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Home » Esteri » Ucraina » UCRAINA/ “Ecco perché non saranno i Tomahawk e l’intelligence Usa a riaprire le trattative con Putin”

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UCRAINA/ “Ecco perché non saranno i Tomahawk e l’intelligence Usa a riaprire le trattative con Putin”

Int. Giorgio Battisti
Pubblicato 3 Ottobre 2025
Ucraina

Alzabandiera nel Giorno nazionale della bandiera, Kyiv, 23 agosto 2025 (Ansa)

Trump pensa di mettere a disposizione dell’Ucraina l’intelligence USA per colpire la Russia. Mosca, però, reagirà alzando il livello della guerra

Non solo l’invio dei missili Tomahawk, ma anche la collaborazione dell’intelligence USA per continuare a colpire le infrastrutture energetiche russe, le raffinerie. Secondo il Wall Street Journal a questo starebbe pensando in queste ora Donald Trump per sostenere l’Ucraina. L’Occidente, Europa compresa, spera così di mettere in difficoltà Putin.


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In realtà, osserva Giorgio Battisti, generale già comandante del Corpo d’armata di reazione rapida (NRDC-ITA) della NATO in Italia e capo di stato maggiore della missione ISAF in Afghanistan, si spingerebbe il capo del Cremlino ad alzare il livello delle operazioni militari, magari prendendo in considerazione anche l’uso di armi tattiche nucleari.


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E l’intenzione del G7 di aumentare la pressione sui Paesi che acquistano petrolio dalla Russia non farebbe altro che aumentare le tensioni commerciali a livello globale. Insomma si rischia un’escalation economica e militare che non fa bene a nessuno. Ormai, d’altra parte, non si parla più di trattative di pace.

Secondo il WSJ Trump avrebbe dato il via libera alla condivisione di informazioni dell’intelligence con gli ucraini per colpire le infrastrutture russe nel settore dell’energia. Gli USA cambiano rotta?

L’orientamento di Trump è un po’ ballerino, cambia idea facilmente. Penso che per capire la situazione si debba partire dall’incontro di Anchorage del 15 agosto, quando sembrava imminente un incontro Putin-Zelensky, magari con la partecipazione dello stesso Trump, per risolvere il conflitto. Poi non se n’è fatto niente e il presidente americano non ne è uscito bene. Per questo ha cambiato atteggiamento con Putin dicendo che non era contento di lui. Ora sembra stia valutando l’invio dei Tomahawk e secondo il WSJ vuole condividere con Kiev le informazioni di intelligence per attaccare in territorio russo. L’Ucraina, tra l’altro, ha già i Flamingo, missili da crociera che dovrebbero arrivare fino a 3mila km consentendo di colpire l’87% di tutte le raffinerie o i depositi di carburante russi.


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Il conflitto militarmente sta cambiando faccia?

Ora, la guerra viene esportata in profondità, non più solo sulla linea del fronte, dove la situazione non conosce grandi evoluzioni. Tra poco inizierà la stagione della rasputitsa, del fango colloso e appiccicoso che rende difficili le operazioni, mentre poi arriverà il gelo, che potrebbe permettere ai russi di muoversi meglio. D’altra parte nella loro storia militare hanno sempre condotto grandi offensive nel periodo invernale.

Gli ucraini vantano diversi attacchi alle raffinerie russe, resta questo l’elemento nuovo del conflitto?

Secondo alcune stime la produzione russa di petrolio in questi giorni sarebbe stata ridotta del 38%. Se dagli USA dovessero arrivare i Tomahawk si potrebbero estendere gli obiettivi di questo tipo, utilizzando anche i Flamingo. Per la Russia i danni alle infrastrutture energetiche possono significare difficoltà nell’esportare petrolio ai Paesi amici come la Cina.

Tutto questo porterebbe a un’ulteriore escalation nella guerra?

Certamente. Penso che Putin non possa accettare questa prospettiva. Non dico che arrivi a usare armi nucleari tattiche, come è stato ventilato ogni tanto durante questi tre anni e mezzo di guerra, ma una risposta la darà. Occorre vedere se gli americani daranno sostanza alle ipotesi che circolano in queste ore e quale sarà eventualmente la reazione di Putin.

Nella riunione della Comunità Politica Europea, intanto, si è parlato di un’Europa della difesa e di costruire un muro di droni per difendersi dai russi. Cosa significa?

Parubiy, Ucraina
Andriy Parubiy, ex Presidente del Parlamento in Ucraina (ANSA-EPA 2025)

Le dichiarazioni della UE sono molto aggressive, come se avesse la disponibilità di una struttura militare che possa dare seguito a queste parole. In realtà siamo ai proclami e agli slogan. Realizzare un muro di droni è propaganda, significa dotarsi di un sistema di contenimento delle offensive nemiche che non si realizza in pochi giorni o poche settimane. L’Ucraina è già capace di bloccare più dell’80% dei droni che la Russia lancia giornalmente ed è molto avanti da questo punto di vista rispetto agli europei. Il sistema usato a questo scopo consiste in una rete di early warning, di sensori sparsi su tutto il territorio, per ora a disposizione degli ucraini, ma che potrebbe valere in futuro anche per la UE.

Il G7, intanto, annuncia sanzioni o restrizioni sui Paesi che commerciano petrolio con la Russia. Tra questi ci sono India e Cina: che ripercussioni possono avere? Che scenario aprono, quello di una “guerra” economica a livello mondiale?

Anche la UE ha preso di mira Paesi come Ungheria e Slovacchia che continuano a rifornirsi di gas e petrolio dalla Russia. Una situazione che rischia di diventare sempre più divisiva nell’ambito dell’Unione. Per il resto Trump ha già messo nel mirino l’India, non la Cina perché è troppo potente. Siamo comunque di fronte a un’escalation commerciale, legata alla guerra, che può portare ad aumentare le tensioni a livello globale, a inasprire i rapporti.

Ormai di trattative e negoziati non si sente più parlare e Putin dichiara che la risposta della Russia alla militarizzazione dell’Europa sarà convincente: ci trascineremo ancora per molto questa guerra? Diventerà un conflitto endemico?

Da un lato tutti confidano nella capacità dell’Ucraina, con l’aiuto degli equipaggiamenti militari occidentali, di resistere portando attacchi in profondità sul territorio russo, per diminuire la disponibilità di carburante di Mosca inducendola ad accettare il dialogo dal punto di vista diplomatico. Credo, tuttavia, che Putin dopo una guerra così lunga non prenderà questa strada: è più facile che aumenti l’intensità dei combattimenti e pensi a usare anche armi nucleari tattiche, per non perdere la faccia anche sul fronte interno. Purtroppo, il pericolo di un’escalation di questo tipo rimane.

La speranza di occidentali e ucraini di risollevare le sorti della guerra è una pia illusione?

I Tomahawk non sono armi di nuova generazione, risalgono ai primi anni 80, e i Flamingo sono un’evoluzione delle bombe ex sovietiche adattate come missili con sistemi di navigazione, chi li ha visti dice che sembrano le vecchie V1 tedesche. Sono armi che possono creare problemi alla Russia, ma non cambieranno il conflitto e non basteranno a indurre Mosca a trattare.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Vladimir PutinDonald TrumpVolodymyr Zelensky

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