Nel suo discorso all'ONU la premier Meloni ha parlato di guerre tra Gaza e Ucraina, dei migranti e del Green Deal che distruggerà l'industria mondiale
A un paio di giorni di distanza dal discusso intervento dello statunitense Donald Trump davanti alla platea dell’Assemblea generale dell’ONU, al Palazzo di Vetro è arrivato – nella nottata appena trascorsa – il momento della premier italiana Giorgia Meloni che con un discorso durato circa un quarto d’ora ha riflettuto sulle sfide politiche e geopolitiche che interessano l’Italia, l’Europa e il mondo intero tra l’ovvio tema delle guerre, quello – tanto caro a Meloni – dei migranti che è stato anche un’occasione per attaccare la magistratura e il Green Deal.
Partendo dal ricordare che attualmente in tutto il mondo si registrano “56 guerre” differenti, Meloni ha descritto il tempo presente come “sospeso tra guerra e pace” per accende i riflettori sul Medio Oriente e l’Ucraina: nel primo caso la premier ha accusato Israele di aver “superato quel limite (..) di proporzionalità” nella risposta all’aggressione da parte di Hamas, infrangendo “le norme umanitarie” per mettere in scena una vera e propria “strage di civili” che ritiene del tutto “inaccettabile”.
Proprio per questa ragione, Meloni ha confermato di aver accolto – da un lato – la “proposta UE” di imporre alcune “sanzioni (..) nei confronti di Israele” e – dall’altro lato – di riconoscere la Palestina, a patto però che Hamas “rilasci tutti gli ostaggi (..) e rinunci (..) al governo della Palestina“: condizioni che per la premier Meloni sono irrinunciabili per proteggere “la democrazia, gli innocenti e i valori universali del mondo libero”, dando pieno seguito alla proposta dei due Stati che permetta a Israele e Palestina di vivere in armonia e pace.
Sul fronte ucraino, invece, Giorgia Meloni ha accusato la Russia e Putin di aver “calpestato l’articolo 2 della carta dell’ONU” scatenando il più ampio conflitto che si sia visto negli ultimi anni ed evitando di accettare qualsiasi “trattativa per la pace” a danno del “diritto internazionale”; mentre per la premier altrettanto meritevole sarebbe una riflessione sul tema dei “cristiani perseguitati” nel completo silenzio delle Nazioni Unite e in negazione del “valore (..) della liberà religiosa”.
Meloni contro il Green Deal all’ONU: “Finirà per causare la deindustrializzazione senza impatti sull’ambiente”
Lasciando da parte la complessa situazione interazionale, Giorgia Meloni ha rivolto anche un pensiero all’organizzazione politica dell’ONU che non ritiene più in grado di essere “all’altezza delle sfide che la nostra epoca impone”, auspicando che si arrivi a una “profonda riforma” che permetta di superare “la burocrazia [e] gli sprechi” e di creare un nuovo “Consiglio di Sicurezza” rinnovato: in tal senso, per Meloni altrettanto importante sarebbe riformare i regolamento sui migranti nati “in un’epoca in cui non esistevano le migrazioni irregolari di massa” e che sono diventati oggi arma nelle mani delle “magistrature politicizzate“.

Guerre, riforme e – infine – anche il Green Deal è finito al centro del discorso di Meloni all’ONU con una profonda critica a un sistema che sta accelerando “la deindustrializzazione” senza reali impatti dal punto di vista della “salute (..) del nostro pianeta”: un impianto normativo “insostenibile” che secondo la premier dovrebbe essere definitivamente superato per mettere “al centro l’uomo” e scongiurare il “deserto industriale”; abbandonando – conclude Meloni – i “modelli di produzione insostenibili“.
