La Meloni ha accusato la Flotilla di irresponsabilità, perché obbliga il governo a prestare soccorso in zona di guerra e intralcia gli aiuti dell'Italia
Una batteria di droni ha colpito l’altra notte la Global Sumud Flotilla, la spedizione navale di pacifisti che dovrebbe consegnare aiuti umanitari ai palestinesi della Striscia di Gaza. Attacco vergognoso e solidarietà planetaria alla cinquantina di imbarcazioni. Fortunatamente non ci sono stati feriti, soltanto danni a 11 natanti. L’Italia ha inviato la fregata Fasan per prestare eventuali soccorsi ai naviganti, tra i quali da alcuni giorni si trovano anche parlamentari italiani dell’opposizione.
Da New York, dove si trova per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la premier Giorgia Meloni ha invitato tutti alla responsabilità, compresa la minoranza parlamentare. “Non c’è bisogno di infilarsi in un teatro di guerra per consegnare gli aiuti a Gaza”, ha detto, “l’Italia sta mediando per fare da tramite”. L’iniziativa dei pacifisti di sinistra è qualificata come “gratuita, pericolosa, irresponsabile” mentre l’opposizione politica italiana “non avendo grandi materie sulle quali mobilitarsi in patria, le va a cercare in Palestina e utilizza una questione come la sofferenza del popolo palestinese per attaccare il governo”.
Conviene riepilogare alcuni elementi di questa vicenda. La Flotilla era stata presentata come la più importante missione umanitaria civile marittima mai realizzata per assistere le popolazioni della Striscia. Le navi dalla Spagna sono salpate il 1° settembre e dovevano impiegare otto giorni per attraversare il Mediterraneo: è passato quasi un mese e i navigli sono nelle acque internazionali all’altezza di Creta, dove hanno subito l’attacco. Le imbarcazioni partite dalla Sicilia sono rimaste in porto 15 giorni perché non riuscivano a coordinarsi con le altre. L’approssimazione organizzativa è evidente, così come lo scopo dell’intera missione che di fatto è simbolico per richiamare l’attenzione del mondo sulle devastazioni e lo sterminio prodotti da Israele a Gaza.

Per consegnare aiuti non c’è canale più efficace che quello diplomatico, che è esattamente la strada seguita finora dal governo italiano, il quale si sta adoperando perché il carico della Flotilla venga consegnato a Cipro dove il Patriarcato cattolico di Gerusalemme lo trasferirebbe al porto israeliano di Ashdod e di qui a Gaza.
Anche Israele, che ha posto un blocco navale pressoché insuperabile, ha proposto di sbarcare la merce e i materiali in un Paese confinante. Invece si preferisce la missione marittima, l’imbarco dei parlamentari, le foto delle danze a bordo, le immagini del broncio perenne di Greta Thunberg, il vittimismo, e si prolunga la traversata.
La Meloni ha condannato l’episodio e avviato un’indagine per accertare le responsabilità. Con persone di 44 nazionalità a bordo della Flotilla, il ministero della Difesa italiano è stato il primo a inviare una scorta navale al convoglio. Il ministero degli Esteri sta conducendo una difficile mediazione con Cipro e Tel Aviv. Difficile sostenere che il nostro esecutivo stia ignorando l’emergenza. Eppure la Cgil e la sigla di base Usb sono pronte a dichiarare lo sciopero generale in quanto “la parola d’ordine ‘Blocchiamo tutto’ è sempre più una necessità”. Sì, blocchiamo tutto. Compreso il viaggio degli aiuti.
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