Ex Ilva, terremoto a Taranto con le dimissioni del sindaco Piero Bitetti: protesta contro le contestazioni degli ecoattivisti o tattica per allungare tempi?
CHOC A TARANTO: DOPO LE PROTESTE DELGI ECOTALEBANI SI DIMETTE IL SINDACO BITETTI
Al termine di una giornata convulsa e che lo ha visto addirittura quasi “rinchiuso” all’interno del palazzo del Comune, il sindaco di Taranto Piero Bitetti si è dimesso sconvolgendo ulteriormente la già palpabile tensione per le vicende intricate dell’ex Ilva. Eletto ad inizio giugno, dimesso a fine luglio, con una maggioranza di Centrosinistra che ora si ritrova nel caos senza praticamente essere neanche entrata in piene funzioni, e il tutto a pochi mesi dalle Regionali in Puglia fino all’altro ieri sembravano una conquista “facile” per l’erede di Michele Emiliano, l’ex sindaco di Bari Decaro.
Contestato fortemente e addirittura minacciato, secondo quanto racconta Bitetti: questa l’origine e la causa delle sue dimissioni appena 50 giorni dopo la vittoria al ballottaggio alle Comunali: nella lettera presentata ieri sera e oggi su tutti i giornali si legge di una condizione di «inagibilità politica» per tutte le vicende degli ultimi giorni attorno al sempiterno vulnus della acciaieria ex Ilva. Ecoattivisti, ambientalisti d’ogni genere, cittadini normali preoccupati e contestatori: il gruppo così composto si è ritrovato il 28 luglio sera fuori dal Consiglio Comunale, in vista della convocazione del prossimo 30 luglio dove si sarebbe affrontato il futuro dell’ex Ilva dopo i vari incontri degli scorsi giorni tra sindacati, MIMIT (Ministero dell’Ambiente) e sigle di categoria.

Sul tavolo l’accordo di decarbonizzazione proposto dal Governo Meloni, con però i manifestanti che contro il sindaco Bitetti e l’intero parterre di autorità locali si sono espressi al grido di «assassini, assassini», facendo rintanare all’interno del municipio il primo cittadino Dem. Sono i 13 anni di transizione proposti dall’accordo che non convincono la maggioranza di Taranto, che si trova però schiacciata dalle pressioni della cittadinanza che dopo anni di gestione schizofrenica dell’ex Ilva ora chiede con forza di fermare il tutto per evitare ulteriori esposizioni a presunte esalazioni dannose.
DIMISSIONI IRREVOCABILI O “TATTICA” PER SUPERARE L’IMPASSE SULL’EX ILVA?
«Abbiate rispetto delle nostre lacune», aveva intimato il sindaco Bitetti parlando con i manifestanti ecoattivisti: le associazioni però parlano di dati inconfutabili che riportano di un aumento abnorme dei casi di spettro autistico nella provincia di Taranto, chiedendo che si possa rispettare il diritto alla vita e alla salute. A “costringere” il sindaco alle dimissioni sarebbe stata la foga con cui la piazza manifestava e l’impossibilità di un dialogo dopo la sua proposta di incontrare alcuni responsabili degli ambientalisti.

«Le opportunità di dialogo non vanno confuse con occasioni nelle quali assumere comportamenti antisociali», lamenta Francesco Andrea Falcone, leader del movimento “CON” che ha contribuito all’elezione di Bitetti alle scorse Elezioni Amministrative 2025. Gli attivisti chiedono la chiusura dell’ex Ilva, il Governo propone una fase lunga di transizione e le pressioni sono ingenti da ambo i lati.
Per questo occorre capire se le dimissioni di Piero Bitetti siano irrevocabili – e ha 20 giorni per legge per poterle confermare o ritirare – o se siano un tentativo “tattico” di allungare i tempi viste le scadenze ingenti dei prossimi giorni: domani è atteso infatti il Consiglio Comunale per discutere dell’ex Ilva, il 31 luglio invece il vertice al MIMIT con il Ministro Urso dopo la proroga concessa dal Governo al Comune di Taranto. Senza Bitetti in carica si rischia lo stallo per “vuoto istituzionale” e si potrebbe a quel punto impantanare ulteriormente l’accordo proposto.
Il dossier sull’ex Ilva rischia di dividere la città e in questi giorni Bitetti avrebbe più volte manifestato il fastidio politico di sentirsi sostanzialmente isolato anche dalla sua stessa parte politica: il quid della vicenda è semplice quanto brutale, da un lato gli ecoattivisti chiedono (anche con forza) di interrompere l’intero polo siderurgico per sempre, dall’altro sindacati, imprese e lo stesso Governo che presentano un accordo di decarbonizzazione a lungo termine per poter salvare investimenti e occupazione nell’area industriale più importante dell’intera Puglia.
