Le immagini e il video dell'autopsia di Chiara Poggi, vittima di Garlasco, finiscono online: cosa sta accadendo, i dettagli
Episodio a dir poco deplorevole riguardante il giallo di Garlasco, l’omicidio di Chiara Poggi del 2007: un soggetto non identificato starebbe vendendo online il video dell’autopsia della povera ragazza. Una notizia che non può che lasciare sgomenti, che indigna, e che si aggiunge a tutto il fango tirato addosso alla famiglia Poggi in questi mesi di nuova indagine.
Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera attraverso la sua edizione online, fortunatamente qualcuno ha denunciato il tutto (si parla di immagini della povera Chiara Poggi durante l’autopsia), di conseguenza il Garante della Privacy avrebbe adottato in via emergenziale un provvedimento di blocco nei confronti dello stesso soggetto che sta vendendo il video.
L’Autorithy parla di una “lesione gravissima”, sia per la stessa Chiara quanto per i suoi famigliari, e l’autorità fa sapere che diffondere immagini o video dell’autopsia in questione, risulta ovviamente un’azione illecita che è punibile ai sensi della legge.
Si raccomanda quindi di non diffondere lo stesso filmato nel caso in cui si venisse a conoscenza dello stesso, visto che parliamo di un video che andrebbe a “ledere in maniera gravissima” la dignità della ragazza e dei famigliari, tenendo anche conto del fatto che la giovane 26enne sia stata uccisa in modo molto violento, con diversi colpi alla testa.
DELITTO DI GARLASCO, AUTOPSIA CHIARA POGGI ONLINE: TUTTE LE FAKE NEWS
Si tratta dell’ennesimo scempio a cui stiamo assistendo nel corso dell’inchiesta bis sui fatti di Garlasco ai danni, come detto sopra della povera famiglia Poggi che in questi mesi ha dovuto subire le accuse verso la figlia di avere un amante, il famoso “piccione”, ma anche un doppio telefono, quasi ad indicare una seconda vita, quindi la fake news dell’assenza di Marco Poggi in montagna ed ora quello che appare il colpo peggiore: troverà mai fine questa vicenda?
Speriamo vivamente di sì, nel frattempo rinnoviamo anche noi l’appello dell’Authority: non diffondete il video assolutamente, ne tanto meno le immagini.

