Oggi è in programma uno sciopero negli stabilimenti dell'ex Ilva. Sarebbe importante per tutto il Paese salvare questo asset strategico
Nella giornata di oggi, in tutti i siti produttivi dell’ex Ilva i lavoratori sciopereranno, in particolare per chiedere chiarezza dopo che, a fine settembre, soltanto i due fondi di investimento Bedrock Industries e Flacks Group/Steel Business Europe hanno manifestato il loro interesse per acquisire l’intero pacchetto di Acciaierie d’Italia, mentre le altre otto offerte – pervenute da attori come Marcegaglia, Arvedi, Renexia, Eusider e altri – riguardano invece singoli asset. Ciò ovviamente presenta rischi di smembramento del polo siderurgico.
Nel merito, le offerte presentate sono all’attenzione dei commissari. Quindi, ancora nessuno conosce pregi e difetti dei progetti al vaglio. Chiaro che, al punto in cui siamo arrivati, il timore di un passo falso – che potrebbe rivelarsi fatale – è piuttosto sentito, dai lavoratori e dai loro rappresentanti ma anche dagli osservatori. Non è un caso che ne abbia scritto anche Ferruccio de Bortoli sulle pagine del Corriere della sera, condividendone il momento drammatico e l’urgenza di salvaguardare la produzione di acciaio, strategica per un Paese manifatturiero come l’Italia.
Quale sia il futuro dell’ex Ilva, in questo momento, è di difficile previsione. Rispetto all’ipotesi della nazionalizzazione, non sappiamo se possa essere un investimento sostenibile per la finanza pubblica. Forse potremmo contare su un supporto dei finanziamenti europei, del resto anni fa – con il rilancio di Arcelor Mittal – si prevedeva proprio di rifornire il mercato europeo nell’ottica di renderlo più autonomo dagli approvvigionamenti asiatici.

Con la crisi dell’economia globale e con gli sconvolgimenti che sono seguiti alla pandemia e poi alle guerre, siamo oggi in una fase in cui i Paesi avanzati stanno tutti cercando di rendersi indipendenti dal punto di vista industriale ed energetico. Il Governo federale americano, in particolare, è sempre più attento nel sostenere le proprie industrie strategiche nella competizione globale. Il caso Intel è paradigmatico.
Cosa può fare l’Italia, quindi, per quanto concerne la produzione di acciaio? Come si diceva prima, le incognite sono tante. Ma siamo convinti che il Governo debba fare il massimo per salvare questo asset. Il problema è che, oltre risorse finanziarie, servono le competenze del privato, soprattutto per quanto concerne l’impegno alla decarbonizzazione.
L’accelerazione produttiva apportata dalla tecnologia è stata molto potente in questi anni. E il pubblico è comprensibilmente indietro.
La speranza è che, tra i soggetti interessati, possa emergere un partner industriale per una restart che, comunque, non sarà indolore per le casse dello Stato. E che resta un grande enigma per il futuro.
x.com/sabella_oikos
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