Il Governo ha deciso di rimodulare Transizione 5.0 e rafforzare Transizione 4.0 per una ragione abbastanza semplice
Il Governo ha deciso di mettere in pausa Transizione 5.0 rilanciando nel contempo la versione 4.0, attualmente operativa. Quella adottata dalla “cabina di regia” in accelerazione sulla chiusura della bozza di manovra 2026 appare un’iniziativa di politica industriale improntata anzitutto al buon senso: con attenzione prioritaria ai test positivi dati fino a qui – e l’originario piano Industria 4.0 è stato certamente il più convincente – in attesa che gli sviluppi geopolitici definiscano le future coordinate di scenario Ue e globale.
Il Governo italiano ha dunque deciso una correzione di rotta al Pnrr, tenendo nel mirino stretto la competitività del sistema industriale. La proposta di revisione approvata prevede una rimodulazione della misura “Transizione 5.0” e, al contempo, rafforza con nuove risorse il piano Transizione 4.0, che ha dimostrato una capacità di assorbimento superiore alle attese. L’operazione complessiva di revisione finanziaria riguarda 34 misure del Piano e ammonta a 14,15 miliardi di euro, circa il 7,3% della dotazione totale di 194,4 miliardi.
La scelta di continuare a far leva su Transizione 4.0 – ha detto il sottosegretario Mimit Massimo Bitonci, parlando apertamente di “Industria 4.0 Plus” – è nata da una constatazione oggettiva: la misura, inserita nel Pnrr nel 2021 con oltre 13 miliardi di euro, ha registrato “una maggiore capacità di assorbimento rispetto allo stanziamento del Pnrr” che è stata sostenuta con risorse aggiuntive del bilancio dello Stato. Il rifinanziamento mira quindi a consolidare uno strumento che si è rivelato efficace nel sostenere gli investimenti privati in beni strumentali tecnologicamente avanzati.
“Transizione 5.0” – nelle premesse – dava maggiore enfasi alla sostenibilità energetica. La finalità rimane fra le grandi priorità della politica industriale nazionale ed europea, ma la risposta della seconda manifattura europea rimane inequivoca: il circuito virtuoso fra offerta e domanda di tecnologie produttive avanzate resta vincente. Sia nel sostenere un settore-chiave del Made in Italy – quello delle macchine utensili -, sia nel promuovere l’innovazione costante e di frontiera nell’Azienda-Paese.
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