La nuova serie "La Fidanzata" sta riscuotendo un certo successo che sembra essere meritato, visto il modo con cui è costruita
La Fidanzata, la nuova miniserie Prime Video tratta dal romanzo di Michelle Frances, si muove dentro quel territorio affascinante e ambiguo del thriller psicologico che ruota attorno ai legami familiari e sociali. Al centro della storia ci sono due donne.
Da una parte Laura, interpretata da una splendida Robin Wright, che non solo recita ma firma anche la regia e la produzione, madre elegante e raffinata, che gestisce con successo una galleria d’arte, affettuosa ma anche ossessiva nei confronti dell’unico figlio, Daniel.
Dall’altra parte c’è Cherry, che ha il volto e il fascino di Olivia Cooke, che conferma ancora una volta le sue qualità dopo ruoli importanti come in Sound of Metal o House of the Dragon. Cherry è una ragazza con origini umili, figlia di una macellaia e di un muratore.
Dalla periferia estrema di Londra è arrivata a ottenere un lavoro importante in una agenzia immobiliare. Ed è qui, quasi per caso, che incontra Daniel e lo conquista facilmente.
Cherry è un personaggio che vive di contraddizioni, sicura di sé ma al tempo stesso fragile, capace di insinuare il dubbio nello spettatore che in realtà non ami affatto Daniel, ma che la loro relazione è solo funzionale al suo progetto di ascesa sociale.
Il bello della serie La Fidanzata sta proprio in questa ambiguità: non è mai chiaro se la diffidenza di Laura nei confronti di Cherry sia frutto di paranoia o se dietro il sorriso della bella ragazza che Daniel ha portato a casa si nasconda davvero un segreto oscuro e un pericolo per il figlio e per la stabilità della sua famiglia perfetta.
Daniel, il giovane figlio interpretato da Laurie Davidson, resta intrappolato tra le due donne che reclamano la sua lealtà. La sua prova è meno appariscente, ma restituisce bene la tipica debolezza maschile di un ragazzo (ricco e appagato) che vuole solo amare senza essere stritolato dalle paure altrui.
Accanto a lui c’è Howard, il marito di Laura, interpretato da Waleed Zuaiter, che diventa una sorta di voce razionale ma mai del tutto rassicurante. Anche perché decisamente ininfluente in un mondo dove sono le donne a comandare.
La Fidanzata è una produzione affascinante anche per la sua atmosfera: ambientazioni raffinate, case lussuose, quartieri benestanti di Londra che fanno da contrasto alle origini popolari di Cherry. Non è un dettaglio estetico, ma un vero e proprio motore narrativo:
La Fidanzata parla infatti anche di lotta di classe, di quanto l’appartenenza sociale influenzi i rapporti e i giudizi, e di come l’amore diventi spesso terreno di scontro per ambizioni e a causa di sottili forme di razzismo.
Il merito della scrittura sta nell’alternare i punti di vista, facendoci entrare tanto nella mente sospettosa di Laura quanto nello sguardo apparentemente limpido di Cherry. Così lo spettatore, seguendo i diversi “punti di vista” delle due donne, viene trascinato in una danza di sospetti e rivelazioni che raramente offre certezze, fino a un finale che conferma la natura volutamente ambigua della storia.
In definitiva, La Fidanzata è un prodotto riuscito molto bene e che sta già raccogliendo molto consenso. Elegante nella forma, solidissimo nelle interpretazioni, capace di catturare con la tensione sottile più che con i colpi di scena gridati. Robin Wright e Olivia Cooke riempiono la scena con grande personalità, mentre il contesto sociale e psicologico rende la serie più profonda di un semplice intrattenimento. La Fidanzata è un racconto che sa parlare di ossessioni e fragilità universali, attualissimo, ed è per questo che conquista. Visione consigliata.
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