La lettera del Governo italiano per accedere al Fondo SAFE del piano di Riarmo UE: i 15 miliardi di prestiti e gli obiettivi sulla difesa dell'Italia
18 PAESI EUROPEI INTERESSATI AL FONDO SAFE DEL REARM EU: L’ITALIA TRA QUESTI (NONOSTANTE LE PRUDENZE)
Dopo la riunione “da remoto” durante la missione della Premier Giorgia Meloni in Etiopia – a cui hanno partecipato, oltre ai vice Salvini e Tajani, anche i Ministri Giorgetti, Crosetto e Foti – il Governo ha deciso di aderire all’interesse di 18 Stati UE per il Fondo SAFE messo a disposizione dal piano di Riarmo della Commissione Europea.
Un fondo complessivo da 150 miliardi di euro destinato alla difesa in senso lato, con il rafforzamento di tecnologia, industria e capacità innovative: il Rearm EU di Von der Leyen, già molto contestato per il mancato passaggio in Aula in Parlamento UE, al suo interno prevede un fondo da 150 miliardi per alzare le possibilità di difesa dei singoli Paesi con un programma di prestiti agevolati (e spalmabili in 45 anni, ndr).
Nonostante le prudenze messe in campo dal Ministro Giorgetti lo scorso maggio – rivela il “Sole 24 ore” – nella serata di martedì il Governo ha scelto di inviare una lettera al vicepresidente della Commissione Dombrovskis (nonché Commissario all’Economia UE) per definire l’interesse concreto dell’Italia al SAFE. Secondo le stime fatte dal “Corriere della Sera”, citando fondi di Palazzo Chigi, Giorgetti e il Governo Meloni avrebbero richiesto un massimo di 15 miliardi di euro con annessi già compresi «gli investimenti del bilancio 2026-2030» per incrementare «le nostre capacità difensive».

Nelle scorse ore la conferma arriva direttamente da Bruxelles con la nota della Commissione UE che conferma l’interesse di ben 18 Paesi sui 27 membri totali, che vorrebbero accedere al programma SAFE nei prossimi mesi: oltre al nostro Paese, troviamo nella lista le “big” Francia, Spagna e Polonia, e gli altri Stati come Grecia, Bulgaria, Belgio, Repubblica Ceca, Romania, Croazia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Cipro, Portogallo, Finlandia e Slovacchia.
I 15 MILIARDI RICHIESTI E LA STRATEGIA IN CAMPO PER LA DIFESA
La polemica tra le opposizioni corre immediata, vedendo nella scelta del Governo Meloni l’intenzione di aderire pienamente al Rearm UE nonostante le forti diversità di vedute presenti anche all’interno della stessa maggioranza: la lettura fatta dal Centrosinistra, è che l’Italia in questo modo accetti di chiedere dei prestiti per poter tentare nell’aumento di spesa per la difesa richiesto dalla NATO e dall’alleato americano Donald Trump.
Nel contesto complesso del caos dazi, la scelta sul Fondo SAFE è un’ulteriore “miccia” che può fare esplodere la polemica politica in Parlamento: «una lettera di notte nell’ultimo giorno utile per la richiesta alla Von der Leyen», lamenta il leader M5s Conte. L’ala “pacifista” a sinistra grida allo scandalo, mentre nell’ala più moderata anche in maggioranza si fa riferimento al fatto che la richiesta del Fondo SAFE non sia primariamente una necessità di maggiore spesa in armi e macchinari da guerra.
Come ha più volte evidenziato la Lega, se nei fondi europei sulla difesa si trova lo spazio economico per garantire più sicurezza e ordine nelle nostre città, si andrebbe allora verso la giusta direzione. Nel ReArm Europe si parla esplicitamente di «aumentare le capacità difensive» dei Paesi europei, ma resta tutto da capire cosa potrà essere speso e quanto sarà coinvolto nel Fondo SAFE.
I 15 miliardi, da spalmare su 45 anni, non sono un’enormità e potrebbero comunque essere una boccata d’ossigeno verso la promessa firmata anche dall’Italia di alzare al 5% le spese per la NATO. Resta però da capire – e il Governo verrà chiamato in Parlamento per definire la posizione – i motivi della scelta fatta in questo momento, in contemporanea alle incertezze per le conseguenze dei dazi sull’economia italiana.
