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Home » Esteri » Medio Oriente » IRAN/ La resistenza: si preparano migliaia di esecuzioni, siamo pronti a una insurrezione organizzata

  • Medio Oriente
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IRAN/ La resistenza: si preparano migliaia di esecuzioni, siamo pronti a una insurrezione organizzata

Int. Zolal Habibi
Pubblicato 20 Luglio 2025 - Aggiornato alle ore 11:56
L'ayatollah Ali Khamenei, guida suprema dell'Iran

L'ayatollah Ali Khamenei, guida suprema dell'Iran (Ansa)

Zolal Habibi denuncia una ondata di arresti, torture e condanne a morte in Iran. Si rischia un massacro di prigionieri politici come nel 1988

È un regime indebolito, che ha paura, ma che proprio per questo mostra la sua faccia più truce. Zolal Habibi, membro della commissione Esteri della Resistenza iraniana, racconta la nuova ondata di repressione in Iran, le privazioni a cui sono costrette le donne, gli arresti dei dissidenti, anche solo per aver condiviso online qualche contenuto.


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La Resistenza si prepara a guidare un’insurrezione, ma la violenza del regime rischia di degenerare: ci sono segnali per cui potrebbe essere ripetuta un’esecuzione dei prigionieri politici come quella del 1988, in cui furono uccise migliaia di persone.

Cosa sta accadendo in Iran dopo la guerra dei 12 giorni? Il regime sta usando una repressione ancora più feroce rispetto a prima?


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Il regime iraniano è entrato in una nuova fase di repressione dopo la guerra dei 12 giorni. Temendo un’esplosione della rabbia popolare e una nuova rivolta nazionale, le autorità hanno scatenato un’ondata di arresti, torture e condanne a morte, prendendo di mira i prigionieri politici.

Solo recentemente, il 12 luglio, tre prigionieri politici — Farshad Etemadi-Far, Masoud Jamei e Alireza Mardasi — sono stati condannati a due pene di morte ciascuno e a un anno di prigione, dopo due anni di torture e isolamento. Il loro crimine? Una presunta “appartenenza all’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (PMOI/MEK)”, il principale movimento di opposizione in Iran.


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Chi sono le persone arrestate e quali rischi corrono?

Le persone arrestate sono in gran parte giovani iraniani, studenti, lavoratori, attivisti e cittadini comuni. Alcuni arrestati per legami con il MEK, altri solo per aver condiviso contenuti “anti-regime” online. Attualmente, 15 prigionieri politici sono nel braccio della morte per il loro sostegno al MEK, e decine attendono il processo per le stesse accuse. Altri, come Saeed Masouri — il prigioniero politico più a lungo detenuto in Iran — vengono trasferiti violentemente in luoghi sconosciuti, facendo temere una ripetizione dei massacri del 1988.

Khamenei, i Guardiani della Rivoluzione, Pezeshkian: chi detiene veramente il potere oggi in Iran e attraverso quali mezzi? E con quali obiettivi?

Il potere in Iran è saldamente nelle mani di Ali Khamenei, la Guida Suprema, il quale mantiene il controllo grazie ai Guardiani della Rivoluzione (IRGC). Il nuovo presidente, Pezeshkian, è solo una facciata per suggerire un cambiamento, in realtà opera all’interno di un sistema in cui i Guardiani controllano la sicurezza, l’economia e la politica estera.

I mezzi attraverso cui mantengono il potere sono brutali: arresti arbitrari, torture, esecuzioni pubbliche e soppressione della società civile. L’obiettivo finale è la sopravvivenza della teocrazia, anche a costo di governare sulle rovine. Per questo motivo, il popolo iraniano e la resistenza chiedono che i Guardiani della Rivoluzione siano designati come entità terroristica.

Nel 2022, gli iraniani hanno attirato l’attenzione del mondo con le proteste dopo la morte di Mahsa Amini. Che fine ha fatto quel movimento? Le proteste e il dissenso continuano oggi? E in che forma?

Il movimento nato dall’omicidio di Mahsa Amini si è evoluto, non è scomparso. Nonostante la repressione brutale, gli iraniani continuano a resistere attraverso scioperi, manifestazioni e le attività delle Unità della Resistenza. Queste unità, collegate al MEK/PMOI, compiono atti quotidiani di sfida, sfidando il terrore nonostante il pericolo.

Nell’ultimo anno, le Unità della Resistenza hanno effettuato oltre 3mila operazioni contro centri di repressione in tutte le 31 province, accompagnate da oltre 39mila atti di disobbedienza civile – campagne di graffiti, sabotaggi, proteste – in 135 città. A Zahedan, i coraggiosi compatrioti baluci hanno continuato le proteste settimanali ogni venerdì per 137 settimane consecutive, mentre lo sciopero dei prigionieri politici “Martedì contro le esecuzioni” è giunto alla sua 77esima settimana.

Quali libertà sono ancora negate ai cittadini iraniani oggi, in particolare alle donne? Cosa non possono fare e come vengono considerate? Perché le donne sono alla guida del Consiglio della Resistenza?

Gli iraniani vivono in una delle società più repressive al mondo, e le donne ne subiscono il peso maggiore. Alle donne viene sistematicamente negato il diritto di scegliere come vestirsi, di viaggiare senza il permesso di un tutore maschio, di accedere a determinate facoltà universitarie, di esercitare alcune professioni, o di partecipare a eventi sportivi.

Subiscono discriminazione sia nella legge che nella vita quotidiana. Proprio per questo motivo, le donne sono la forza motrice della resistenza. Nel Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (NCRI), le donne ricoprono ruoli di leadership fondamentali, guidate da Maryam Rajavi, presidente eletta del NCRI, che incarna la visione di un Iran democratico dove l’uguaglianza di genere è un principio fondante.

Si parla spesso della possibilità di rovesciare il regime dei mullah, ma esiste un’alternativa reale e pronta a guidare l’Iran verso un futuro democratico? Attraverso quali passi concreti si può evitare il caos?

Sì, fortunatamente esiste un’alternativa concreta al regime dei mullah: una repubblica democratica e laica, nettamente distinta tanto dalla teocrazia quanto dalla dittatura monarchica dello Shah e della sua SAVAK. Il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (NCRI), attraverso il piano in 10 punti di Maryam Rajavi, offre una visione chiara: una repubblica laica fondata sui diritti umani, sull’uguaglianza di genere e su un Iran non nucleare.

Cosa prevede questo progetto?

Prevede un governo di transizione incaricato di organizzare elezioni libere per un’Assemblea Costituente entro sei mesi. Con un popolo disilluso e determinato, le Unità della Resistenza guidate dal MEK e le coraggiose donne in prima linea, il cambiamento è possibile. Le Unità rappresentano i componenti dell’esercito di liberazione: preparano l’insurrezione organizzata. La rete del MEK all’interno del Paese e la resistenza organizzata all’estero possono riempire il vuoto di potere e garantire una transizione pacifica.

Tuo padre è stato ucciso dal regime nel 1988. Come ti ha portato questa esperienza personale a impegnarti nella Resistenza? 

Ero molto legata a mio padre e la sua perdita ha avuto un impatto profondo su di me, ero solo una bambina. Ho sentito una responsabilità più grande della mia età. Sapevo che mio padre non aveva dato la vita invano. La resistenza mi ha plasmata in ogni scelta, in ogni sogno, mi ha fatto riflettere su quale fosse il mio ruolo nel porre fine alla tirannia. La giustizia sociale è diventata parte integrante della mia identità. E negli anni, ho tratto forza e coraggio da Maryam Rajavi. Mi ha insegnato che si può restare saldi e dare speranza con la propria determinazione.

Quante famiglie, come la tua, hanno dovuto subire la violenza del regime?

Centinaia di migliaia di famiglie iraniane portano queste ferite. Oltre 100mila membri e sostenitori del MEK sono stati giustiziati per le loro idee: genitori, fratelli, figli, vittime della forca o della brutalità del regime. La scorsa settimana, l’agenzia Fars (controllata dall’IRGC) ha definito il massacro del 1988 un “capitolo glorioso” e ha esortato a ripeterlo per schiacciare il dissenso.

L’articolo afferma esplicitamente: “Oggi è il momento di ripetere questa esperienza storica di successo”. È per questo che l’aumento delle condanne a morte per 15 prigionieri politici legati al MEK è così allarmante. Queste misure repressive dimostrano un regime mai così debole, ma anche terrorizzato dalla sua alternativa reale: il MEK e il NCRI.

(Paolo Rossetti)

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