenti su cui si basa la pista di Londra sono falsi
Emanuela Orlandi, la grafologa forense Sara Cordella ascoltata dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta sul caso, ha smontato la pista di Londra dichiarando come falsi i documenti che erano stati mostrati in tv da Pietro Orlandi a prova del presunto trasferimento della ragazza rapita in Inghilterra. In particolare sono state esaminate alcune lettere, tra cui la più importante inviata al cardinale Poletti dall’arcivescovo di Canterbury George Carey, che dice di essere al corrente della situazione, invitando il destinatario a discuterne.
Su questo foglio, che risulta essere una fotocopia, l’esperta ha confermato, come aveva già fatto in passato dopo aver visionato il foglio, che si tratta di un artefatto tratto da uno scritto che era già presente in rete e soprattutto, scritto in un inglese che non può essere riconducibile ad una persona di madrelingua. Anche le altre due lettere, quelle inviate da Poletti a sir Frank Cooper e al Cardinale Ruini, che il fratello di Emanuela aveva mostrato sia a Chi l’Ha Visto che a Verissimo a sostegno dell’ipotesi, come ha sottolineato la grafologa sarebbero facilmente riconoscibili come false, solo guardando la firma che è perfettamente sovrapponibile a quella del cardinale in altri documenti reperibili online.
Emanuela Orlandi, la grafologa conferma in Commissione: “Documenti sulla pista di Londra sono falsi”
Secondo quanto testimoniato dalla grafologa nominata come esperta forense dalla Commissione di inchiesta parlamentare sul caso di Emanuela Orlandi, anche l’altro documento sul quale si basava la tesi della pista di Londra, sarebbe un falso non utilizzabile come prova per una indagine. Si tratta della lista spese composta da cinque pagine, che il Vaticano avrebbe sostenuto per il mantenimento della ragazza durante la permanenza in Inghilterra. Un resoconto sommario nel quale sono incluse diverse voci tra cui: soggiorno, vitto e alloggio in un ostello per studentesse che però risulta anonimo e privo di elementi che possano ricondurre all’autenticità della provenienza pertanto potrebbe essere stato scritto da chiunque.
Pietro Orlandi ha già pubblicamente risposto a quanto emerso dalla perizia, affermando che si tratta di un ennesimo tentativo di affossare la pista, in quanto la scelta della grafologa, che già in precedenza aveva contestato gli stessi documenti dimostrerebbe la chiara volontà della Commissione . Come riporta il Fatto Quotidiano, il fratello di Emanuela ha dichiarato: “Tutto quello che è accaduto dal 2017 riguardo la pista di Londra è questo: ci si mette una pietra sopra perché una persona dichiara che le lettere sono false, senza ovviamente aver avuto in mano alcun documento originale. Penso proprio che la verità nessuno la voglia“.
