Oggi a Parigi si ritroveranno i “volenterosi” + Zelensky per parlare di garanzie di sicurezza dell'Ucraina e minaccia russa. Meloni e Merz più distanti
Ieri mattina sulla homepage del Financial Times non c’era traccia puntuale di una delle più importanti notizie di mercato del giorno prima: il crollo della sterlina e il rialzo del rischio/rendimento dei Gilt, i titoli del debito pubblico britannico (il quotidiano della City non ha mai riferito in modo puntuale neppure del sostanziale commissariamento deciso in corsa dal premier laburista Keir Starmer sul cancelliere dello Scacchiere Rachel Reeves: ci hanno titolato perfino i media italiani).
Il notiziario europeo di FT si apriva invece su una grande foto con tre fregate militari in navigazione, con questo titolo: “La Gran Bretagna in colloqui avanzati per costruire navi da guerra per Danimarca e Svezia”, in un quadro di “alleanze più strette per affrontare la minaccia russa” (la Svezia – Paese Ue – è appena entrata nella Nato).
Sempre ieri – alla vigilia di un nuovo “summit dei volenterosi” sull’Ucraina convocato a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron e da Starmer – Politico apriva sull’avvitamento sempre più grave della crisi politica e finanziaria francese. Sul sito-portavoce per eccellenza delle tecno-élites globaliste l’enfasi non è mancata: è stata prospettata addirittura una crisi del modello istituzionale della Quinta Repubblica.
Ma la conclusione (fin dal titolo) è stata un gioco di prestigio: la situazione francese è talmente preoccupante che le dimissioni di Macron sarebbero il peggiore degli errori, come anche la scioglimento anticipato dell’Assemblea nazionale.
“L’abbandono di Macron sarebbe un terremoto sulla scena diplomatica”: più chiaro di così, e pazienza per la difesa delle libertà democratiche occidentali, missione dichiarata dei “volenterosi”. Il presidente francese è trincerato nel bunker dell’Eliseo, dove sta volando Starmer per cenare con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ma al tavolo surreale voluto da due volenterosi screditati in patria da elezioni e sondaggi e poi sui mercati internazionali, salvo colpi di scena non ci sarà il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che si sta occupando delle difficoltà create al suo Paese principalmente dalla guerra ucraina voluta dall’ex presidente Usa Joe Biden (invece il successore Donald Trump vorrebbe farla cessare).
E poi Merz non dimentica che uno degli esiti immediati della guerra è stata la distruzione dei gasdotti Nord Stream ad opera dei servizi segreti ucraini.
L’idea che l’Ucraina diventi permanentemente coi miliardi europei uno Stato-esercito controllato da milizie e oligarchi con sentori di corruzione sempre più intensi, chiaramente non piace a Berlino. Non piace neppure al governo italiano (anche Giorgia Meloni domani si collegherà soltanto con Parigi). Palazzo Chigi ha infatti già confermato di non voler partecipare a un “esercito europeo” a guida franco-tedesca di complemento alle brigate ucraine sull’infido confine del possibile cessate il fuoco su Donbass e Crimea.
La stessa Germania (la stessa Italia) non sembra per nulla entusiasta di trasferirsi sotto la difesa (a pagamento) di un minuscolo ombrello nucleare anglo-francese, fra l’altro gestito da un Paese reduce dall’aver preso a calci la Ue. Meglio la Nato con un maggior contributo europeo per la difesa dell’Europa.
Ma la Nato – cioè gli Usa di Trump – vuole la fine della guerra, non la sua prosecuzione per compiacere un presidente francese – ormai incapace di guidare il suo Paese – che vuol giocare a Napoleone, in maschera, su un cavalluccio a dondolo (così l’ha ritratto una vignetta sulla prima pagina del Corriere della Sera).
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