Il Consiglio di Stato in Francia respinge il ricorso di Marine Le Pen: incandidabile fino a dopo il processo d'Appello. Rischia di saltare le Presidenziali
IL CONSIGLIO DI STATO STOPPA MARINE LE PEN: BOCCIATO IL RICORSO, RISCHIA INCANDIDABILITÀ FINO AL 2030
Da un lato Nicolas Sarkozy che finisce in carcere prima di completare i tre gradi di giudizio, dall’altro Marine Le Pen che vede confermata l’ineleggibilità non prima che si possa concludere il processo d’appello al via il 13 gennaio 2026 (e dunque con più che probabile incandidabilità alle Elezioni Presidenziali del 2027). La giustizia in Francia fa discutere e nei giorni caldissimi della nascita del Governo Lecornu II – con la non sfiducia dei Socialisti che di fatto tiene appesa una maggioranza che in termini di numeri non c’è in Parlamento – è la sentenza del Consiglio di Stato a far andare su tutte le furie il Rassemblement National.
La destra francese, al comando dei sondaggi da oltre un anno, non si capacita di come i giudici abbiano confermato l’ineleggibilità della leader RN Marine Le Pen prima che possa realmente essere definita colpevole di appropriazione dei fondi UE (condannata lo scorso 31 marzo 2025 in primo grado) in tutti e tre i gradi di giudizio: il Consiglio di Stato ieri ha infatti respinto il ricorso della parlamentare francese che chiedeva l’immediata esecuzione della pena di ineleggibilità.

Le Pen contestava anche l’immediata cancellazione dalle liste elettorale in quanto «questione prioritaria di costituzionalità»: impedire ad un politico regolarmente eletto di potersi candidare prima di essere giudicato in Appello ed eventuale Cassazione viene visto dal RN come un atto di ostilità giuridica e politica nella Francia di oggi.
Così non sarà e se – come previsto – il processo d’appello dovesse prolungarsi, ecco che Marine Le Pen non potrebbe essere della partita nel 2027 contro Macron (o chi per esso) alla guida dell’Eliseo: nel mezzo di una costante ed eterna crisi politica dei Governi centristi messi in piedi e caduti come birilli in questi mesi, la messa in fuorigioco della principale candidata e favorita alle Presidenziali rappresenta un ulteriore colpo di coda nella tensione sociale e politica nazionale.
IL GOVERNO DI LECORNU E LO SCONTRO TRA MACRON E LE PEN DA QUI ALLE URNE: COSA PUÒ SUCCEDERE
La lista purtroppo è sempre più lunga in Francia, e sempre dalla medesima “parte” politica: da Sarkozy a Le Pen, passando nel 2017 al gollista favorito alla vittoria, Francois Fillon, bloccato a ridosso del voto dall’inchiesta “Penelopegate”. Il Consiglio di Stato ha così imposto che la leader del Rassemblement National debba attendere la sentenza d’Appello in arrivo non prima di un’anno e mezzo dal suo inizio, dunque oltre la scadenza delle Presidenziali: se fosse confermata colpevole rimarrebbe ineleggibile fino al 2030, altrimenti verrebbe scagionata ma ormai “depredata” della possibilità di guidare l’Eliseo in caso di vittoria alle Elezioni.
Al suo posto il partito ha già espresso da tempo il nome di Jordan Bardella, delfino politico di Marine e astro nascente della destra francese: la battaglia giuridica rimane con possibile ricorso alla Corte Costituzionale, anche perché lo stesso Bardella ha detto che si candiderà solo se realmente i giudici avranno fermato la candidatura della leader in carica del RN.
In tutto questo le già difficili dinamiche in Assemblea Nazionale non subiscono che un ulteriore impasse con la vicenda Le Pen: il Governo di Lecornu si è insediato dopo che in Parlamento i socialisti non hanno votato le mozioni di censura contro il Premier nominato due volte dal Presidente Macron nel giro di una settimana.

Lo stop alla riforma delle pensioni ha convinto, per ora, il Partito Socialista di Glucksmann e Faure, lasciando però in assoluta precarietà un Governo che rischia di impantanarsi con l’arrivo impellente della Manovra: «non potrà durare nel tempo perché non reggerà: è evidente», sentenzia Le Pen fuori dal Parlamento, chiamando le urne Legislative come unica vera soluzione per togliere la Francia dal caos politico perdurante.
Faure ha già proposto per la Finanziaria una tassa contro i super ricchi, oltre ad altre manovre economiche progressiste e socialiste che difficilmente vedranno l’assenso della parte di Centrodestra rimasta all’interno del Governo di Lecornu: un autunno caldissimo insomma sembra piombare sulla Francia e l’Eliseo, con la stessa destra che riponeva speranze nella caduta del Governo per poter andare ad elezioni anticipate e poter eventualmente disporre della candidatura di Marine Le Pen.

Così non sarà, sebbene rimanga ancora una mozione di censura nelle prossime ore in Assemblea Nazionale contro Macron e Lecornu che difficilmente andrà in porto: resta dunque da capire come si comporterà il RN, dopo che ha proposto di mandare in Parlamento una contro-Manovra per la fine di ottobre. L’impressione è che Bardella prenderà sempre più piede al vertice del partito, in attesa di capire se Marine Le Pen avrà un ruolo centrale o meno nella sfida al macronismo da qui al 2027.
