La Segretaria generale della Cisl Daniela Fumarola ha esposto le richieste del suo sindacato al Governo in vista della manovra
In vista della nuova Legge di bilancio… ed ecco che com’era facile prevedere dopo mesi di discussioni sul nulla mescolate a dibattiti sul niente, sul tavolo del Governo arrivano i problemi concreti, quelli che ti dicono se una nazione fa fatica oppure no.
Prima premessa. Noi non siamo degli statistici, per noi il pollo di Trilussa non è mai a metà, perché sappiamo che se lo mangiano i soliti. Seconda premessa. Non parliamo neanche della borghesia, sociologicamente definendola, perché in fondo a parte qualche rimasuglio i soli borghesi rimasti sono quelli che per loro va sempre bene qualunque cosa non tocchi i loro interessi.
Terza premessa (oggi sarà lunga…). Vogliamo porgere le nostre sentite condoglianze a Maurizio, al secolo Landini: dopo mesi, anni, passati tessere le fila di un partito che sia catena di trasmissione del sindacato, all’improvviso bastano tre o quattro cubbini per disperdere un patrimonio e scoprire che a sinistra è nato un soggetto più puro di te.
Quelli gli scioperi li fanno anche se per contenere le loro truppe bastano e avanzano le cabine telefoniche di boomerica memoria! Se ne fregano se le piazze sono vuote: gli basta fare casino e mica gli servono i numeri. Intanto però ti mandano all’aria i progetti, gli scioperi generali che stavi mettendo in piedi. Insomma: sentite condoglianze!
Parliamo invece di quegli italiani che non se la sono cavata, di quelli che non possono dire che se va male ho sempre quel che i miei genitori hanno accumulato nel corso dei decenni scorsi. Parliamo cioè di quel ceto medio, insomma, che è il vero indice di ricchezza di questo, e di ogni altro, Paese.
In pratica di quelli che hanno visto impennarsi i costi del cibo in pochi mesi; di quelli che sarà che la luce diminuisce, ma la regola vale sempre e solo per i vicini; di quelli che devono scegliere se comperare i libri ai figli o fare le fotocopie; di quelli che una volta sognavano la Mercedes e comperavano la Fiat e oggi sognano la Fiat e comperano le assemblate pseudo-cinesi.

Ora: assodato che tranne che nel giro stretto di Giorgia, il resto del mondo sa che i problemi per queste famiglie stanno aumentando e che se la sinistra sindacale (e politica) è impegnata ad attraversare il Mare (ex) nostrum, e la destra magna-e-occupa è intenta a cercare sedie (ancora) vuote, chi è che ci pensa alle famiglie normali?
Ci fa piacere perciò che questa almeno per quanto si va percependo e leggendo, parrebbe essere la linea scelta dalla Cisl: avevamo scoperto che siccome l’ex Segretario generale Sbarra è finito alla corte di Giorgia anche la Cisl era stata acquistata nella squadra di Governo.
Era fare i conti senza il senso di autonomia che ancora circola potente nelle vene del sindacato di Pastore. Intendiamoci: dietro le dichiarazioni della Fumarola per fortuna non intravvediamo né autunni caldi, né inverni freschi (capirai: col riscaldamento globale chi arrischia più previsioni meteo-politiche?), ma un sano posizionamento realistico.
Il problema c’è e qualcuno deve risolverlo. Cioè, dopo mesi di dichiarazioni e commenti di quel che dovrebbe essere ora la palla passa a chi deve, per scelta dei cittadini mica per diritto divino o colpo di Stato, risolvere i problemi. Magari smettendo di spiegarli per provare a risolverli.
E la Fumarola che sarà perché donna, sarà perché viene da una regione del Sud dove certi problemi li hai tutti i giorni sotto il naso, ha focalizzato il suo sguardo sull’esigenza di dare una risposta compiuta al ceto medio. E per essere precisa ha chiesto: di abbassare dal 35% al 32% la seconda aliquota Irpef, fino a 60mila euro; di detassare le tredicesime; di trovare il modo per recuperare il fiscal drag.
Con sano senso di realismo non ha fatto l’elenco della spesa da presentare: siccome le risorse non sono infinite ha scelto di vedere se il Governo è pronto a mettere al centro la persona nel senso di lavoro, pensionati e imprese.
E ha posto l’accento su un problema, uno dei tanti peraltro, sui quali da anni si dibatte e che per adesso è servito solo a riempire di pubblicità e di grida qualche contenitore serale televisivo vuoto di spettatori e di idee: dietro la crisi economica c’è la crisi demografica che ha investito ormai da anni la Penisola e che rende il nostro un Paese vecchio e senza ricambio.
E siccome il problema è importante, ha anche indicato dove si possono prendere i soldi, e anche tanti insistendo a ragione perché, invece di riempire il Paese di ippodromi, tutte le risorse a disposizione dal Pnrr, ma anche i fondi di coesione (memento, memento romane…), vengano utilizzati per generare nuovo lavoro, per includere nel mercato giovani, donne, Neet, soprattutto al Sud.

Perché la più simpatica panzana, eufemisticamente parlando, è che le donne hanno da scegliere: o far figli o lavorare. Il punto è invece che se non sai dove mettere i figli ma non sai nemmeno come far quadrare il bilancio famigliare, tra fare un altro pupo o pagare il mutuo, di scelta ne hai pochina. Tanto più se il nido ti costa come un mese all’Hilton.
Non è vero che l’alternativa all’inverno demografico è far stare a casa le donne che lavorano, ma per farle scegliere più liberamente se mettere al mondo figli c’è bisogno di più servizi sia sul territorio sia nelle aziende. A cominciare magari da una contrattazione aziendale più libera, meno tassata, più diffusa e più pervasiva.
Insomma, ci piace che l’invecchiamento del Paese, i bisogni delle famiglie di operai e impiegati (perché ci sono ancora, sociologi meditate!) siano al centro delle richieste per la prossima Legge di bilancio e almeno una parte della società italiana chieda che gli interventi spot, e un po’ pubblicitari, fatti negli scorsi anni (avete presente i così tanti bonus che Conte scansati…) divengano strutturali.
Ma quel che ci ha colpito di più nel discorso della Fumarola è un altro elemento, perché il posizionamento e la politica si nascondono nei dettagli: contro le troppe morti sul lavoro ha invocato l’impegno per una grande alleanza tra Governo, sindacato e imprenditori.
Non è un dettaglio: tra chi sogna guerre sociali che neanche tra Mario e Silla e chi con le finte dichiarazioni aggressivo-passive si autoproclama il buono contro il cattivo, ha aperto una terza via, quella laica del dialogo con tutti e del confronto con tutti. E che qualcuno voglia parlare con tutti ed erga questo a metodo politico ci sembra, in quest’epoca di follia generalizzata, un miracolo.
Chiamale, se vuoi, speranze!
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