L’amor che move il sole e l’altre stelle

Dal verso di Dante al Meeting 2026: l’amore "che move il sole" illumina la storia e la speranza umana. E accende il cuore

“L’amor che move il sole e l’altre stelle”: sarà dunque l’ultimo verso della Divina Commedia, il 145esimo del Canto XXXIII del Paradiso, a far da titolo per il Meeting del prossimo anno. Un titolo stupendo e insieme vertiginoso per l’altezza teologica e insieme poetica che esprime. Dante, con la forza della sua lingua capace di incatenare e dare figura ai concetti più alti, ci porta sulla soglia dell’indicibile. Nulla si può aggiungere.



E allora, come avventurarsi in un verso così e provare a declinarlo in contenuti per il Meeting che verrà? Certamente gli amici organizzatori sapranno farlo in modo egregio: la lunga storia della manifestazione riminese è una garanzia in questo senso. Ragionarne ora è compito arduo. Ma proviamoci.

Probabilmente la grande scommessa sarà quella di portare a terra quel titolo senza ridurne l’ampiezza e la capacità di evocare il destino del mondo. Come calarlo nel gran guazzabuglio della vita di oggi?



Per dirla in termini un po’ semplicistici, in che modo quella presenza d’amore che regola i movimenti del sole e delle stelle può entrare in gioco come forza che aiuta ad affrontare i drammatici nodi della storia? Cosa può dire quell’amore rispetto ai meccanismi del mondo, così largamente deficitari e imperfetti rispetto a quelli che muovono gli astri?

Abbiamo davanti a noi testimonianze quotidiane in cui esperienze che sono riflesso di quell’amore pagano prezzi molto alti: pensiamo, per stare all’attualità, al destino della piccola e pacifica comunità cattolica di Gaza, fragile enclave di speranza in quel contesto devastato. Davanti al piano di evacuazione e di occupazione della Striscia annunciato dal governo israeliano, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, insieme al patriarca greco ortodosso Teofilo III, ha risposto che “il clero e le suore hanno deciso di rimanere e continuare a prendersi cura di tutti coloro che saranno nel complesso”.



Ritratto Dante e Beatrice
Gustav Doré, Dante e Beatrice rivolti verso l’Empireo (Wikipedia 2025)

L’amore che move il sole e le stelle evidentemente muove i cuori anche sulla terra. E li muove anche con grande generosità e libertà.

Ad esempio, per venire ad ambiti più vicini alla nostra quotidianità, favorisce che le esperienze di perdono si facciano largo e diventino proposta di socialità nuova: speriamo di averne evidenza concreta in occasione del Giubileo dei detenuti il prossimo 14 dicembre. L’amore come percorso concreto di riconciliazione. È un amore che, come ha sottolineato papa Leone nel messaggio per il Meeting che si è appena concluso, è “via di presenza e di semplicità, di conoscenza e di ‘dialogo della vita’… Non un’autoesibizione, nella contrapposizione delle identità, ma dono di sé fino al martirio”.

Infine ci sono le stelle, parola su cui si chiude il verso e quindi anche la Commedia. Oggetti lontani, irraggiungibili, ma capaci, come scintille, di accendere di commozione il cuore delle persone semplici. “Se accendono le stelle – vuol dire che qualcuno ne ha bisogno? Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?”: sono versi di un altro grande poeta, Vladimir Majakovskij, che abbiamo sentito sulla bocca di centinaia di ragazzi di tutt’Italia grazie agli spettacoli della “non scuola” di Marco Martinelli. Sono versi sotto forma di domanda e suggeriscono che la natura dell’amore è quella di accendere domande nel cuore di ognuno.

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