Gisella Cardia, sedicente veggente della Madonna di Trevignano e marito verso processo per truffa da 365mila euro: artifizi e raggiri per ottenere donazioni
MADONNA DI TREVIGNANO, CHIUSE LE INDAGINI SU GISELLA CARDIA E IL MARITO
Gisella Cardia e il marito rischiano il processo per una presunta truffa da 365mila euro: dopo la chiusura delle indagini da parte della procura di Civitavecchia, è attesa a breve la richiesta di rinvio a giudizio, che può essere depositata entro un mese, poi deciderà il gup.
Non sarebbe stupita l’avvocato Solange Marchignoli, che assiste la sedicente veggente della Madonna di Trevignano, accusata di aver messo in scena le apparizioni e preannunciato distruzioni e disastri per spingere i fedeli a fare delle donazioni per il culto. Ma la somma di 365mila euro raccolta non sarebbe stata impiegata per le opere benefiche indicate nello statuto.
Stando a quanto indicato dalla procura, che ha notificato la chiusura delle indagini, il raggiro sarebbe stato realizzato anche approfittando dell’iniziale supporto della Chiesa, che ha poi preso le distanze dalla santona.

L’allora vescovo di Civita Castellana sembrava aver dato la consacrazione, poi il Vaticano nei mesi scorsi ha emesso un decreto con cui espresso un giudizio negativo sui fenomeno e vietato celebrazioni e pellegrinaggi nei luoghi delle presunte apparizioni. I fedeli avrebbero compreso tardi la truffa anche a causa dell’iniziale “avvallo” concesso dalle autorità ecclesiastiche locali.
LE ACCUSE DELLA PROCURA E LA REPLICA DEL LEGALE
Dalla ricostruzione della procura di Civitavecchia è emerso che Gisella Cardia avrebbe inscenato le apparizioni, ma anche le trasudazioni da una statuina della Madonna di Trevignano e da un quadro raffigurante Cristo, avrebbe anche inscenato le comunicazioni mariane che pubblicava online.
Tutta questa attività le avrebbe consentito di acquisire una forte visibilità mediatica, che ha avuto un suo ruolo nelle raccolte di denaro. Infatti, il loro domicilio era diventato un luogo di culto per i fedeli, indotti in errore. Si sarebbero anche approfittati di persone fragili, anche con un clima di terrore, visto che i suoi messaggi annunciavano disastri imminenti.
L’inchiesta è partita dopo la denuncia di Luigi Avella, un ex seguace di Gisella Cardia: aveva donato circa 93mila euro all’associazione che portava il nome della Madonna di Trevignano. Ma nelle carte dell’inchiesta ci sarebbero altre due donne, che avevano donato in totale 70mila euro.
Ma pare che l’elenco delle presunte vittime sia più lungo, infatti il bilancio della presunta truffa sarebbe di 365mila euro. “Siamo certi che non ci sia stata nessuna truffa“, ha dichiarato l’avvocato Marchignoli, secondo cui non è detto che la sua cliente venga condannata. “Il clima in cui sono state svolte le indagini è stato segnato da tensioni“, ha concluso.
