Omicidio Yara Gambirasio, Roberta Bruzzone: "Perché Massimo Bossetti non confesserà mai e cosa bisognava approfondire..."
ROBERTA BRUZZONE SUL CASO YARA GAMBIRASIO
Tra le tante carte che Roberta Bruzzone ha studiato ci sono anche quelle dell’omicidio di Yara Gambirasio. Una vicenda nella quale non è stata coinvolta come consulente, ma che ha comunque analizzato con attenzione. La criminologa ne è tornata a parlare a Su un altro pianeta, il podcast condotto da Hoara Borselli su YouTube.
Oltre a criticare l’intervista di Massimo Bossetti a Belve – «non ha aggiunto né tolto nulla» – Bruzzone ha sottolineato che non è stato neppure approfondito il profilo psicologico dell’uomo condannato all’ergastolo in via definitiva.
Su questo aspetto si è invece soffermata lei, partendo dal presupposto che «non c’è nessun dubbio reale su questa vicenda, né tantomeno realistico».

Infatti, ha definito Bossetti «un narcisista immaturo e incapace di confessare», il quale, d’altra parte, ha bisogno di stare «al centro di una narrazione» che è la sua.
LA MANCATA CONFESSIONE DI MASSIMO BOSSETTI
Per quanto riguarda la sua incapacità di assumersi la responsabilità dell’omicidio, la criminologa ritiene che sia legata a una spiegazione più profonda: «Ammettendo l’omicidio, dovrebbe ammettere qualcosa di ancora più ingombrante, ossia il motivo alla base del delitto: il desiderio di aggredire una vittima preadolescente, tradendo tutta una serie di interessi in quella direzione. Probabilmente è qualcosa che lui ha sepolto nella parte più oscura e inaccessibile della sua coscienza».
Anche se non vi è evidenza di un’aggressione sessuale specifica nel caso di Yara Gambirasio, per Bruzzone il movente è sessuale: «Quindi ritengo, sì, che sia un soggetto che non confesserà mai, però sicuramente poteva essere interessante esplorare maggiormente questo aspetto della sua personalità».
LE DOMANDE DI ROBERTA BRUZZONE
Per quanto concerne le domande che lei avrebbe posto, la criminologa avrebbe approfondito la questione delle «menzogne» che Bossetti «era abituato a raccontare», il suo rapporto con la moglie e il «silenzio di comunicazioni» con la donna in una settimana specifica. «Chi parla di sangue all’inizio è proprio lui», ha ricordato Bruzzone, riferendosi al momento in cui Bossetti raccontò di perdere sangue per un’emorragia nasale, arrivando persino a incolpare un collega che, secondo lui, gli avrebbe rubato gli attrezzi su cui sarebbero cadute le sue tracce biologiche.
