Le parole di Kristalina Georgieva rivolte all'Ue contengono verità non certo gradevoli per i cittadini europei
Secondo la direttrice del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, gli europei devono superare la tradizione del “non abbiamo tanto da spendere in difesa” e “dobbiamo fare le vacanze”; questi tempi, infatti, sono finiti. L’economista bulgara ha anche consigliato all’Europa di nominare uno Zar che faccia le riforme e porti a compimento il progetto europeo.
Il progetto che dovrebbe essere portato a termine dallo Zar sarebbe quello di eliminare le restrizioni alle frontiere sul mercato del lavoro, sul commercio di beni e servizi, sull’energia e sulla finanza. Bisognerebbe anche costruire un sistema finanziario unico europeo e un’unione energetica.
Che gli europei non possano più fare le vacanze di prima è una conseguenza obbligata della strada imboccata negli ultimi anni. Agli europei è stata venduta l’idea che tutto possa essere risolto a forza di deficit e debito comune, ma questa è sempre stata una bugia.
Debito e deficit non possono rimpiazzare i lavoratori e nemmeno, almeno nel breve e medio periodo, l’acciaio che serve per gli armamenti. I nuovi bisogni dell’Europa hanno quindi delle conseguenze sulla qualità della vita degli europei e sul loro “welfare”.
Serviva una Georgieva per dire che l’idea di risolvere la crisi industriale europea con la difesa nascondesse un grande non detto. Si possono sicuramente riconvertire le fabbriche di auto, e tutta la loro enorme componentistica, in fabbriche per la difesa, ma il risultato è che agli europei mancheranno le utilitarie e le lavatrici.
Questo è ancora più vero in un continente che invecchia e in cui cala il numero di occupati potenziali. Per mantenere il “welfare” di prima bisogna quindi lavorare di più e meglio.

C’è un secondo problema. Non si può più contare sul fatto che tutte le materie prime o i prodotti di cui si ha bisogno arrivino sempre e comunque a prezzi contenuti. Questo non è più vero né per il gas russo, né per quello medio-orientale, al di là del Canale di Suez, e nemmeno per quella miriade di prodotti che gli europei si erano abituati a comprare dalla Cina.
L’Europa è poi l’unico posto al mondo in cui si pensa di poter affrontare la fase che si è aperta nel 2022 sobbarcandosi anche i costi della transizione energetica; anche quella spacciata per “gratis” o comunque finanziabile a debito dagli Stati senza alcun limite.
L’Europa è infine il posto in cui, è notizia di ieri, 200 aziende chiedono la conferma della fine del motore termico per il 2035 negli stessi giorni in cui si apre lo scontro commerciale con la Cina da cui dipende tutta la transizione green europea. Il minimo che si possa dire è che bisogna lavorare di più.
Se è vero quindi che il nuovo paradigma europeo non è “gratis”, la soluzione è sempre e comunque “più Europa”. Anzi, questo è talmente vero che, secondo il direttore del Fmi, l’Europa dovrebbe nominare uno Zar che faccia quello che gli europei si sono finora rifiutati di fare.
Mario Draghi nel discorso in cui presentava il rapporto sulla competitività si premurava una soluzione democratica per il compimento del progetto europeo, ma da quel discorso non è cambiato molto. Se la soluzione è l’Europa e se dopo almeno due decenni il progetto europeo rimane incompiuto, allora valgono anche le scorciatoie incluse quelle che fanno fuori la democrazia.
Non si capisce però perché gli spagnoli debbano rinunciare a migliaia di ore all’anno con prezzi dell’elettricità a zero o i francesi ai benefici del parco nucleare transalpino per pagare le bollette degli italiani che hanno sempre bocciato il nucleare.
Non si capisce perché i tedeschi debbano usare il loro spazio fiscale per pagare le pensioni ai francesi. Nemmeno si comprende perché, nel mercato unico dei capitali, i risparmi degli italiani debbano finire a finanziare fabbriche in Germania. Gli Stati europei non hanno le stesse sensibilità in termini di politica estera e questo sarebbe un problema in caso di mercato unico anche se lo Zar lasciasse i poteri dopo aver svolto il lavoro.
L’unica cosa positiva delle parole di Kristalina Georgieva è aver messo gli europei di fronte ad alcune verità. La soluzione, “il mercato unico” ottenuto con questi mezzi, rischia invece di gettare l’Europa nel caos.
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