Sanità lombarda: tre punti contro i falsi scoop

In questi giorni si assiste a un attacco mediatico al sistema sanitario lombardo. Ma basta poco per smontarne le fondamenta

Capisco che ciò che sta avvenendo con l’emergenza Covid-19 non sia facilmente sostenibile nella sua drammaticità e soprattutto nella sua indeterminatezza e misteriosità, e per questo a qualcuno venga naturale impiegare tempo ed energie alla ricerca di un colpevole. Capisco anche che non sia facile trovare spazi e attenzione pubblica e che, se si vive di questo, ci si debba abbassare a usare espedienti per fare breccia nell’audience.


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Il tema è il sistema sanitario lombardo e la sua gestione, in particolare quella di Roberto Formigoni. Lui e i suoi successori avrebbero ridotto i finanziamenti al pubblico per favorire il privato, nominato manager incapaci a gestire case di riposo e ospedali, non avere approntato le necessarie terapie intensive.

L’attacco alla sanità lombarda, giustificato con la condanna penale a Formigoni, mostrerebbe la malversazione verso il privato. Ora è proprio la magistratura ad aver escluso tale ipotesi se è vero che lo stesso Formigoni, condannato per corruzione è stato assolto già in primo appello il 13 dicembre 2016 dall’accusa di associazione per delinquere insieme a Nicola Sanese direttore generale della Regione Lombardia e Carlo Lucchina direttore generale dell’assessorato alla Sanità. Vale a dire il sistema della sanità lombarda è stato considerato assolutamente pulito dalla stessa magistratura, contrariamente a quanto hanno scritto certi giornali in questi giorni.


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C’è un altro espediente utilizzato per fare breccia e sollecitare qualche riflesso condizionato, magari raffazzonando informazioni o mezze informazioni, che, non si sa mai, se non convinci, almeno confondi.

Il riflesso-allarme condizionato è in questo caso la contrapposizione tra pubblico e privato. Il pubblico, unico che possa garantire equità, giustizia, tutela del bene generale, e il privato che, in quanto tale, non può che cercare di lucrare. Non importa da quale storia provenga e quali obiettivi si prefigga, ma la sua essenza è quella di sottrarre valore alla collettività, non di offrirne.


Anche il miglior sistema sanitario non può sostituire la deontologia professionale

Dall’inizio dell’emergenza Covid-19 è stata continua l’insinuazione sul ruolo che in negativo ha giocato la sanità privata in Lombardia.

Ora, il castello della contrapposizione che suscita allarme e crea audience, crollerebbe se si facesse un passetto in più nella comprensione di questo sistema.

1 – La sanità lombarda è, a tutti gli effetti, un sistema pubblico, composto da una parte gestita dallo Stato (circa il 70 per cento) e una gestita da enti privati convenzionati (il restante 30 per cento circa). Da servizio pubblico è anche il contributo che il privato sta dando in questa emergenza: l’incremento di letti di terapia intensiva per Covid-19 è in percentuale uguale a quella degli ospedali pubblici.


Anche il miglior sistema sanitario non può sostituire la deontologia professionale

Quello che viene chiamato “privato” è, in realtà, un privato convenzionato che offre un servizio pubblico a tutti gli effetti: chiunque, anche privo di reddito e che provenga da qualsiasi paese, si presenti in uno di questi ospedali riceve le stesse cure di qualità e il servizio viene pagato dal sistema pubblico. È un ente pubblico, la Regione, a stabilire modalità e criteri di accreditamento degli ospedali convenzionati e ad assegnare loro una quota di budget che corrisponde all’ammontare economico misurato in termini di DRG (Diagnosis related groups, un sistema internazionale di retribuzione per l’attività di cura), fino a un tetto massimo di interventi che l’ospedale può fare rimborsato con il SSN. Il meccanismo di attribuzione definisce queste quote su base storica ed esse prescindono dalla natura giuridica dell’ospedale.


Anche il miglior sistema sanitario non può sostituire la deontologia professionale

2 – Prima di parlare della spinta all’efficienza e all’innovazione delle cure che enti come lo IEO, il Monzino, il Gruppo San Donato, il San Raffaele, l’Humanitas hanno portato a tutto il sistema, mi preme sottolineare il fatto che in Lombardia, come in altre parti d’Italia, ci sia una lunga tradizione di nosocomi nati dall’iniziativa di privati, anche prima del formarsi dello Stato unitario, sia di origine laica, come il Policlinico (finanziato e costruito dai cittadini milanesi) e la Mangiagalli, o religiosa, come il Fatebenefratelli e la San Giuseppe.

Ciò che chiamiamo “pubblico”, nella nostra storia è spesso nato dall’iniziativa di privati che hanno voluto mettere del loro per creare un bene al servizio di tutti. Che si fatichi a credere che questo sia ancora possibile, dopo la testimonianza che in questi giorni sta dando il personale sanitario è davvero triste. Ed è soprattutto miope perché, in vista della ricostruzione post pandemia, bisognerà fare in fretta a capire che senza scelte legislative di tipo sussidiario, cioè capaci di attivare energie autonomamente espresse da parte della società, sarà difficile andare lontano.


Anche il miglior sistema sanitario non può sostituire la deontologia professionale

3 – Tante evidenze mostrano quanto l’apertura del sistema sanitario lombardo alla competizione fra pubblico e privato convenzionato abbia determinato una grande spinta all’innovazione e alla differenziazione dell’offerta di servizi.

Il Programma Nazionale Esiti (PNE), sviluppato da AGENAS per conto del ministero della Salute, fornisce a livello nazionale valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario. I dati confermano il miglioramento dei servizi offerti ai cittadini, grazie al mix pubblico-convenzionato degli enti.


Anche il miglior sistema sanitario non può sostituire la deontologia professionale

Se serve qualche numero, eccolo. Analizzando i valori medi ottenuti dagli ospedali pubblici e privati in Lombardia si scopre che nell’area oncologica dal 2010 al 2016 gli ospedali pubblici hanno ottenuto un miglioramento medio del 19 per cento contro il 10 per cento degli ospedali privati. Se si osserva l’area cardiovascolare il miglioramento dei pubblici è del 57 per cento contro un miglioramento dei privati che raggiunge il 61 per cento.

Questo mette in evidenza un sistema realmente competitivo, con i benefici della competizione tra soggetti di natura giuridica diversa che porta ad un miglioramento di sistema e che si estrinseca in aree in cui il comparto privato migliora più del pubblico e in altre in cui il pubblico migliora più del privato.

Gli investimenti in tecnologia diagnostica e terapeutica, che i gruppi ospedalieri privati hanno creato nella regione, ha determinato una delle concentrazioni più importanti in Europa nel settore medico e bio-tecnologico, contribuendo allo sviluppo di una vera e propria economia di sistema e alla creazione di posti di lavoro, oltre ad aver favorito la crescita delle università lombarde e delle attività di ricerca scientifica di livello internazionale.

I cittadini lombardi hanno apprezzato la pluralità di offerta di servizi che si è così generata, divenendo anche più esigenti. Anche i cittadini delle altre regioni hanno apprezzato la qualità dei servizi offerti in Lombardia, facendone la meta preferita della mobilità sanitaria italiana.

La Germania, e non solo, ha preso il modello sanitario lombardo come esempio per riformare il suo.

Ciò detto, è chiaro che i margini di miglioramento sono tanti, a partire dalla medicina sul territorio, al bisogno degli ammalati cronici, all’efficienza dei piccoli ospedali, ai tagli orizzontali fatti a prescindere dalla qualità. Tutto questo andrà affrontato a tempo debito.

Ma ora bisognerebbe chiedersi: formulare accuse d’accatto e costruire scandali presunti banalizzando in modo superficiale indizi è questo davvero un servizio “pubblico”?

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