Israele vuole occupare Gaza ma il piano non è approvato: cosa succede ora, scontro durissimo tra Idf e Netanyahu. Riunione ONU sugli ostaggi di Hamas
COSA SAPPIAMO FINORA DEL TENTATIVO DI ISRAELE DI OCCUPARE TUTTA LA STRISCIA DI GAZA (E PERCHÈ NON È ANCORA DECISO)
Lo Stato di Israele avrebbe deciso di occupare interamente e integralmente la Striscia di Gaza per porre così fine alla guerra con Hamas, dopo aver sradicato le cellule terroriste dalla zona: è questo il “messaggio” lasciato filtrare nella giornata di ieri da diversi media israeliani, citando le fonti dirette del Governo Netanyahu, con addirittura anche il sostanziale via libera dall’alleato USA. Col passare delle ore però la sensazione che “l’occupazione di Gaza” si ancora lontano dall’essere intrapresa sta crescendo.
Innanzitutto, un fatto non da poco: ad oggi il gabinetto di guerra di Israele non ha approvato nessun piano per l’occupazione totale della Striscia di Gaza: non solo, mancherebbe ancora l’ok ufficiale di Donald Trump, e in terza battuta – non da ultima – non vi sarebbe affatto l’accordo con le forze militare Idf.

Ad oggi Gaza è occupata attorno al 75% dalle truppe israeliane, ma viene considerato assai ardito il pensiero di potersi liberare di Hamas nel giro di poche settimane, dopo che in due anni quasi di guerra ancora le resistenze delle forze terroristiche palestinesi non sono state vinte. Questo non toglie che Netanyahu sia molto favorevole all’idea dell’occupazione in pianta stabile ma ancora molto deve passare in termini di piani e iter militari per arrivare a quello che invece ieri sera sembra ad un passo.
Con queste premesse è più comprensibile intuire perché stamattina la stampa locale in Israele spieghi che le dichiarazioni diffuse ieri da fonti governative sul presunto via libera potrebbero essere in realtà una mossa tattica «per aumentare la pressione su Hamas». Il via libera “teorico” all’occupazione avrebbe tra l’altro irritato non poco le forze militari di difesa che dall’8 ottobre sono impegnate nella guerra metro su metro contro Hamas: secondo i media locali, tra i principali oppositori al piano vi sarebbe il capo di stato maggiore, Eyal Zamir, che si è già schierato negli scorsi mesi contro l’idea di una occupazione completa.
PARTE DEL COMMERCIO SI RIAPRE A GAZA. INTANTO SUGLI OSTAGGI DI HAMAS…
Le motivazioni portate allo sciopero in queste ore dall’Idf – che anche loro hanno diffuso diverse fonti e voci ufficiose sulla stampa in Israele – non sono poche: in primo luogo, per eliminare l’intera rete di infrastrutture costruita da Hamas in quasi 15 anni di occupazione nella Striscia di Gaza, vi vorrebbero molti anni. In più, se l’esercito ebraico si avvicinasse troppo ai luoghi dove ancora vengono tenuti ostaggi i rapiti israeliani del 7 ottobre vi potrebbe essere il concreto rischio che vengano uccisi.

Un primo fatto concreto è avvenuto nelle scorse ore dopo la “voce” sulla possibile occupazione completa di Gaza: l’Idf ha cancellato l’emergenza bellica in vigore dal 7 ottobre 2023, riducendo i militari presenti nella Striscia. Si tratta quasi certamente di una “risposta” immediata alle pressioni della politica, specie dall’ala più radicale a destra nel Governo Netanyahu: sebbene il Premier ancora non abbia parlato ufficialmente sull’occupazione della Striscia, la decisione di diffondere le notizie ieri pare sia arrivata dal suo staff, motivando l’operazione vista l’impossibilità di convincere Hamas a fermare la guerra.
Mentre il figlio di Netanyahu sui social ha criticato pesantemente Zamir invitandolo a dimettersi qualora vi fosse un rifiuto al comando di occupazione – addirittura accusandolo di star mettendo in pratica un «colpo di Stato contro Israele» – in molti, anche negli Stati Uniti, ritengono che l’intera bagarre accesa ieri da queste notizie potrebbe in realtà essere una vasta strategia per mettere pressione ad Hamas in luogo ad accettare la tregua proposta da Qatar e Washington.
Mentre nel frattempo Israele ha concesso la riapertura del commercio privato a Gaza, per poter aumentare l’afflusso di aiuti umanitari, oggi il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si riunisce in una riunione d’urgenza per poter affrontare l’emergenza degli ostaggi israeliani, dopo le immagini terribili diffuse negli scorsi giorni, «La barbarie di Hamas venga condannata in modo inequivocabile», è la richiesta dell’ambasciatore di Tel Aviv alle Nazioni Unite (Danny Danon). In quest’ottica va segnalato come ieri sia avvenuto un secondo colloquio nel giro di pochi giorni tra Netanyahu e il Presidente della Russia Vladimir Putin: che qualcosa si stia muovendo a livello diplomatico in sede ONU è più di un’ipotesi al momento.
