Confrontare la situazione delle politiche familiari di Italia e Francia può aiutare a capire cosa manchi ancora nel nostro Paese su questo fronte
Se si osserva il tasso di fertilità europea, si scopre, senza troppa sorpresa, che il livello italiano è tra quelli più bassi dei Paesi dell’Unione. La denatalità è un fenomeno che colpisce tutto il continente europeo, ma in modo molto differente, in particolare grazie alla presenza o meno di politiche familiari all’interno dei singoli Stati.
Questo dato drammatico per quanto riguarda l’Italia (1,18 figli per donna), che porterà con sé una riduzione di forza produttiva, economica e politica tra non troppi anni, sembra non bastare per una rivoluzione del welfare ormai non più rinviabile. Assegno unico, superdetrazioni, bonus asilo nido: tutte misure utili ma frammentate. E, analizzando l’andamento degli ultimi anni di tali soluzioni o di bonus analoghi, si registra come il tasso di fertilità italiano non sia cresciuto ma abbia continuato la sua decrescita, segno che queste misure, da sole, non funzionano.
Mentre nel Belpaese la situazione è tale da non poter semplicemente “correre ai ripari” ed è necessario almeno fermare la discesa prima di impostare la risalita, si assiste a un calo anche in Francia, da sempre punto di riferimento per le politiche per la natalità. Dopo aver toccato la quota di 1,68, nel 2023 era già scattato l’allarme ed erano state implementate misure per arginare la discesa prima che fosse troppo tardi. A dimostrazione che tra lo stanziamento delle misure e l’effettivo funzionamento delle stesse serve tempo, nel 2024 il tasso è sceso ulteriormente a 1,59.

Tra le varie misure a disposizione dei cittadini francesi, è stato aumentato il congedo parentale fino a sei mesi ciascuno (in Italia i congedi parentali sono possibili fino a 9 mesi cumulativi tra i genitori, pagati all’80% i primi tre mesi e poi il 30% i restanti), oltre al potenziamento delle altre misure già usufruibili. Nel Paese d’Oltralpe esistono bonus parametrati al numero di figli, inseriti in politiche per la natalità strutturate e non lasciati a interventi spot.
Oltre al quoziente familiare, vera rivoluzione culturale ed economica sempre più necessaria in Italia, che consiste nel riconoscere la soggettività fiscale della famiglia e dunque il reddito familiare, parametrarlo al numero di persone componenti il nucleo (genitori ed eventuali figli), esistono altre misure come l’allocation familiale, simile all’Assegno unico, con un importo che varia progressivamente all’aumentare del numero di figli che è assegnato mensilmente alle famiglie fino ai 20 anni di età (o 25 se studiano). Ci sono anche altre misure economiche, a integrazione degli aiuti già in atto (premio alla nascita, assegno mensile fino ai tre anni, assegno scolastico).
È interessante notare come la spesa francese, nonostante il recente stop, sia pari a circa il 2,5% del Pil, contro l’1,55% italiano (dati Eurostat 2022). Lo stop francese, come già documentato, è in parte dovuto a un allentamento delle misure a sostegno familiare durante la presidenza Holland, segno che la questione economica, soprattutto in un tempo come il nostro dove si è assistito a pandemie, guerre, crisi economiche e guerre commerciali, è uno dei principali fattori a riguardo.
Questo breve paragone tra le due realtà fa capire i passi ancora da compiere affinché in Italia si assista a un’effettiva ripresa. Gli investimenti economici non sono ancora arrivati ai livelli necessari, come una veloce comparazione tra le risorse dedicate in punti percentuali di Pil ha rivelato, ma soprattutto manca una visione, che passa necessariamente per il riconoscimento della soggettività del nucleo familiare, del reddito e della fiscalità in base al numero di figli.
L’idea di includere i figli nel conteggio fiscale è in parte passata grazie agli sgravi contributivi sulle madri lavoratrici, che aumentano all’aumentare del numero di figli, ma questi sono una misura che da sola non può appartenere a una politica familiare. Serve tempo perché le misure diventino efficaci, ma senza una visione chiara che vada a creare una rete a supporto delle famiglie, rimane solo la presenza ramificata di bonus che, dati alla mano, risultano inefficaci.
Un altro aspetto interessante è che i francesi si sono mossi già da tempo per raddrizzare la direzione demografica, intervenendo appena il calo ha iniziato a essere significativo: in Italia al contrario avere i “drammatici” numeri francesi sarebbe una notizia molto positiva e per cui bisognerebbe festeggiare.
>urtroppo siamo ben lontani dall’essere in grado di avere un tasso di fertilità del genere: servono tempo e visione. Non come singolo Governo, né come partiti, ma come sistema Paese, davanti a un fenomeno che riguarda tutti e che chiama in causa ogni forza politica, di maggioranza e opposizione, di questo Esecutivo e dei prossimi.
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